Scienziati di Bologna contestano la strategia energetica di Renzi.

Comunicato stampa.

vincenzobalzaniEnergia per l’Italia: non trivellare l’Adriatico, ma sviluppare le energie rinnovabili
Scienziati di Bologna contestano la strategia energetica del governo Renzi

Bologna, 16 ottobre 2014.  Un gruppo di 22 docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di Ricerca di Bologna, guidato dal chimico Vincenzo Balzani, ha scritto una lettera aperta al Governo di severa critica riguardo la Strategia energetica nazionale, recentemente ribadita nel decreto Sblocca Italia. La lettera è pubblicata sul sito http://www.energiaperlitalia.it<http://www.energiaperlitalia.it/> insieme ad un appello per lo sviluppo di una strategia energetica integrata basata su sobrietà, efficienza energetica e sviluppo delle energie rinnovabili.
Secondo gli scienziati firmatari della lettera, il problema energetico deve essere affrontato congiuntamente da almeno cinque prospettive diverse (scientifica, economica, sociale, ambientale e culturale) e la sua soluzione non può prescindere dal fatto che la fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e che ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e contenere i cambiamenti climatici. La lettera e l’appello sottolineano anche che la transizione dall’uso dei combustibili fossili a quello delle energie rinnovabili sta già avvenendo in tutti i paesi e che, sviluppando le energie rinnovabili e le tecnologie ad esse collegate, l’Italia ha un’occasione straordinaria per trarre vantaggi in termini economici (innovazione nelle aziende, nuovi posti di lavoro, riduzione dell’inquinamento) dalla transizione energetica in atto.
Anziché dare impulso allo sviluppo delle energie rinnovabili e promuovere una cultura basata su sobrietà ed efficienza, la strategia energetica del governo facilita ed incoraggia le attività di estrazione di quantità, peraltro marginali, di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale, comprese aree densamente popolate, tutta la costa del mare Adriatico e zone di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come quelle di Venezia e Ravenna. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di incidenti, potrebbero addirittura compromettere la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo.

Per informazioni:
Vincenzo Balzani, cell: 335 264411, email: vincenzo.balzani@unibo.it<mailto:vincenzo.balzani@unibo.it>

24 pensieri su “Scienziati di Bologna contestano la strategia energetica di Renzi.

  1. E’ puramente illusorio, demagogico e da incompetenti pensare che nei prossimi decenni si possa fare a meno delle fonti fossili.Ci vorranno decenni prima che le rinnovabili e la fusione nucleare possano sostituirle.
    Pierluigi Villa già ordinario di Chimica Industriale all’Università di L’Aquila

    • Certo, ci vorranno decenni. Forse il mio collega non è al corrente che la road map europea prevede 20% di rinnovabili per il 2020, 40% per il 2030 e 80-90% per il 2050.
      Le fonti fossili continueranno ad essere usate, ma sempre meno. Si parla infatti di graduale transizione energetica, che però va favorita, non ostacolata.
      La differenza fra rinnovabili e fusione sta nel fatto che le rinnovabili esistono, la fusione no.

  2. Perchè la geotermica non è mai considerata tra le opzioni possibili? L’Italia è attraversata da una catena montuosa, gli Appennini, caratterizzata da frequenti accessi superficiali a fonti geotermiche. Fin dagli inizi del ‘900 le centrali di Larderello hanno permesso l’elettrificazione della rete ferroviaria, dando grande impulso allo sviluppo del Paese. I tecnici italiani erano i maggiori esperti a livello mondiale, sono andati ad insegnare come sfruttare l’energia geotermica anche in Islanda, che oggi è quasi completamente affrancata dal petrolio. L’energia geotermica è gratuita, inesauribile, costante, ampiamente diffusa, di basso impatto ambientale e sfruttabile con tecnologie note ed affidabili. Chi e perché rema contro?

