Elementi della tavola periodica, Oro, Au. (2a parte)

Rinaldo Cervellati

“All’idea di quel metallo portentoso onnipossente

un vulcano la mia mente incomincia a diventar…”

(da: Il barbiere di Siviglia, di Gioacchino Rossini)

la prima parte di questo post è qui.

Uso in gioielleria

Poiché l’oro puro è troppo tenero, in gioielleria è utilizzato in lega con altri metalli, principalmente rame, argento, palladio e nickel. I gioielli più comuni sono generalmente costituiti da oro, argento e rame. Le carature più frequenti sono 22 k e 18 k. La quantità di rame determina il colore della lega. L’oro giallo a 18 k contiene dal 12-7% di argento e dal 13-18% di rame. L’oro rosso alla stessa finezza contiene il 4,5% d’argento e il 20,5% di rame. L’oro bianco, sempre a 12k, è composto al 75% da oro, e al 25% da nickel, argento e palladio[1]. Il nickel è allergenico e il suo contenuto nell’oro bianco è regolato dalla legislazione europea. Le leghe di oro-argento-palladio sono ovviamente più costose di quelle che usano il nickel.

Gioielleria in oro

Una particolare lega d’oro è utilizzata per unire i componenti di gioielli d’oro con saldature ad alta temperatura. Per un lavoro di qualità, la lega d’oro da saldatura deve corrispondere alla finezza del lavoro, sono quindi prodotte leghe adatte ad abbinare i colori dei gioielli da unire. La lega per saldatura aurea è solitamente prodotta in almeno tre intervalli di punto di fusione.

L’oro può anche essere ridotto in fili sottili, usati nel ricamo per impreziosire stoffe e capi di abbigliamento.

Uso in elettronica

L’impiego attualmente più importante per l’oro è la fabbricazione di connettori elettrici non corrodibili nei computer e in altri dispositivi elettronici. Secondo il World Gold Council[2], un tipico cellulare può contenere 50 mg di oro, del valore di circa 50 centesimi. Ma dal momento che ogni anno viene prodotto circa un miliardo di telefoni cellulari, si arriva a un valore in oro di circa 500 milioni di dollari solo da questa applicazione.

Scheda elettronica con piste dorate

Sebbene l’oro sia attaccato dal cloro libero, la sua buona conduttività e la generale resistenza all’ossidazione e alla corrosione in altri ambienti (compresa la resistenza agli acidi) ha portato al suo uso industriale diffuso nell’era elettronica come uno strato sottile per il rivestimento di connettori elettrici ed elettronici, che assicurano così una sicura e resistente connessione ad es. dei cavi audio, video e USB. È stato discusso il vantaggio dell’utilizzo dell’oro in queste applicazioni rispetto a altri metalli connettori come lo stagno; i connettori d’oro sono spesso criticati dagli esperti di audiovisivi come troppo costosi per le apparecchiature di largo consumo. Tuttavia, l’uso dell’oro in contatti elettronici di apparecchiature più delicate e molto costose che operano in atmosfere molto umide o corrosive (ad es. particolari computer, strumenti per comunicazioni, motori di aerei a reazione, veicoli spaziali) è ampiamente giustificato.

L’oro viene anche utilizzato nei contatti elettrici grazie alla sua resistenza alla corrosione, alla conduttività elettrica, alla duttilità e alla mancanza di tossicità. I contatti degli interruttori sono generalmente soggetti a uno stress da corrosione più intenso rispetto ai contatti a scorrimento.

Si stima che il 16% dell’oro mondiale sia contenuto nella tecnologia elettronica del Giappone.

Uso in medicina

L’oro e le sue leghe metalliche sono state a lungo utilizzate a scopo medicinale. L’oro, solitamente metallo, è forse la medicina più anticamente somministrata e nota a Dioscoride[3]. Nel Medioevo, l’oro era spesso considerato benefico per la salute, nella convinzione che qualcosa di così raro e bello non potesse essere altro che salutare.

