Luigi Campanella, già Presidente SCI
La Chimica aiuta moltissimo ad utilizzare nel modo più razionale ed efficace le risorse alimentari di cui disponiamo ed aiuta anche a gestire gli scarti alimentari secondo i principi dell’economia circolare. Purtroppo non può fare molto quando quantità rilevanti di cibo vengono smaltite nell’indifferenziata precludendo qualsiasi azione di recupero. Eppure i dati ci fanno capire che l’entità del fenomeno ne giustifica assolutamente il contrasto.
Una recente statistica quantifica lo spreco nel mondo nel 17% ed in Italia in 9 miliardi (0,5 % del PIL) pari a quasi 0,6 kg pro capite a settimana.

Il dato italiano è coerente con quello europeo, essendo solo il Regno Unito e la Germania, in significativo aumento di cibo sprecato, rispettivamente 1081 e 949 g a settimana pro capite. Sorprende rilevare che proprio dove potrebbe essere più facile contribuire al recupero, e cioè nelle case private, lo spreco sia massimo, vicino al 12%, contro il 5% delle mense ed il 2% dei rivenditori. Questa percentuale bassa però si ridimensiona quando si passa al valore assoluto: nei supermercati ogni anno si buttano 200.000 tonnellate di alimenti. Dati che appaiono ancor più drammatici rispetto a 2 milioni di famiglie ed il 19%della popolazione che vive in condizioni di povertà. Contro gli sprechi è attivo il terzo settore, ma anche la tecnologia e la ricerca. La prima con un’app che consente l’acquisto di una magic box con l’invenduto del giorno da ristoranti, bar, forni; la seconda con metodi sempre più automatizzati, sicuri ed economici che invogliano e stimolano il recupero degli scarti. Fra questi il compostaggio è un processo biologico assistito, dove i microrganismi scompongono le sostanze organiche complesse e le trasformano in compost: un terriccio organico, ricco di nutrienti per il suolo. Dunque, è un procedimento che simula quanto avviene in natura, dove ogni elemento alimenta la vita di qualcos’altro, in un ciclo continuo di rigenerazione.
Se si vuole contribuire a ridurre l’inquinamento e innescare processi di economia circolare, i vantaggi del compostaggio non sono più ignorabili. Aiuta il riciclo alimentare e garantisce la sostenibilità ambientale, poiché mantiene i rifiuti in un ambiente controllato, dove vengono trasformati in un prodotto utile. Il compost arricchisce il suolo, prevenendone l’erosione, consente di risanarlo dall’inquinamento e alimenta la biodiversità, attirando insetti, batteri e funghi che portano benefici per il raccolto. Ma non solo, riduce drasticamente il volume dei rifiuti umidi organici destinati alla discarica e contribuisce a ridurre l’effetto serra, mitigando la produzione di gas.
Ogni volta che sprechiamo alimenti, sprechiamo anche il terreno, l’acqua, l’energia e gli altri fattori di produzione utilizzati per produrre l’alimento che non consumiamo. Pertanto, ogni diminuzione dello spreco alimentare comporta effettivamente potenziali vantaggi per l’ambiente. Se riduciamo la quantità di alimenti che sprechiamo attraverso il sistema alimentare, avremo bisogno di minori quantità di acqua, di fertilizzanti e di terra, di un’inferiore capacità di trasporto, di minori quantità di energia, di una ridotta attività di raccolta di rifiuti e di riciclaggio e così via. Finalmente anche la politica si è accorta di questa situazione e per combattere sprechi e povertà ha proposto il reddito alimentare che sarà sperimentato nelle città metropolitane secondo quanto contenuto nella Legge di Bilancio. Un fondo di 1,5 milioni per il 2023 e di 2 milioni per il 2024 permetterà di dirottare verso i poveri pacchi di alimenti invenduti. Basterà prenotarli con un’app purché nella condizione di povertà e si potrà ritirare il pacco in una delle strutture previste.