  3. Concordo sostanzialmente con quanto scrive Villa. La visione di questi scienziati di Bologna è tipicamente pauperistica. Comunque la ricerche sul solare, splitting H2O e attivazione CO2, è bene portarle avanti.
    Nicola Pernicone, Catalyst Consultant

    • Vorrei far notare che mentre nel caso dello splitting dell’acqua e della attivazione della CO2 si tratta effettivamente di ricerche, nel caso del solare si tratta di realtà che già oggi danno un sostanziale contributo, sia come energia termica che come energia elettrica, in Italia e nel mondo

  4. L’appello si concentra sul cambiamento degli stili di vita individuali, i trasporti delle merci e delle persone, gli edifici e l’educazione ma che dire del fabbisogno energetico dell’industria grande, piccola o media che sia? Mi pare che questo non preoccupi gli estensori del documento.
    Se vogliamo restare una Paese industriale e non diventare esclusivamente una meta per le vacanze, mi chiedo se le rinnovabili siano sufficienti, nel medio periodo, a far “camminare” l’industria italiana.
    Se abbiamo qualche risorsa fossile da sfruttare perché, con attento discernimento e giuste cautele, non possiamo, almeno in parte, farlo?

    • Caro Marco,

      riguardo il problema rinnovabili-industria, prova a documentarti, ad esempio visitando questo sito:

      http://www.computerworld.com/article/2604352/if-tesla-s-gigafactory-can-run-on-100-renewable-energy-why-can-t-others.html

      Possiamo rimanere un paese industriale mediante l’innovazione portata dalle energie rinnovabili e, allo stesso tempo, essere anche un paese più vivibile per noi e per i turisti, che non vengono nel nostro paese solo per fare le vacanze in spiaggia, ma anche perché sono attratti dal nostro paesaggio, dai nostri inestimabili tesori artistici e dalla nostra cultura.

      • Caro Vincenzo,
        Ti ringrazio per l’interessante segnalazione. Purtroppo la maggior parte delle nostre imprese non sono equiparabili alla Tesla Motors e l’Italia non è il Nevada. Mi documenterò ma resto del parere che decisioni come quella che contestate implichino valutazioni di carattere industriale, economico e politico che esulano dalle competenze del chimico.
        Tornando al nocciolo del problema, mi pare che più o meno tutti concordino sul fatto che le energie rinnovabili dovranno, per molti decenni, coabitare con quelle fossili. Se è così, visto che siamo largamente dipendenti dall’estero e spesso da Paesi instabili per queste ultime, mi chiedo perché non tirar fuori, con le dovute attenzioni per l’ambiente, un po’ di quelle che abbiamo sotto i piedi.
        Senza contare poi che a poca distanza dalle nostre coste alcuni sono già al lavoro e magari ci ridurremo ad acquistare da loro il petrolio di cui abbiamo (purtroppo) ancora bisogno.
        http://www.corriere.it/economia/14_agosto_06/corsa-gas-dell-adriatico-quella-linea-che-divide-mare-due-bf470c10-1d43-11e4-863e-cfd50bac8a56.shtml