Nel diciannovesimo secolo l’oro aveva la reputazione di essere “nervino”, poteva costituire cioè una terapia per i disturbi nervosi. Veniva usato come trattamento per depressione, epilessia, emicrania, problemi ghiandolari e alcolismo. L’apparente paradosso con la sua tossicità[4] è stato causa di gravi incomprensioni sulla possibile azione dell’oro in fisiologia. Solo i sali e i radioisotopi dell’oro esercitano una qualche azione farmacologica, poiché l’oro metallico elementare è inerte per tutte le sostanze chimiche che incontra all’interno del corpo. Alcuni sali d’oro hanno proprietà anti-infiammatorie e attualmente due di essi (aurotiomalato di sodio e auranofina) sono ancora usati come farmaci nel trattamento dell’artrite e di altre condizioni simili negli Stati Uniti .

Le leghe d’oro sono utilizzate nell’odontoiatria restaurativa, specialmente nei restauri dei denti, come corone e ponti permanenti. La malleabilità delle leghe d’oro facilita la formazione di una superficie di accoppiamento dei molari superiori con altri denti e fornisce corone più soddisfacenti di quelle in porcellana. Le preparazioni di oro colloidale (sospensioni di nanoparticelle d’oro) in acqua sono intensamente colorate di rosso e possono essere ottenute con particelle strettamente controllate fino a poche decine di nanometri attraverso la riduzione del cloruro d’oro con ioni citrato o ascorbato. Oltre le applicazioni odontoiatriche, l’oro colloidale è utilizzato in ricerche in medicina, biologia e scienza dei materiali. Ad esempio, particelle d’oro colloidale rivestite con anticorpi specifici possono essere utilizzate come sonde per la presenza e la posizione di antigeni sulle superfici cellulari.

L’oro, o leghe di oro e palladio, sono usate per la preparazione di campioni biologici utilizzati nella microscopia a scansione elettronica.

L’isotopo oro-198 è usato in medicina nucleare, in alcuni trattamenti contro il cancro e per curare patologie affini.

Nel 2001 l’oro metallico fu indicato “Allergene dell’anno” dall’American Contact Dermatitis Society, in seguito a riscontrati casi di allergie da contatto Nonostante questo, l’oro è un allergene da contatto poco potente, rispetto per esempio al nickel.

Altri usi dell’oro e dei suoi composti.

Opportunamente trattati oro e derivati sono impiegati come catalizzatori nell’industria e nei laboratori di ricerca. L’acido cloroaurico è utilizzato in fotografia per modificare le immagini prodotte dai sali d’argento, in astronautica nei visori delle tute spaziali per la protezione dalla luce solare assicurando la schermatura necessaria non solo alla luce visibile e ultravioletta ma anche all’infrarosso.

Riciclaggio [1]

Il sondaggio 2014 dell’agenzia Thomson Reuters per il GFMS (Gold Fields Mineral Service) ha stimato che alla fine del 2013 il quantitativo di oro “fuori terra” ammontava a 176.000 tonnellate. Questo stock comprende gioielli, partecipazioni statali, investimenti privati e fabbricazione industriale. Una piccola quantità si è usurata nel tempo e quindi non è stata considerata. Poiché l’oro non si appanna o decompone, tutto questo quantitativo è in teoria disponibile per il riciclaggio. In realtà, nel 2009 il riciclaggio dell’oro ammontava a solo l’1 % dell’intero stock. La maggior parte potrebbe non tornare mai sul mercato, per i seguenti motivi: per molte persone, i gioielli hanno un valore sentimentale ed evoca forti emozioni, quindi non vogliono separarsene; il rapporto di molti individui con l’oro è di natura religiosa o mistica quindi da considerare sacro; molti investitori considerano l’oro come un bene rifugio, da trasmettere attraverso le famiglie piuttosto che venderlo; le banche centrali reputano l’oro un’importante risorsa di riserva e le attuali tendenze suggeriscono che è più probabile che comprino piuttosto che vendere oro; molte persone non sono ancora consapevoli del valore dell’oro nei loro dispositivi elettronici (telefonini, personal computer, ecc.), è pertanto presumibile che gran parte dell’oro nell’elettronica degli anni ’80 e ’90 sia finito in discarica.

Tuttavia, grazie alle sue proprietà uniche, l’oro si presta bene al riciclaggio, tanto che l’oro riciclato ha rappresentato, in media, dal 1995 al 2014, circa un terzo delle scorte totali.

