Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo
a cura di Mauro Icardi
Tra le pubblicità che vengono trasmesse sui vari canali televisivi, quelle che riguardano i prodotti per l’igiene orale sono tra le più frequenti. Questo già dai tempi di Carosello.
Su questo blog l’argomento dentifrici è stato trattato già molto ben esposto nel post scritto da Gianfranco Scorrano:
https://ilblogdellasci.wordpress.com/2013/02/21/dentrifici/
Una pasta dentifricia può avere un gran numero di componenti. In genere più di una decina e in qualche caso anche venti.
La formulazione generale di un dentifricio prevede che esso debba contenere delle polveri abrasive che con una granulometria molto fine e disperse in maniera omogenea esercitino la funzione di pulizia dei denti senza produrre scalfitture o graffi. Tra queste possiamo trovare carbonati, fosfati e silicati.
Nel dentifricio si trova anche una percentuale di normalissima acqua potabile, percentuale che solitamente varia dal 30 al 45%. Si aggiungono prodotti come la glicerina o lo sciroppo di sorbitolo per evitarne l’essicamento, sostanze aromatizzanti per ridurre il sapore farinoso degli abrasivi, e agenti conservanti con funzione antibatterica (per esempio acido sorbico).
Nelle formulazioni troviamo anche viscosizzanti come idrossietilcelluosa, e tensioattivi che generano schiuma durante lo spazzolamento (sodio lauril solfato) che viene usato anche per ridurre la placca batterica.
La pubblicità propone tipi di dentifrici che sbiancano i denti, altri efficaci contro la carie, ma ultimamente vanno per la maggiore quelli che promettono di riparare i denti, o per meglio dire lo smalto.
Lo smalto dei denti è la parte esterna visibile, al di sotto della quale si trova la dentina. Lo smalto è costituito per la maggior parte da idrossiapatite Ca5(PO4)3(OH) anche se spesso viene indicata come Ca10(PO4)6(OH)2 in quanto la cella elementare del cristallo è costituita da due molecole. Quindi un fosfato, con una piccola componente organica . Presente, legata nei cristalli, anche un po’ di acqua(1-3%). La componente minerale, ha la caratteristica di essere suscettibile agli scambi ionici, quindi si possono trovare legati, assieme o al posto del Calcio, ioni Na, Mg, K ma anche in minime quantità Mn, Fe, Ni, Co, Zn, Cu, Pb, Sr.
La suscettibilità allo scambio ionico è in qualche modo il fattore che comporta l’indebolimento dello smalto in presenza di acidi (es. l’acido lattico prodotto dalla fermentazione batterica degli zuccheri ).
Ca10(PO4)6(OH)2+ 8H+ → 10Ca2+ + 6HPO42- + 2H2O
Idrossiapatite in Ambiente acido = Lenta dissoluzione dei minerali
Diversi tipi di dentifrici in commercio promettono di riempire le microfessurazioni dello smalto, che, se molto profonde, potrebbero arrivare a contatto con la dentina e provocare sensibilità dentale.
L’idrossiapatite viene utilizzata da circa vent’anni nel settore delle protesi mediche e in odontoiatria ed è quindi accertata la sua biocompatibilità. Trattandosi però di un dentifricio il primo dubbio che può porsi è come si compensino contemporaneamente l’azione di spazzolamento e di rimozione dei residui di cibo, con quella di riparazione e di riempimento delle fessurazioni del dente. L’operazione di spazzolamento dei denti non è mai molto prolungata nel tempo dura generalmente qualche minuto. In questo periodo di tempo l’idrossiapatite che viene a riempire le fessurazioni deve rimanere ed evitare che esca con il risciacquo. L’equilibrio di mineralizzazione e demineralizzazione della struttura cristallina dei denti è regolato dalla saliva. La saliva rimane nella cavità orale 24 ore, il dentifricio come detto per pochi minuti.
Curiosando sui siti di diverse case produttrici la soluzione la soluzione al problema è quella di utilizzare idrossiapatite di sintesi, variamente sostituita e di dimensioni che variano dai 20 ai 50 nm, questo per massimizzare il rapporto superficie/volume.
Un dentifricio in commercio da circa dieci anni è pubblicizzato non solamente per queste qualità, ma anche perché l’idrossiapatite sarebbe zinco sostituita, evitando così di inserire nella formulazione prodotti a base di fluoro che potrebbero produrre fluorosi. Va precisato che esistono lavori antecedenti sulla preparazione di molecole di nano idrossiapatite come questo.
Un dentifricio è pur sempre un prodotto cosmetico anche se nella sua formulazione vi possono essere componenti che in qualche modo aiutino la prevenzione di disturbi dentali.
L’idrossiapatite usata come riempitivo per protesi ossee e in odontoiatria è messa in commercio con diversi nomi brevettati (Radiesse©, Biorepair ©).
Effettuando ricerche in rete vi si trovano svariati studi, per esempio questa è la descrizione di una sperimentazione effettuata presso l’Istituto Stomatologico Toscano (Università di Pisa). Corredata di una ricca bibliografia.
http://www.amicidibrugg.it/rivista/201204/art2.asp.
L’efficacia dei prodotti dentifrici a base di idrossiapatite nanometrica è riconosciuta nei test in vitro, come in questo lavoro pubblicato sul “Journal of dentistry”. Ma rimane la necessità che si effettuino ulteriori studi a lungo termine per avere maggior quantità di dati e per trarre conclusioni più appropriate.
http://www.jodjournal.com/article/S0300-5712(11)00083-2/abstract?cc=y=
Occorre anche sottolineare che l’istituto di autodisciplina pubblicitaria ha ritenuto di intervenire sugli spot pubblicitari del dentifricio Biorepair ritenendoli fuorvianti.
In particolare. “il Comitato ha rilevato l’improprietà dell’espressione “I tuoi denti per tutta la vita”, che lungi dal porsi come meramente iperbolica, accredita il dentifricio pubblicizzato di un’efficacia che travalica le qualità riconoscibili ad un prodotto di natura cosmetica, pur avendo questo caratteristiche sussidiarie per la prevenzione di situazioni patologiche.”
https://www.testmagazine.it/2016/02/01/biorepair-una-pubblicita-decisamente-esagerata/5593/
Sul sito “Medici Italia” un medico alla domanda di un utente sull’effettiva validità di prodotti di questo tipo ricorda che “lo smalto dei nostri denti non ha capacità riparativa in quanto non è vitale a differenza di altri tessuti è quindi importante interpretare correttamente anche i messaggi pubblicitari con questo non voglio dire assolutamente che non serve”. Quindi si tratta oltre che di avere a disposizione nuovi studi, anche di terminologia. Rimineralizzazione e diminuzione della sensibilità dentale non possono essere sinonimi di riparazione dello smalto.
A me personalmente questo richiama alla mente la vecchia pubblicità di un altro dentifricio che si poteva vedere negli anni di messa in onda di Carosello cioè negli anni 60-70, dove si diceva di non esagerare nel decantarne virtù e proprietà, ma di definirlo più semplicemente un dentifricio buono, anzi ottimo ma non miracoloso.