      • Caro Marco sull’ideologia per cui di problemi come quelli dell’energia si debbano occupare gli economisti e peggio ancora i politici che ignorano purtroppo le basi materiali della natura sono basati gli ultimi cento anni di errori sociali e tecnici; l’articolo cui fai riferimento del Corriere tanto per cominciare contiene delle abissali CASTRONERIE come quel dato di 700MTOE che è il DOPPIO dei dati che il ministero dell’industria pubblica regolarmente; sappi che il totale delle risorse fossili italiane fra certe (estraibili al 90%) , probabili (al 50) e possibili (estraibili al 10%) è di soli 349 MTOE; ma che se poi si usano i parametri di estraibilità UFFICIALI di calcolo (ossia si moltiplicano i valori geologici per le possibilità di estrazione che ho citato) si arriva a soli 190 MTOE ossia MENO del consumo di un solo anno di energia primaria in Italia; di questa RIDICOLA quantità nell’Adriatico (zona A e B) sempre a dati ufficiali ce ne sono solo 33 MTOE estraibili ossia circa un sesto del totale; questa è la ENORME (sic!) ricchezza di cui stiamo parlando; che visti i problemi legati alle estrazioni in mare sarebbe ricchezza si ma solo per i soliti noti che in questo modo farebbero fruttare investimenti sballati fatti nel corso degli anni; questi soliti noti il cui ultimo manager ed illuminata guida ha lasciato di recente perché inseguito in parecchi paesi del mondo da denunce per corruzione sono una delle potenti lobbies che cerca inutilmente di ostacolare il passaggio verso le energie del futuro ossia le rinnovabili; il problema è l’opposto di quanto tu dici; noi chimici siamo sempre stati per decenni succubi della politica di queste lobbies che si facevano scudo della chimica e del ricatto dei posti di lavoro per perpetrare abusi tali da distruggere per sempre il 3% del nostro bellissimo territorio con discariche abusive ed altre sconcezze; adesso basta! Adesso sono i chimici come i colleghi di Bologna che hanno preso l’iniziativa per dire agli economisti e ai politici che l’economia deve piegarsi alle leggi della Natura e non viceversa.

  5. L’idea che si possa mantenere una struttura industriale come quella che ci ha portato, nel bene e nel male, fino a questo punto è semplicemente illusoria. Come illusoria è l’idea che si possa protrarre un modello obsoleto alimentandolo con le residuali riserve di idrocarburi. La cosa provoca la vertigine inevitabile in ogni cambio di paradigma. Ma prima si affronta la realtà meglio è. Noi persone di scienza abbiamo la responsabilità di pensare in modo indipendente e guardare in faccia la realtà. E’ meglio lasciare i fossili prima che essi lascino noi. Plaudo all’iniziativa dei colleghi di Bologna e la appoggio con convinzione.

  6. Ulteriore considerazione: il petrolio estratto in Italia non è che resta in Italia, a meno che il governo non pensi di imporre un bando alle esportazione (fatto di cui dubito), ma se ne va sul mercato mondiale. E’ quindi un argomento retorico quello del consumo delle risorse domestiche.

  7. Concordo con le osservazioni di Luca Pardi, in particolare quando dice che è illusorio pensare che possiamo mantenere una struttura industriale come quella che abbiamo avuto finora. Infatti, già vediamo che sta sgretolandosi. Potrà non piacere, ma viviamo in un mondo con risorse limitate, come ben illustrato dal libro “Extracted” di Ugo Bardi.
    Nella mia risposta a Marco Taddia ho citato il caso della Tesla al solo scopo di dimostrare che, volendo, con l’energia solare si può alimentare nientemeno che una fabbrica di automobili di lusso. Volendo; ma penso che sia una delle tante follie di un paese capitalistico, dove accanto ai miliardari, il 15% delle persone vive con i sussidi di disoccupazione. Penso che, salvo le persone privilegiate dalle distorsioni e dalle ingiustizie del presente modello economico, dovremo vivere in un mondo diverso da quello che la Tesla propone con le sue lussuose auto elettriche. Penso che nel campo della mobilità le industrie dovrebbero (e, alla fine, dovranno) produrre più biciclette e meno automobili, più navi e meno autotreni, più treni e meno aerei e che chi ci amministra dovrà darci più piste ciclabili, più metropolitane, più treni e meno autostrade. Questa è la realtà che attende i nostri figli e, come dice Luca Pardi, prima ce ne accorgiamo e meglio è. Far sapere alla gente queste cose è una nostra responsabilità, che deriva dal privilegio della nostra ricchezza: la conoscenza.

  8. E’ vero, noi persone di scienza abbiamo la responsabilità di parlare da persone indipendenti, anche da coloro le cui granitiche certezze e infallibili soluzioni contrastano con i nostri dubbi e le difficoltà della democrazia. Non abbiamo paura del cambio di paradigma ma pensiamo che si possa discutere su come attuarlo, ascoltando e rispettando il parere di tutti, senza anatemi e sarcasmi di sorta.
    Con Bertolt Brecht (Lode del dubbio) diciamo:
    Oh bello lo scuoter del capo
    su verità incontestabili!

