L’altro ieri a Modena un medico, Stefano Tondi, è stato aggredito per motivi al momento sconosciuti da un uomo con un fucilino da bambini caricato con una soluzione corrosiva, contenente soda caustica, NaOH, che è una base forte, come si sa e che viene usata per fare il sapone o sgorgare lavandini, perchè ha la capacità di reagire con i grassi, rompendo il legame estereo; ovviamente fa lo stesso con i grassi della cute, degli occhi e il povero Tondi sta lottando adesso in ospedale per salvare almeno la vista; glielo auguriamo.
Ma siamo qui a commentare un diverso aspetto della questione; tutti i giornali, nessuno escluso (una serie di immagini alla fine di questo breve post) che hanno riportato la notizia chiamano la soda “acido”; qualcuno cita la soda, altri invece no, ma comunque la sostanza corrosiva è caratterizzata come un acido; la soda caustica, chiamata perfino col suo nome, ma considerata come un acido; direte “questa è la solita cavolata di Della Volpe, non ha che dire; quel poveretto può diventare cieco e lui pensa se è preciso il titolo del giornale!”
No, la questione non sta così; le parole sono una parte della nostra vita e del nostro modo di ragionare, esprimono noi stessi, il nostro contatto con la realtà; l’uso distorto delle parole è uno dei primi segni di alcune malattie o di alcuni problemi di funzionamento del cervello; l’afasia, il non riuscire a dire o il dire diversamente; troviamo sul web:
L’afasia è un disturbo della formulazione e della comprensione di messaggi verbali, che consegue a lesioni focali del cervello, in persone che avevano in precedenza già acquisito un uso normale del linguaggio.
L’afasia fluente, un disturbo in cui parte del parlato è senza senso; ecco questo mi ricorda questo uso del tutto improprio, ma ormai stabilizzato del termine acido per indicare qualunque sostanza corrosiva; una semplificazione eccessiva? Personalmente ho un certo tipo di afasia, mi capita di dimenticare un termine o di non riuscire a trovare certe parole al momento giusto; allora dico, “cosa”, un fenomeno che certo avrete incontrato anche voi; pigliavo sempre in giro mamma che diceva abitualmente: “si prendimi la cosa sul coso”; è una forma leggera e transitoria di afasia, diffusa, non grave, capita; qualcuno la chiama “linguaggio del coso”.
Ma qui siamo in presenza di una afasia sociale per così dire; una intera classe di persone, i giornalisti, ma anche molte persone che giornalisti non sono usano in modo scorretto, incomprensibile, impreciso la terminologia che una volta avevano anche studiato a scuola, che già possedevano o che comunque la società possiede; in molti articoli è scritto che l’aggressivo usato è soda caustica, ma la sua proprietà di basicità è scomparsa; la parte chimica, la nozione basilare di acido e base, un concetto che fa parte della cultura generale, non fa più parte del loro background, del background sociale italiano; abbiamo un problema nel cervello sociale, nella cultura.
E’ un simbolo, per il momento leggero, ma vivace e chiaro della scomparsa della chimica dal panorama delle cose da sapere, da ricordare, ce la siamo dimenticata, socialmente, nel nostro paese. Questo ha varie conseguenze: per esempio chiamare chimico tutto ciò che invece è sintetico, mentre materiali chemical free, senza chimica, come tali non esistono; addossiamo a tali ipotetici materiali chemical free proprietà salvifiche e sulla loro ipotetica produzione interi settori commerciali fanno affari enormi. (chimico=sporco; bio=buono)
La chimica ha problemi e responsabilità gravi, nel senso che viene usata spesso a sproposito, ma per affrontare i problemi occorre conoscerla, non dimenticarla.
Insomma una vera malattia sociale, una afasia sociale, che i giornalisti, come cellule specializzate del corpo sociale, mostrano, ma che riguarda l’intero rapporto fra la società e la chimica.
Corriamo ai ripari, se non è troppo tardi. Facciamoci sentire, sempre, siamo presenti; i chimici muti non servono.
Ringrazio il collega Lucio Pellacani (di UniRoma1) che ha fatto subito una mail ad uno dei grandi giornali e ha segnalato l’accaduto. Seguiamone l’esempio.
(CDV)
Claudio ha ragione, non se può proprio più. Io ho scritto questa lettera subito al Tg1 e dopo 20 ore non ho ricevuto risposta. Poi ho visto il sito dell’ansa, http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2016/11/11/primario-aggredito-con-acido-e-grave_a644f1f4-b88c-49a8-b18a-92a78895d67d.html, da cui pescano acriticamente quasi tutti…
Sono un Professore di Chimica all’Università di Roma La Sapienza ed ho ascoltato il TG1 delle 20 del giorno 11.11.16. Sono allibito della notizia, che trovo anche sul vostro sito:
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7ae9f9f5-69c5-4129-93d8-f685e80e6369-tg1.html
Primario aggredito con l’acido
Sono gravi a Modena le condizioni del primario vittima di un’aggressione con l’acido. Uno sconosciuto gli ha sparato soda caustica con un fucile ad acqua. Indagini in tutte le direzioni. Giovanna Cucè
Non siete gli unici a fare disinformazione, ma ritengo sia molto grave per il telegiornale del servizio pubblico più seguito. Purtroppo spesso i media confondono l’acido con la soda caustica: è un errore madornale. La chimica non è generalmente conosciuta dai giornalisti, anche se spesso ne parlano male. L’ignoranza è il peggior vizio per chi pretende di fare informazione!
Vi prego di rettificare con enfasi l’errore compiuto.
Vi ringrazio se vorrete informarmi delle modalità.
Cordiali saluti,
Lucio Pellacani
Un nostro collega, anagrammando la parola, li aveva giustamente appellati “ignoralisti”.
pur troppo l’arte principale di quasi tutti i giornalisti, sopratutto quelli di parte è la disinformazione, e basta ascoltarli durante i talkshows
Come al solito, ho fatto circolare il post su LinkedIn. Un nostro collega, Giacomo Chiti, ha espresso un commento molto azzeccato che desidero condividere sul blog:
“Purtroppo la chimica, come le altre scienze o discipline a ‘alta coerenza’, poco si adatta alle caratteristiche di sensazionalismo e di momentanea convenienza, sempre più spesso ricercate dai media (oltre che da buona parte della nostra classe politica e dirigente!). Credo che sia un dovere di tutti i chimici ‘opporsi’ a questi strafalcioni e mantenere un certo grado di ‘evangelizzazione tecnica’ della nostra società. Anche perché coloro che confondono la soda caustica con gli acidi, sono i medesimi che domani si arrogheranno il diritto di giudicare sui giornali protocolli clinici o dati di safety di farmaci.”