Luigi Campanella, gIà Presidente SCI
Le discipline giocano un grande ruolo nel disseminare e promuovere la conoscenza. Sono nate per garantire originalitá agli scienziati che sono esistiti, esistono ed esisteranno. I ricercatori tentano di ottenere risultati originali con il desiderio più o meno nascosto di essere iniziatori di idee. C’è una battaglia per trovare ad un progetto scientifico un suo ruolo originale che venga riconosciuto: questo porta a dragare e scavare aree sempre più piccole, discpline satellite, tematiche.
Le discipline però sono come i frattali, le loro regioni di frontiera sono zone dove gli scambi sono molto più ampi di quello che avviene per le zone interne. Questo comporta la coesistenza di una visione riduzionistica e di una olistica della Scienza.
La complessità di quest’ultima è esplorata ricorrendo alle nuove tecnologie: big data, intelligenza artificiale, filosofia, scienza sistemica. Di conseguenza queste non possono mantenere le due posizioni coesistenti e devono sposare una visione culturale di tipo olistico: gli strumenti per studiare il corpo umano possono trovare applicazione nel campo dei Beni Culturali e viceversa e rinunciare a progressi per ignoranza o peggio per preconcetta indisponibilità intellettuale.
Come diceva Bacone “una nuova tecnologia aggiusta sempre qualcosa, ma ne ne danneggia qualche altra”.
Per prevenire il possibile danno non basta una visione riduzionistica, ne è richiesta una olistica. Il tempo del lockdown ha avvicinato tutti alle nuove tecnologie, a volte anche non democraticamente essendo ad alcuni precluse opportunità accessibili ad altri. Il movimento è stato tanto rapido e generale da portare alla formazione di due correnti, quella che esalta la tecnologia e quella che la demonizza.
Certo alcune situazioni senza tecnologia non possono essere affrontate con successo, ma certo anche rinunciare alla vita sociale in favore del contatto telematico priva di valori etici e sostanzialmente ci isola all’interno di spazi fisicamente e culturalmente ridotti.
La visione olistica della tecnologia trova conferma anche nel fatto che il successo di essa non è correlata al fatto che funziona bene – diamo questo per scontato – ma alla sua capacità di intercettare la nostra vita da più punti possibili di attacco : un’aspettativa soddisfatta, un cambiamento nelle nostre abitudini, un bisogno scoperto che non sapevamo di avere.
Anche sul fronte degli oppositori di recente sono apparse delle crepe: è certo che la privacy era più protetta quando un solo telefono serviva tutti a casa? E’certo che con pochi centri di informazione fossimo preservati dalle fake news?
Idealizzare il rapporto con le tecnologie del passato deriva dalla nostalgia per il tempo che fu e dalle tensioni nel rapporto con la tecnologia, non certo dal confronto non proponibile fra le opportunità di oggi e quelle di ieri. Un problema è che a fronte di una presenza costante nella nostra vita di tutti i giorni la tecnologia non viene insegnata. A scuola è poco presente, nei media mai vista neutralmente, ma – come già dicevo – alternativamente esaltata o demonizzata.
Se si pensa che quasi 6 miliardi di persone hanno accesso alla telefonia cellulare non si può negare che la tecnologia è capace di cambiare la nostra vita distruggendo usi del passato e creandone di nuovi. Come le nuove generazioni si pongono e si porranno rispetto alle vecchie nei confronti della tecnologia? La tentazione potrebbe essere quella, partendo dalla nostra doppia esperienza (senza e con tecnologia) di assumere un atteggiamento educativo: ne risulterebbe uno scadente paternalismo inutile. Le molte facce della tecnologia, certo più della scienza, pretendono un partecipato coinvolgimento. Questo non vuol dire rinunciare all’educazione, ma concentrarla nelle sedi istituzionali, lasciando all’esperienza diretta di definire il proprio rapporto con la tecnologia e di tradurre nel proprio caso l’affermazione di Bacone.
Considerando che al mondo ci sono più schede Sim attive che esseri umani e che, in Europa, si cambiano 120.000 telefoni cellulari all’anno, La diffusione di questo tipo di tecnologia solleva anche interrogativi sulla sostenibilità dal punto di vista dei materiali. Dal punto di vista energetico, miriadi di antenne Wi-Fi dissipano continuamente energia, spesso per trasmettere nulla. Inoltre, certi dispositivi c’ascoltano in continuazione così succede di parlare, ad esempio, di acufeni con il medico e vedersi recapitare per posta elettronica la pubblicità di un farmaco contro il disturbo poco prima menzionato. Spesso le società di telecomunicazioni hanno bilanci paragonabili a quelli di paesi di media grandezza e, il dominio dei big data può trasformarsi anche In un potente strumento per indirizzare la politica nei paesi democratici.
La mia sensazione è che la tecnologia corra, ma la sua regolamentazione riesce a malapena ad inseguirlo affannosamente. Da un altro punto di vista, pochi si rendono conto del potenziale che hanno gli strumenti di comunicazione che si portano in tasca, io stesso, forse, con questo commento, sto rischiando di parlare sopra le righe