Oggetto: logaritmo non è algoritmo
Da: Claudio Della Volpe <claudio.dellavolpe@unitn.it>
Data: 12 December 2014 08:31:11 CET
A: letterealdirettore@espressoedit.it
Caro direttore
non sono più lettore affezionato de L’espresso da tempo, a volte tuttavia vi leggo. E rimango stravolto: la vostra collaboratrice Giorgia Scaturro, in un articolo dedicato al software di riconoscimento della Visual DNA intitolato:
Obiettivo Psytech: siamo quello che clicchiamo
scrive ripetutamente (e quindi convintamente) logaritmo al posto di algoritmo, fra l’altro perfino in una sfortunata traduzione di una frase dell’inventore; il quale potrebbe risentirsi della solenne sciocchezza attribuitagli.
Ora è pur vero che le due parole sono una anagramma dell’altra ma il loro significato è completamente diverso; ma possibile che i vostri giornalisti non sappiano nemmeno l’aritmetica?
Ma è una vendetta perchè li pagate poco o è perchè sono proprio fatti così?
Anche questi sono i motivi per cui sto paese va a ramengo; ignoranza crassa;
io ho coniato l’anagramma ignoralista per i giornalisti come la Scaturro.
Spero che lei vendichi l’italiano (e anche l’aritmetica).
Grazie dell’attenzione
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Claudio Della Volpe- Università of Trento
Professore associato di Chimica Fisica Applicata
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Da: Alessandro Gilioli <a.gilioli@espressoedit.it>
Oggetto: Le mie scuse
Data: 12 December 2014 14:27:27 CET
A: Claudio Della Volpe <claudio.dellavolpe@unitn.it>
Gentile prof,
come caporedattore che ha passato la pagina in questione non posso che mettermi il capo sulla cenere, dato che avrei dovuto accorgermi dell’errore della nostra collaboratrice: non so se dovuto a ignoranza oppure (diamole una chance) a una bricconata del correttore automatico.
In ogni caso, me ne scuso io, per quello che può valere.
Un cordiale saluto e un grazie per l’attenzione.
Alessandro Gilioli
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Da: Marco Pratellesi <m.pratellesi@espressoedit.it>
Oggetto: I: logaritmo non è algoritmo
Data: 12 December 2014 17:21:01 CET
A: Claudio Della Volpe <claudio.dellavolpe@unitn.it>
Gentile Claudio,
abbiamo corretto l’errore e segnalato il suo prezioso intervento in calce al testo. Spero non se ne dispiaccia. In caso non desiderasse comparire, mi faccia sapere.
grazie ancora
prat
è vero che il pezzo è firmato e la responsabilità è dell’autore, ma non escluderei neanche la correzione da parte di un troppo zelante redattore… comunque l’accoppiata giornalista-giornale si era “espressa” allo stesso livello già in un pezzo dell’anno scorso
Fai clic per accedere a 04SIT5098.PDF
(v. 2a riga, 2a pagina)
infatti è recidiva; si veda al secondo rigo della seconda pagina del testo citato
un caso analogo segnalato da Maurizio Matteuzzi di UniBo: Pino Corrias su Repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/24/logaritmi-grimaldello-dei-nuovi-robin-hood.html?ref=search
Certo l’accoppiata caporedattore-giornalista non fa una bella figura. Inoltre il caporedattore Alessandro Gilioli forse farebbe meglio a “cospargersi il capo di cenere” piuttosto che “mettere il capo sulla cenere “
A proposito dell’uso penitenziale della cenere si può ricordare che esso non è storicamente limitato all’imposizione sul capo ma che, nell’antichità, si estendeva anche al sedersi sopra di essa. L’attesta la Sacra Bibbia, al capitolo 3 del libro di Giona. Ecco il passo, riferito alla conversione di Ninive, città corrotta e peccatrice:
Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
Sorvolerei quindi sull’espressione del caporedattore Gilioli e rivolgerei l’attenzione alle cause dei tanti svarioni che ci vengono propinati in tutti gli ambienti, anche da diplomati e laureati. C’entra nulla lo stato della Scuola e dell’Università?
D’accordo sul rivolgere l’attenzione alle cause dei tanti svarioni che ci vengono propinati in tutti gli ambienti e allo stato della nostra Scuola e dell’Università.
Ma allora perché perdere tempo in così dotte citazioni bibliche? Tanto più che non si riferiscono esattamente alla espressione del caporedattore Gilioli. Lui parlava della testa …..
Ciascuno di noi, nel tempo libero, “perde tempo” come vuole, anche a rispondere sul blog.
Grazie per avermi fatto notare che l’espressione si riferisce a una diversa parte del corpo…