    • Marco c’è un piccolo ma; il “dubbio” di Brecht è quello di chi si batte contro una maggioranza silenziosa di amanti dei fossili e della crescita infinita e che detiene il potere economico e politico e televisivo; non può rivendicare il dubbio chi ha le stesse posizioni del potere e che continua ad invocare di percorrere le stesse strade che ci portarono all’attuale disastro.

  9. Trovo triste e stupido che i pubblici poteri italiani continuino nella loro tradizione di coccolare i petrolieri perfino quando due colossi finanziari mondiali – privati , quindi non sospettabili di ubbie ambientalistiche – consigliano di investire nelle fonti rinnovabili ed in quanto ad esse connesso, in vista di un’economia che dovrà essere sempre più “low-carbon” sia forzatamente, per l’esaurirsi delle fonti fossili, sia doverosamente, per frenare il riscaldamento globale.
    Si tratta dell’UBS – Unione di Banche Svizzere – ( http://knowledge.neri.org.nz/assets/uploads/files/270ac-d1V0tO4LmKMZuB3.pdf ) e della londinese HSBC – Hongkong & Shanghai Banking Corporation – quarta al mondo per capitalizzazione al 1° gennaio 2012 ( http://www.hsbc.com/citizenship/sustainability/climate-business )

  10. A proposito del dubbio:

    “Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccoglier certezze. Di certezze – rivestite dalla fastosità del mito o edificate con la pietra dura del dogma – sono piene, rigurgitanti, le cronache della pseudocultura degli improvvisatori, dei dilettanti, dei propagandisti interessati. Cultura significa misura, ponderatezza, circospezione: valutare tutti gli argomenti prima di pronunciarsi, controllare tutte le testimonianze prima di decidere, e non pronunciarsi e non decidere mai a guisa di oracolo dal quale dipenda, in modo irrevocabile, una scelta perentoria e definitiva. […]”

    Norberto Bobbio, Elogio del dubbio e della ragione (in) “Politica e cultura”, Einaudi, 1955)

    • Certo Marco che il tuo dubbio è un po’ “particolare”; a) è indirizzato essenzialmente alle rinnovabili; mentre non hai dubbi sulle commendevoli qualità delle fossili; b) d’altronde non hai avuto dubbi a citare come fonte di verità un articolo del corriere pieno di castronerie;
      di dubbi di questa fatta Brecht e Bobbio ne avrebbero fatto volentieri a meno

      • Credo che questo tipo di sostegno all’appello degli scienziati bolognesi non giovi molto alla loro causa.

