Claudio Della Volpe
Negli ultimi giorni si è sviluppato un dibattito sul riciclo della plastica legato alle decisioni governative in merito che si coaguleranno a quanto sembra in una tassa sull’uso della plastica usa e getta o monouso.
Vale la pena di fare qualche riflessione sul tema, senza voler peraltro pretendere di risolvere tutto.
Per analizzare questo problema consideriamo due tipi di plastica, uno a lungo uso e non riciclabile, come il PVC che si usa per esempio in oggetti come le finestre o le guaine dei fili elettrici e uno invece che si usa in oggetti monouso a breve vita ma fortemente riciclabile, quasi al 70%, come il PET delle bottiglie dell’acqua minerale o del latte o delle bibite (la percentuale considerata è in massa ed è tratta dal migliore valore trovato in letteratura, valori del riciclo in massa non sono così comuni).
Quando si vuole stimare la possibilità di riciclo di un materiale non basta sapere il modo e la percentuale del riciclo, ma occorre sapere quanto dura la vita di un oggetto.
Se prendiamo la stessa quantità di plastica una usata per fare una finestra ed una usata per fare un certo numero di bottiglie ed inseriamo questo dato otteniamo un risultato inatteso.
Considerando un tempo tciclo di uso del prodotto ed un tempo ttotale di analisi, una percentuale di riciclo indicata da %, avremo che la massa di plastica restante, massarestante, rispetto a quella iniziale massainiziale dopo un tempo ttotale sarà in ogni caso:
massarestante = massainiziale * %t totale/t ciclo
infatti ad ogni ciclo la massa iniziale si ridurrà in proporzione alla % di riciclo (massa al ciclo n+1 = massa al ciclo n * %) , e così via per ogni ciclo successivo con un effetto moltiplicativo in cui la % si moltiplica per stessa ad ogni ciclo ed il numero totale di cicli sarà espresso dal rapporto dei tempi e figurerà ad esponente.
Supponiamo dunque di avere 10 kg di plastica nei due casi e di aspettare i trent’anni di vita della finestra di PVC e i 10 cicli di vita delle bottiglie che durano LEGALMENTE al massimo 3 anni ma si riciclano al 70%. Teoricamente una bottiglia di PET potrebbe durare un solo anno o anche meno ma al momento il numero stimato massimo di cicli possibili non supera i 10; inoltre il materiale PET non giudicato idoneo per le bottiglie e che passa a fibra non viene ulteriormente riciclato.
Nei due casi la percentuale restante sarà 0.000 per il PVC, e 0.028 (280 grammi); (0.7010=0.028) dopo trent’anni avremo da produrre ancora sia i 10kg di PVC che andrà dismesso che il PET, solo (si fa per dire), 9.720 kg; nonostante le due diversissime percentuali di riciclo il risultato finale non è molto diverso nei due casi.
In effetti la vita di una bottiglia può essere ancora più breve ed il numero di cicli di riciclo effettivo molto più basso. La problematica bottiglia può risultare perfino peggiore anche se il PVC non è riciclabile al momento, perché nel concreto la massa usata per la bottiglia potrebbe disgregarsi completamente ben prima dei 30 anni considerati.
Dunque la questione non è tanto quanto si ricicla ma quanto dura la vita di un oggetto, qualunque sia la sua composizione e la sua riciclabilità.
La conclusione è che la plastica è un materiale meraviglioso, capace di adattarsi a innumerevoli usi e condizioni dalle bottiglie alle finestre; il problema del suo uso non sta nella plastica stessa ma nei modi e nelle quantità in cui la usiamo.
Per continuare ad usare la plastica come facciamo adesso, nella medesima quantità e modalità, dovremmo avere durate del ciclo di vita dell’ordine del PVC, molto lunghe e percentuali di riciclo dell’ordine di quella del PET.
Voi cosa ne dite, si può fare?
Ovviamente questo vale per ogni materiale.
Nota:
Per riflettere meglio vi accludo un grafico che mostra la rimanenza del materiale dopo n cicli di vita per le varie percentuali di riciclo; se guardate bene se avete un materiale che si ricicla al 99% (noi non ne abbiamo nessuno, ma supponiamo che sia un qualche tipo di plastica) dopo 99 cicli ve ne rimane solo il 36%! Dunque il problema non è quanto se ne ricicla, ma quanto dura il ciclo di vita e dunque a quanti cicli dovrà resistere. Se il ciclo è troppo breve non c’è modo di resistere alla perdita di materiale. La questione non è tecnica, quanto ne riciclo? ma economico politica: quanto dura il materiale? che ciclo economico ha? Anche una plastica ideale riciclabile al 99% con un ciclo di vita troppo breve ci lascerebbe con i due problemi: perdite (cioè inquinamento) e risorse decrescenti.