L’industria del riciclaggio dell’oro comprende due fonti:

(i) oro riciclato ad alto valore che ne rappresenta circa il 90%. Sebbene questo segmento sia principalmente costituito da gioielli, talvolta sono riciclati anche lingotti d’oro e monete;

(ii) oro riciclato da scarti industriale che costituisce il restante 10 %[5]. È costituito principalmente da oro trovato nei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).

Le due fonti di oro da riciclo

Le tecniche di riciclaggio sono ovviamente diverse per le due fonti. I materiali ad alto valore per il riciclaggio contengono una percentuale significativa di oro legato con uno o più metalli. Separare questi metalli l’uno dall’altro è relativamente semplice e i processi disponibili per i raffinatori sono tutte procedure di separazione chimica e fisica ben consolidate. Alcuni raffinatori separano i metalli semplicemente riscaldando e fondendo una lega. I gioiellieri possono farlo da soli su piccola scala perché sono richieste attrezzature o conoscenze specialistiche ridotte.

Tuttavia, tali semplici procedure non sono adeguate per la raffinazione ai più alti livelli di purezza spesso richiesti dall’industria. Per raggiungere questa purezza, sono state sviluppate procedure più complesse come quelle già riportate nel paragrafo riguardante la raffinazione, ad es. il processo Wohlwill, che consente la rimozione di tutti i metalli residui del gruppo del platino e quindi di oro riciclato estremamente puro.

Il recupero del metallo dai RAEE è notevolmente più complicato rispetto a quello delle fonti di alto valore. L’oro è usato nell’industria elettronica principalmente nella forma di fili sottili e come metallo di placcatura. Ma i RAEE possono contenere fino a 60 materiali diversi e numerosi prodotti chimici complessi e spesso pericolosi. La plastica e l’acciaio tendono a dominare in peso, ma l’oro e altri metalli preziosi dominano in valore. Ad esempio, nel 2010, oro, palladio e argento costituivano circa il 93% del valore di un telefono cellulare fuori uso. L’estrazione di metalli preziosi da questi materiali in modo sicuro ed efficiente è difficile. Ma se gestiti in modo efficace, il materiale RAEE può dare un contributo positivo a una “economia circolare” in cui i prodotti e le risorse di valore vengono riutilizzati e riciclati.

Alcune aziende hanno sviluppato operazioni di recupero all’avanguardia per superare la sfida di estrarre oro e altri metalli dai RAEE. Ad esempio, lo stabilimento di Umicore a Hoboken, in Belgio, recupera 17 metalli ad alto rendimento da una vasta gamma di rifiuti, come convertitori catalitici usati e catalizzatori chimici, materiali industriali e vari altri rifiuti di produzione. La struttura utilizza un processo di eco-efficienza in cui quasi nessuna produzione va sprecata. Anche le scorie sono utilizzate come aggregato e l’acido solforico (un sottoprodotto di lavorazione) è recuperato e riutilizzato.

Tuttavia, non tutte le operazioni di riciclaggio sono eseguite con standard così elevati. L’attrazione della miniera urbana, combinata con i prezzi elevati dei metalli preziosi, ha incrementato la crescita del recupero non regolamentato dei metalli dai RAEE. La lisciviazione chimica che coinvolge cianuro e acqua regia è talvolta utilizzata senza adeguate protezioni per la salute, in particolare nei paesi in via di sviluppo.

Numerose agenzie e aziende hanno lavorato per risolvere questo problema stabilendo opportune partnership. Grazie a ciò, numerosi paesi africani praticano attualmente un riciclo sostenibile. A tutt’oggi, queste operazioni hanno collettivamente trattato oltre 1.000 tonnellate di RAEE, inviando più di 25 tonnellate di circuiti stampati in siti di riciclaggio di alto livello.[1]

Ciclo biogeochimico dell’oro

L’indagine sui processi che contribuiscono al ciclo biogeochimico dell’oro in condizioni ambientali vicine alla superficie terrestre (regolite[6]) è stata intrapresa da Frank Reith, School of Earth and Environmental Sciences, University of Adelaide (Australia) e dai suoi collaboratori [2,3].