  11. Il primo dubbio che si dovrebbe avere è ogni mattina quando ascoltiamo la rassegna stampa, immediatamente dopo quando leggiamo il giornale e a fine giornata quando assistiamo al telegiornale. L’informazione convenzionale su questi temi è pessima, o meglio, l’informazione su questi temi è particolarmente cattiva e fa danni più che in altri campi. E’ ovvio che se spiegano male il bosone di Higgs o la materia oscura ce ne possiamo fare una ragione, ma quando i temi riguardano questioni di portata che va al di la delle dispute accademiche la cosa diventa pericolosa. Ed è tanto più pericolosa in quanto dietro all’informazione c’è il potere del denaro. Ma la cosa è ancora più complessa e investe anche la letteratura scientifica. Non è un giudizio etico (anche se può sfociare in un giudizio etico) è un dato di fatto. Sulle questioni che riguardano l’energia, il cambiamento climatico, la consistenza delle risorse, e in ultima analisi la sostenibilità ecologica del metabolismo sociale ed economico si esce dal campo della scienza normale, quella, per intendersi che si muove come hanno fatto le scienze naturali attraverso osservazione, teoria, falsificazione, rivoluzione e nuova teoria (vi risparmio il solito esempio da Newton a Einstein) e si entra in un campo, che qualcuno ha definito scienza post-normale, dove gli interessi materiali sono tanto invadenti cioè con intensissime ricadute sociali ed economiche, da rendere il dibattito non più solo scientifico, ma anche politico. Così su diverse questioni: cambiamento climatico, biotecnologie e produzione di cibo, scelte energetiche, inquinamento ed effetti dell’inquinamento ecc è illusorio tentare di restare neutrali in quanto scienziati. Se mai la scienza è stata neutrale, questo è il momento e questi sono gli argomenti in cui non può più esserlo a nessun livello. Siamo tutti militanti, non solo io che lo ammetto apertamente. E da militanti ci scontriamo. Mantenendo un livello di dibattito civile, come tutto sommato quello che leggo qui, possiamo imparare gli uni dagli altri e forse trovare un punto di sintesi, se invece si parte dal punto di vista che ciò che dice l’altro è frutto di demagogia si finisce con il solito, noiosissimo, muro contro muro. Personalmente sono convinto che la nostra specie nel suo complesso sia nel bel mezzo di una crisi ecologica senza precedenti dalla quale è impossibile uscire con i mezzi che hanno creato il problema. Ad esempio i combustibili fossili. Non è una demonizzazione di qualcosa, dell’industria piuttosto che delle fonti fossili e perfino del mercato o (con grande scorno del mio amico e collega Claudio della Volpe) del capitalismo, non è questo! Si tratta di vedere l’insieme dei fenomeni, magari concedendosi un po’ di superficialità a vantaggio di una maggior completezza, e non farsi catturare dal proprio specialistico convincimento magari maturato in decenni di duro lavoro. L’insieme dei fenomeni è vagamente preoccupante, per usare un eufemismo, e l’apprezzamento della situazione non può essere delegata a qualcun’altro che sia un buono specialista è interamente a carico di ciascuno di noi. Una volta che si è entrati in questo stato di cognizione amplificata si arriva ad interagire in modo veramente interdisciplinare e allora si riesce a recuperare la profondità che avevamo temporaneamente abbandonato. Credo che il tema energetico sia il più adatto per esercitarsi nel campo della scienza post-normale. Il dubbio non è solo quello che si semina negli altri, ma quello che si coltiva in noi stessi. Col dubbio ho aperto, e col dubbio chiudo.

  12. Apprezzo la pacatezza e la profondità di quest’ultimo intervento che riconduce la discussione sul binario giusto. Mi pare invece che deridere le idee di chi la pensa diversamente, avanzare illazioni o sospetti sulle altrui convinzioni, attribuire agli altri valutazioni mai espresse o, peggio, accusare i colleghi di collusione con il “potere”, sia un grave errore. Capisco la passione politica ma questo può allontanare molti dal blog e alcuni anche dalla SCI.
    A proposito di militanza degli scienziati, mi pare che proseguire il dibattito su questo tema sarebbe quanto mai interessante. Divide da tempo le persone e anche le coscienze individuali (compresa quella di chi scrive). Questo succede perché ci sono, come si suole dire, i pro e i contro. Ho studiato, da storico dilettante, parecchi casi.
    Trovo che occorra scegliere caso per caso quando è il momento di schierarsi ma che occorra guardarsi dall’illusione di essere i soli ad essere nel giusto.
    In un famoso articolo pubblicato da Science (248, 1990), M. Granger Morgan, Lord Chair Professor in Engineering and Head of the Department of Engineering and Public Policy, Carnegie Mellon University, scriveva:
    «Everyone has the right to become an advocate. But you really want to choose one role or the other – advocate or analyst. The two roles don’t mix very well»

  13. «Everyone has the right to become an advocate. But you really want to choose one role or the other – advocate or analyst. The two roles don’t mix very well»

    Il fatto che non si mescolino bene non vuol dire che non sia possibile realizzare una sospensione colloidale. Non è una soluzione (in senso chimico), ma gli somiglia un po’ macroscopicamente. A volte la maionnese impazzisce è vero, ma quando non lo fa è anche buona se gli ingredienti lo sono.

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