Modellare il soffitto di cristallo.

Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo.

a cura di Margherita Venturi

Come donna mi sento ovviamente toccata dallo spiacevole comportamento degli organizzatori del 15° ICQC che si terrà il prossimo anno a Pechino e proprio per questo vorrei aggiungere qualche considerazione personale a quanto detto da Laura Gagliardi nella bellissima intervista apparsa sul blog della SCI.

É indubbio che le donne faticano a raggiungere posizioni di “comando”, o a sfondare il cosiddetto soffitto di cristallo, anche se sono brave e a volta anche migliori della controparte maschile (è vero che ci sono stati, e purtroppo sempre ci saranno, episodi deplorevoli,come sottolineato dal collega Chiarelli della lista UNILEX, ma gli uomini sono proprio così integerrimi e nella condizione di poter scagliare la prima pietra?). Sono perfettamente d’accordo con Laura che per le donne la scalata ai vertici gerarchici sarà un processo lungo, perché occorre passare da una società tutta maschile ad una “paritaria”, il che richiede un sostanziale cambio culturale. Io capisco, con un certo sentimento di affetto, la situazione degli uomini che vedono messa in discussione la loro supremazia, assodata ed indiscussa per anni, ma capisco anche la frustrazione delle donne, soprattutto di quelle più giovani (ormai non è più il mio caso) che non riescono ad emergere. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto io credo, però, che le donne possano dimostrare il loro valore, e sono sicura che ce la faranno, senza bisogno di “aiuti assistenziali” quali, ad esempio, imporre che nelle commissioni, di qualunque tipo esse siano, ci sia una certa percentuale di presenza femminile. In altre parole sono contraria alle “quote rosa” che suonano come la necessità di proteggere una specie debole e che offendono l’intelligenza delle donne. Vi confesso che mi piace poco anche l’attuale festa dell’8 marzo che, per privilegiare l’aspetto commerciale, è stata snaturata del suo vero significato: con un giorno dedicato e un rametto di mimosa, molti (uomini) pensano di mettersi il cuore in pace per tutto l’anno.

Un’altra considerazione che desidero fare nasce dalla constatazione che nella ricerca scientifica, soprattutto per le discipline considerate dure quali fisica, chimica e matematica, la presenza delle donne è piuttosto scarsa. E questo succede nonostante negli ultimi anni le studentesse iscritte a questi corsi di studio abbiano ormai raggiunto lo stesso numero degli studenti e nonostante la performance delle studentesse (voto di laurea e tempi necessari per conseguire il titolo) sia decisamente migliore di quella dei maschi. È chiaro perciò che quando si passa al mondo della ricerca le cose cambiano; alcune indagini sembrano evidenziare che le donne dopo un po’ abbandonano il campo, perché non si sentono all’altezza del ruolo e perché sono spesso convinte di non essere riuscite, o di non riuscire a soddisfare le aspettative che esse stesse si sono imposte. La domanda allora è: su quali basi, o meglio su quali modelli le donne “tarano” le loro aspettative? Evidentemente i modelli ai quali le donne mirano sono troppo alti e in effetti, a pensarci bene, se i modelli sono le donne scienziate famose, soprattutto quelle del recente passato, c’è veramente da sentirsi inadeguati. Sono tutte figure eccezionali e irraggiungibili, basta pensare a Marie Curie, il prototipo della scienziata che ha ricevuto ben due premi Nobel.

Mirare alto fa certamente onore, penso, però, che farsi prendere dalla sindrome del “primo della classe” non giovi né alle donne né alla scienza. Ciascuno nel suo piccolo può dare tanto; oggi più che mai la ricerca scientifica è un grande edificio per la cui crescita ogni mattone, per quanto piccolo possa essere, è indispensabile. E, quindi, mai tirarsi indietro, farsi prendere dallo sconforto, ma combattere, combattere con correttezza, umiltà e onestà, valori fondamentali che chi fa ricerca deve avere sempre ben chiari.

Infine, e questa è l’ultima considerazione, le donne non dovrebbero mai sentirsi in competizione con i colleghi uomini; al contrario, sfruttando la sensibilità e la capacità di mediare proprie del carattere femminile, dovrebbero favorire la collaborazione. Laura ha detto che più una squadra è differenziata, meglio lavora. È un’affermazione che condivido pienamente, così come sono totalmente convinta che gli obiettivi più belli e importanti verranno raggiunti dai sogni comuni di donne e uomini.

Concludo con una frase di Roald Hoffman che dovrebbe inorgoglire ogni donna e far riflettere ogni uomo: “Amo troppo la scienza per privarla dell’intelligenza delle donne.”

4 pensieri su “Modellare il soffitto di cristallo.

  1. Come non condividere parola per parola l’intervento di M Venturi

  2. Visti i tempi, trovo di particolare attualità il suggerimento che Margherita dà alle sue colleghe, ossia che “sfruttando la sensibilità e la capacità di mediare proprie del carattere femminile, dovrebbero favorire la collaborazione”. Potrebbe estendersi anche alla politica e ad altri ambiti dove, probabilmente, una presenza più marcata delle donne favorirebbe il dialogo tra parti contrapposte.

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