Prof. Frank Reith

In breve il ciclo biogeochimico dell’oro, ovvero la sua solubilizzazione, trasporto e precipitazione, che porta alla trasformazione finale in granuli e pepite è mediata da colonie di microorganismi protoobatteri e attinobatteri, in particolare Cupriavidus metallidurans e Delftia acidovorans.

In figura sono schematizzati questi processi:

Figura. Ciclo biogeochimico dell’oro (schema): oro submicroscopico nella regolite, solubilizzazione via microbica e trasporto, bioaccumulazione e biomineralizzazione, formazione secondaria visibile dei granuli.

Questo ciclo è stato verificato in ambienti temperati, subtropicali, semi-aridi, subartici e molto recentemente anche in un ambiente artico, come quello della Finlandia [4].

Gli studi sul ciclo biogeochimico hanno ispirato ricerche sulla possibilità di un bioriciclaggio del metallo. Ad esempio un gruppo di ricercatori di Heidelberg ha pubblicato sul web un articolo secondo il quale la delfibactina, un peptide non ribosomiale prodotto dal batterio Delftia acidovorans, sarebbe in grado di far precipitare l’oro da soluzioni acide permettendone un recupero efficiente dai rifiuti elettronici [5].

 

Opere consultate

CRC, Handbook of Chemistry and Physics, 85th, p. 4-13-14

https://en.wikipedia.org/wiki/Gold

https://it.wikipedia.org/wiki/Oro

Bibliografia

[1] A. Hewitt, T. Keel, M. Tauber, T. Le-Fiedler, The Ups and Downs of Gold Recycling.

https://www.bcg.com/publications/2015/metals-mining-cost-efficiency-ups-and-downs-of-gold-recycling.aspx

[2] F. Reith et al., Geobiological Cycling of Gold: From Fundamental Process Understanding to Exploration Solutions., Minerals, 2013, 3, 367-394.

[3] M.A. Rea, C.M. Rammit, F. Reith, Bacterial biofilms on gold grains—implications for geomicrobial transformations of gold., FEMS Microbiology Ecology, 2016, 92, 1-12.

[4] F. Reith et al., Biogeochemical cycling of gold: Transforming gold particles from arctic Finland., Chemical Geology, 2018, 483, 511-529.

[5] AA.VV. Gold Recycling. Using Delftibactin to Recycle Gold from Electronic Waste.

http://2013.igem.org/wiki/index.php?title=Team:Heidelberg/Project/Delftibactin&oldid=361555

 

[1] Il palladio è l’elemento chimico numero 46 della Tavola periodica e il suo simbolo è Pd. È un metallo raro, di aspetto bianco-argenteo, del gruppo del platino cui somiglia anche chimicamente.

[2] Il World Gold Council, creato nel 1987, è un’associazione industriale delle principali aziende minerarie aurifere. Il suo scopo è quello di stimolare la domanda di oro da parte dell’industria, dei consumatori e degli investitori.

[3] Pedanius Dioscorides (40-90 d.C. ca.) è stato un medico, farmacologo, botanico greco. Autore del De Materia Medica, enciclopedia in cinque volumi sulla medicina erboristica e sulle relative sostanze medicinali, ampiamente utilizzata per oltre 1.500 anni. Fu medico nell’esercito romano.

[4] L’oro metallico puro non è tossico e non è irritante se ingerito e talvolta viene usato come decorazione alimentare sotto forma di sottilissimi fogli d’oro. L’oro metallico è approvato come additivo alimentare dall’EFSA (European Food Safety Administration). Sebbene i sali di oro (es. cloruri di oro) siano tossici, l’accettazione dell’oro metallico come additivo alimentare è dovuta alla sua inerzia chimica e alla resistenza ad essere corroso o trasformato in sali solubili da qualsiasi processo chimico noto che nell’organismo umano.

[5] Risultato notevole se confrontato con il circa 5% di dieci anni fa (2004).

[6] La regolite è uno strato di materiale di granulometria eterogenea che ricopre uno strato di roccia compatta usualmente chiamata roccia madre. Sulla Terra è quella parte di litosfera più direttamente compenetrata con atmosfera, idrosfera e con la vita vegetale e animale.