Nel caso delle bottiglie la cosa più vicina all’ideale sono quelle di vetro che si possono riusare anche se per un limitato numero di volte (da 15 a 50), poi occorre riciclare il materiale; certo si tratta di una questione non banale, e ci vorrebbero prima di tutto decisioni relative alla standardizzazione dei materiali; plastica o vetro, standardizzare le composizioni è il primo passo per il riciclo VERO, e questa non è una scelta chimica ma economica e sociale e politica.
Ricordo bene quando le bottiglie di vetro verde di buona qualità con attacco per il tappo ermetico facevano parte della dote di matrimonio, mia madre e mia suocera avevano bottiglie di 50 anni in cui ad agosto si facevano i pomodori. Quanti anni hanno le vostre bottiglie?
Articolo che dovrebbero leggere governanti e commissione europea, nella (vana) speranza che la matematica entri nella politica e prenda il posto della economia della competizione basata sullo spreco legalizzato.
Il PVC è perfettamente riciclabile. Quel poco che viene raccolto viene tutto riciclato.
Le bottiglie di vetro a rendere sono ambientalmente migliori rispetto al PET usa e getta soltanto se il luogo di imbottigliamento dista non più di 100 km dal luogo di consumo (tanti gli studi fatti). Gli impatti ambientali si misurano non sul materiale ma sul ciclo di vita del manufatto (o servizio). La cultura ambientale italiana è ancora scarsina. E forse quella europea non è migliore.
Dottoressa Castiglione qua stiamo parlando di riciclo IN MASSA non in energia, l’incenerimento della plastica (e lei sa che nel caso del PVC almeno una metà del cosiddetto riciclo è incenerimento) è un metodo assurdo di riciclo; quale la percentuale del riciclo di PVC IN MASSA in concreto? Mi sa dare un numero? Personalmente non ho trovato valori del riciclo in massa per il buon motivo che al mondo sono ridicolmente bassi, ecco perché l’ho portato ad esempio di un riciclo di fatto nullo; poi sappiamo benissimo che a livello di laboratorio o in casi limitati tutto si può riciclare a un qualche percento. Per quanto riguarda la questione bottiglie i “tanti studi fatti” sono basati su questo approccio: il vetro pesa di più dunque se dobbiamo trasportare questi contenitori troppo distante il costo energetico è più alto; ovvio ma parziale; la questione è proprio questa. NON SERVE trasportare tanto distante le bottiglie o altri contenitori, portare l’acqua minerale della Sicilia o del Trentino all’altro capo del paese o del continente o perfino del mondo è una assurdità, è proprio questo che occorre abolire una economia del just in time che prevede una inutile ed assurda quantità di trasporto al solo scopo di diminuire le spese del produttore scaricando sull’ambiente e dunque sulla collettività sui cosiddetti “commons” l’aria che respiriamo, l’acqua dell’oceano, i problemi di questo modo di produrre e di consumare, gli impatti inderogabili. Gli impatti del materiale si misurano sul ciclo di vita certo, ma considerando non solo gli aspetti che fanno più comodo al modello di consumo industriale in perpetua crescita; da questo punto di vista considerare riciclato il polimero che venga bruciato perché se ne recupera una miserrima porzione dell’energia ossia solo quella contenuta nel polimero stesso, ma trascurando quella NECESSARIA A PRODURLO è una assurdità, perchè allora è come se il petrolio originario fosse stato bruciato dopo qualche mese od anno dalla produzione; dunque dove sta il riciclo? Lo volete capire voi industriali che la produzione di un bene non può crescere al’infinito? il mio semplice calcolo in nota dimostra che perfino se lei fosse in grado di riciclare al 95% IN MASSA dopo un po’ di cicli di uso avrebbe enormi problemi di materiale; questa equivalenza fra combustione dei polimeri e riciclo è una invenzione tutta industriale, una vera e propria ideologia che non trova alcuna corrispondenza nel flusso di massa dei materiali. Sarebbe interessante capire quanto cloro viene effettivamente riciclato rispetto a quello prodotto inizialmente; perché non costruite voi che avete i dati un diagramma di flusso IN MASSA del cloro industriale? Il 30% del cloro industriale serve a produrre PVC: quanto siete capaci di riciclarne DI FATTO? Nei vostri colorati documenti vi guardate bene dal fare un miserrimo calcolo del flusso della massa e alzate fumo facendo essenzialmente calcoli di recupero energetico (come se l’energia usata nel produrre e trasportare nelle varie fasi precedenti fosse stata inghiottita dal demonio). Non ignoro quel che fate, lo considero sbagliato, non sono d’accordo. E’ il contenuto di quella che lei definisce la sua cultura ambientale, quella di cui si vanta che appare di parte, mero green washing.
Grazie.
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