a cura di C. Della Volpe.
Uno dei maggiori successi della chimica e della biologia sono state la scoperta e la capacità di sintetizzare gli antibiotici; dopo la scoperta degli antibiotici e lo sviluppo della loro produzione industriale i tassi di mortalità dovuti alle malattie infettive si sono ridotti drasticamente.
Il mercato degli antibatterici ha raggiunto cifre da capogiro negli ultimi anni, come si vede dal grafico seguente (tratto da http://www.antiinfectivesconsulting.com/about.php, di David Shlaes, da cui sono tratte anche altre figure di questo post):
Tuttavia la fame di profitto delle grandi aziende farmaceutiche, sostenuta dal cattivo uso che la classe medica e gli utenti medesimi possono fare degli antibiotici, sta portando all’indebolimento di questa potente arma a disposizione dell’umanità; l’abuso degli antibiotici, spinto dalla vendita smisurata e, in molti paesi, libera degli antibiotici e dall’uso nell’allevamento animale rappresenta la principale causa di sviluppo delle cosiddette resistenze, cioè della capacità di un batterio di rimanere insensibile finanche ad alte dosi di un antibiotico di qualsiasi tipo.
Il caso della vancomicina che si vede nel grafico seguente, che riporta quantità vendute e sviluppo delle resistenze, esemplifica questo rapporto:
Al momento esistono batteri sia gram-positivi che gram-negativi resistenti a TUTTI gli antibiotici conosciuti.
Perfino il carbopenem, l’ultimo ritrovato sintetico della ricerca è ormai incapace di sconfiggere alcuni ceppi di Staffilococchi o di Klebsielle.
Qualcuno guarda alla possibilità di usare sostanze sintetizzate dagli Archea, gli archeobatteri, che insieme ai comuni procarioti e agli eubatteri costituiscono una delle classi principali di organismi più primitivi; altri trovano in natura sorgenti inattese di potenti sostanze antibiotiche nuove (dalla pelle della Rana Temporaria (J. Proteome Res., 2012, 11 (12), pp 6213–6222) tuttavia la crisi economica rende difficile che le grandi aziende investano in ricerca in un settore dai “tempi lunghi”, dove i bassi prezzi e la sovrapproduzione la fanno da padroni.
In parole povere le regole del mercato hanno indebolito e stanno indebolendo la piu’ potente arma conosciuta contro le malattie infettive. Vendere antibiotici in quantità (e fregandosi le mani, tanto aumenta il PIL) perchè qualcuno li usa contro l’influenza (che come si sa è causata da virus ad essi del tutto insensibili) o come promotori di ingrasso negli animali da allevamento sono un buon esempio del tipo di pazzie cui assistiamo quotidianamente.
Si tratta, come hanno scritto recentemente su Nature Matthew A. Cooper e David Shlaes (Nature 472, 32 (2011)),di una tempesta perfetta:
che vede la contemporanea riduzione del numero di nuovi antibiotici immessi sul mercato e l’incremento delle resistenze ai vecchi antibiotici.
Il problema è ben presente a chi lavora nel campo ed è stato analizzato sia nei paesi avanzati che in quelli in via di sviluppo (Archives of Medical Research 36 (2005) 697–705, Emerging Infectious Disease, 5,1 (1999)).
La pallottola magica di Elrich si sta spuntando grazie alla lima del profitto e alla sabbia abrasiva dell’ignoranza e della superficialità. Cosa hanno da dire i chimici in proposito?
Se penso a Brotzu mi viene la pelle d’oca, quasi mi vergogno di essere un chimico farmaceutico.
vale la pena ricordare a questo punto chi è Brotzu:
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Brotzu
uno degli inventori delle cefalosporine a cui è anche intitolato un ospedale se non sbaglio
Qui ci sono tante tematiche in gioco. Si parla di business farmaceutico? Si parla di etica della classe medica? Da chimico e ricercatore di azienda farmaceutica italiana sono preoccupato, ma non mi vergogno anzi. Noi come altri stiamo lavorando per trovare qualcosa di nuovo. Non e’ affatto semplice. Noi ce la mettiamo tutta nel cercare la nuova “dinamite” contro i batteri, poi a farla usare nel modo corretto ci devono pensare altri.
Il problema è a livello etico, il chimico farmaceutico è un mestiere bellissimo, anzi, è una passione prima che un lavoro. L’uso che si fa del frutto di questa passione però è deplorevole. Il problema dell’etica della classe medica non esisterebbe se le case farmaceutiche non presentassero le nuove “dinamiti antibatteriche” in convegni alle Maldive.
Le ultime risposte fanno pensare che qualcuno abbia inteso il post come una critica diretta ai chimici farmaceutici o alla chimica farmaceutica; questo non era assolutamente nell’intenzione del post; che finisce con una domanda a cui si puo’ rispondere discutendo fra noi.
Vorrei pero’ che qualcuno ricordasse che una delle politiche delle grandi case farmaceutiche è il cosiddetto evergreening, ossia la messa sul mercato di molecole che di nuovo hanno solo piccolissime modifiche o formulazioni che non cambiano la sostanza del meccanismo o del funzionamento ma consentono di superare i limiti brevettuali; il caso della vancomicina è esplicito su queste cose; il caso dell’imatinib (che non è un antibiotico) è un altro esempio della tecnica; è in discussione in questi giorni in India e sarà un caso chiave per il mercato farmaceutico mondiale (ci ho scritto un articoletto sull’ultimo numero di C&I); in sostanza non è che ci si possa lavare le mani dei problemi dicendo che la chimica è buona ma i prodotti sono usati male; l’evergreening lo si fa solo se si hanno ottimi chimici farmaceutici i quali dovrebbero pero’ dire (se è il caso si intende): guardate che questa modifica non serve a nulla, se non ad aumentare il fatturato mentre può essere controproducente per i pazienti o per tutti; la sconsiglio fortemente; insomma ci vorrebbe una sorta di giuramento di Ippocrate dei chimici, un giuramento di Mendeleev diciamo cosi’.
Se fra di noi si facesse una discussione sull’etica delle scelte forse qualcosa potrebbe cambiare; almeno nella nostra consapevolezza del problema.
Ormai ci sono troppi soldi in ballo. Il giuramento di Ippocrate l’hanno fatto anche i dottori foraggiati illegalmente dalle case farmaceutiche, un chimico stipendiato legalmente perchè dovrebbe sbattersi dell’etica e del giuramento di Galeno se tanto poi c’è solo da perderci? Nessuno si aspetta (purtroppo) che domani i chimici farmaceutici facciano un sit-in per i diritti ai farmaci generici antiretrovirali nel terzo mondo, però almeno risparmiatevi le uscite del tipo “Io ho fatto un gran bel coltello, poi se ci affetti il salame o ci sgozzi qualcuno non sono affari miei”.
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