di Gustavo Avitabile
Il 12 giugno 2016 è morto Guido Barone, per molti anni professore di Chimica Fisica nell’Università di Napoli Federico II.
Guido è stato uno dei grandi leader del movimento del ’68 e l’Università deve molto a lui. Comprese la portata storica della contestazione e concorse con sapienza e intuito a incanalarla verso un rinnovamento dell’Università, da Università di elité a Università di massa, da Università oligarchica a una gestione partecipativa e democratica.
Grande teorico delle novità che attraversarono il mondo in quegli anni, seppe trovare le forme giuste per una partecipazione dei docenti napoletani e italiani, ideando quella ANDS (Associazione Nazionale Docenti Subalterni) che diede una collocazione politica precisa ai docenti non ordinari e al loro cammino verso la presa di responsabilità e la gestione dell’Università. Indicò la via per una piena partecipazione dei docenti al movimento degli studenti, mantenendo la necessaria distinzione.
Fu maestro a influenzare i discorsi nelle assemblee, tenendoli sul filo di un’alta politica e evitando posizioni confuse o qualunquiste. Ebbe contro tutte le forze che venivano colpite dalle nuove conquiste, dalla violenza fascista alla burocrazia del PCI al movimentismo fine a se stesso di alcune frange studentesche. Conobbe bene e partecipò al grande rinnovamento scientifico napoletano di quegli anni, ma si oppose alle pretese di tecnocrazia di chi era insofferente del controllo democratico.
Finita la stagione dei movimenti di massa, Guido rifiutò le sollecitazioni, che pure ebbe, per diventare un politico di partito, e si diede completamente alla sua missione di scienziato. Il suo interesse originario per le proprietà dell’acqua lo portò ad espandere il campo fino alle problematiche ambientali, affrontate sempre con rigoroso spirito scientifico senza cedimenti alle mode. La sua capacità di vedere i problemi a scala mondiale, già evidente nell’attività politica, lo portò ad interessarsi dell’ambiente a livello generale, anche mediante modelli. Su questi temi ha creato una scuola, i cui esponenti oggi danno validi contributi alla ricerca.
Amico di molti esponenti del ’68, da tutti stimato, la sua vita è caratterizzata dal solo amore per l’Università, da disinteresse e onestà assoluta. Ha tenuto una famiglia unita e amata, e non ci resta che unirci al dolore e al rimpianto della moglie Raffaella e del figlio Marco.