Monumenti in pericolo

Luigi Campanella, già Presidente SCI

Il CNR ha lanciato un allarme, ripreso oggi dalla stampa, circa i pericoli per i nostri siti storico artistici outdoor, a partire dal Colosseo, Fori, Vittoriano e dall’Altare che derivano dai cambiamenti climatici, dai loro effetti ma anche dalle loro cause, prima fra tutte l’inquinamento.

Alessandra Bonazza, ISAC_CNR, coordinatrice della macroarea di ricercai su Ambiente, Beni Culturali e Salute Umana”.

https://www.saperescienza.it/biologia/author/215-alessandrabonazza

I processi responsabili di questa condizione di pericolo sono di natura principalmente chimica, ma anche fisica e biologica e mi piace in quanto professore di chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali ritornare su questo allarme cercando di spiegarne i contenuti.

La situazione ambientale che si correla a questo allarme è caratterizzata da temperature anormalmente elevate, gradi di umidità molto alti, concentrazione di inquinanti sempre sopra o al limite dei valori di soglia.

I materiali dei Beni Culturali sono tradizionalmente classificati in lapidei, metallici, cellulosici, pittorici, ceramici, vetrosi, plastici. A seconda del tipo di materiale cambiano i nemici primari, ma possiamo dire che due sono comuni: umidità ed acidità atmosferica, in quanto sempre comportano la dissoluzione dei materiali di base e la distruzione del bene artistico. Nel caso poi dei materiali lapidei la trasformazione dei carbonati (di cui sono per la maggior parte costituiti) in solfati per l’azione di uno dei nemici comuni, l’acido solforico, non solo porta alla volgarizzazione a gesso di materiali preziosi come i marmi, ma anche alla capacità di rendere una superficie a scarsa affinità assorbente come il marmo, in una capace di assorbire il particolato atmosferico producendo su di essa le croste nere. La negatività di queste croste non è solo estetica: esse rappresentano una discontinuità materica con il risultato che in corrispondenza di forti riscaldamenti si creano delle disomogeneità di dilatazione che innescano fratture pericolose.

Al di la del problema croste nere l’acidità atmosferica accoppiata con la forte umidità comporta in ogni caso reazioni di dissoluzione, così il carbonato del marmo si scioglie come nitrato in presenza di acido nitrico, i cui precursori gli ossidi di azoto, vengono prodotti dagli autoveicoli o come cloruro per azione dell’aerosol marino ricco di cloruro. La dissoluzione avviene anche a carico dei materiali ferrosi che si sciolgono come sali o dei materiali  più aggredibili degli altri come cellulosici. Nel caso dei primi come carta e legno: i polimeri cellulosici vengono frammentati dal processo di idrolisi acida e portano al degrado del materiale di base; la chimica dei Beni Culturali ha studiato e spiegato l’aggressione da parte delle condizioni create dai cambiamenti climatici anche nel caso di materiali meno tradizionali dei BBCC, in particolare ceramiche, mosaici, materie plastiche. Le reazioni sono sostanzialmente di due tipi: acido/base di cui abbiamo parlato e complessazione. Queste ultime si basano sulla caratterizzazione chimica dei vari composti in elettron-attrattori ed elettron-repulsori portati ad interagire gli uni con gli altri: fra i primi i metalli, tra i secondi molti dei composti naturali ambientali.

Accanto agli effetti fisici, in particolare termici, e chimici si deve ricordare che esistono anche processi biologici che attraverso la modulazione delle colture microbiche portano a situazioni aggressive. Ed infine i batteri sono organismi che per la loro capacità di colonizzare differenti ambienti, per le proprietà di resistere a situazioni avverse e crescere in condizioni limitanti sono tra i principali agenti di deterioramento dei beni culturali e delle opere d’arte.