Non chiamarci maestri

Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo.

a cura di Marco Taddia

Recensione a “Una stella tranquilla” di Pietro Scarnera (Comma 22 srl, 2013 – pp. 239, Euro 14,00)

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Il mondo dei fumetti conta lavori di riconosciuta qualità artistica e numerosi appassionati ma tra coloro che si sono avvicinati a questa forma di comunicazione è probabile che qualcuno non abbia prestato attenzione alle tecniche espressive. Anche i fumetti hanno il loro linguaggio e relativo vocabolario. Ad esempio, si chiama “nuvoletta” lo spazio che racchiude le parole pronunciate dal personaggio. Ci sono delle varianti per quanto riguarda la coda e i contorni della nuvoletta, nonché una vasta gamma di possibilità per quanto riguarda il testo, i segni grafici, le metafore ecc..Se avete tempo di dare un’occhiata al sito citato in fondo le scoprirete e forse apprezzerete ancora di più l’abilità di chi talvolta riesce a creare piccoli capolavori con mezzi, tutto sommato, abbastanza modesti. Consiglio di farlo, magari prima di sfogliare “Una stella tranquilla” il libro-fumetto di Pietro Scarnera dedicato al chimico e scrittore Primo Levi (1919-1987).

E’ un libro che si avvale di molti accorgimenti propri di questo mezzo espressivo e che conferma, semmai qualcuno ne avesse sentito ancora il bisogno, che Scarnera è una delle migliori firme del fumetto italiano . Nato a Torino nel 1979, sappiamo che lavora a Bologna.

Questa città ha un rapporto speciale con i fumetti. Oltre ad aver dato i natali a varie celebrità, possiamo ricordare che ospita il Festival Internazionale del Fumetto, giunto quest’anno all’VIII edizione (20 al 23 novembre).

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Pietro Scarnera (Torino 1979)

Nel risvolto si dice che Scarnera ha esordito nel mondo del fumetto nel 2009, aggiudicandosi il primo premio al festival del fumetto di realtà Komikazen con il progetto per il suo Diario di un addio, pubblicato l’anno dopo da Comma 22. Il libro racconta i cinque anni che l’autore trascorse assistendo il padre ridotto in stato vegetativo. È un’informazione importante per capire Scarnera e anche il suo ultimo libro. Chi fosse un po’ prevenuto sul mezzo scelto per parlare di Levi e si aspettasse un libro “leggero”, si sbaglierebbe di grosso. Il titolo del libro deriva da un racconto di Levi compreso nella raccolta Lilit (Futuro anteriore) e fa riferimento alla storia di una stella, in apparenza lontana e calma, che però cessa di bruciare con fragore. E’ quasi una similitudine con Levi sulla quale giudicherà il lettore. Nelle ultime due pagine, dopo la bibliografia, l’autore spiega perché ha voluto “riscoprire” Levi. Come tanti, aveva letto a scuola “Se questo è un uomo”. Gli era piaciuto ma forse non ne aveva capito l’importanza. Più tardi, ampliato il raggio delle letture, compresi i saggi su di lui e le interviste, Scarnera ha scoperto una figura molto più complessa di quello che immaginava. Ha visto che Levi passava dall’impegno civile alla fantascienza, che sapeva essere ironico e divertente, profondo e serio. A poco a poco gli è divenuto quasi famigliare, complice la comune città natale, e ha cercato di capire in che modo era diventato scrittore. Si capisce allora perché il sottotitolo del libro sia “Una storia sentimentale di Primo Levi” e come l’autore si sia sforzato di rispettare il confine pubblico/privato concentrandosi sulla biografia di Levi scrittore, quale emerge dalla sua opera. Direi che Scarnera è riuscito in pieno nel suo intento, proponendoci anche un confronto di generazioni, quella di Levi e quella dei suoi ideali “nipoti” di oggi.

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Lo fa immaginando che due ragazzi, dopo più di mezzo secolo dal ritorno di Levi dalla prigionia, giungano a Torino per ripercorrerne le strade seguendo le sue tracce, ricostruirne la storia e raccoglierne l’eredità. Ma quale eredità? Lo scopriamo nelle ultime pagine, laddove compare Levi, ritratto in epoche diverse della sua vita, dalla gioventù alla maturità, accanto a un ragazzo di oggi seduto al computer. Non gli escono “nuvolette” dalla bocca perché non sta parlando o pensando ma appaiono qua e là le strofe di una sua indimenticabile poesia consegnata ormai alla memoria collettiva. Essa rappresenta, se così si può dire, la cessione del testimone ai giovani da parte degli uomini della generazione di Levi . Pur non cedendo ai facili sentimentalismi è intrisa di sollecitudine per chi si accinge ad affrontare il futuro. Levi incoraggia i giovani a tentare, nonostante l’insicurezza. Inizia cosi: “Non spaventarti se il lavoro è molto/C’è bisogno di te che sei meno stanco…”. Dopo un elenco delle cose buone e meno buone fatte dagli appartenenti alla sua generazione, termina con un invito, quasi un comando, che deriva proprio dalla consapevolezza degli errori compiuti: “Non chiamarci maestri”. La poesia s’intitola “Delega” e porta la data 14 giugno 1986. Meno di un anno dopo (11 aprile 1987), Levi moriva in circostanze drammatiche, precipitando nella tromba delle scale dal terzo piano dello stabile in cui abitava. Negli anni seguenti si moltiplicarono le ipotesi intorno alla sua morte e alcuni non credono ancora al suicidio. Levi era certamente provato dalla depressione e affaticato dall’assistenza all’anziana madre. Pochi anni prima erano scomparse due figure di riferimento nella sua vita come Leonardo De Benedetti (1983) e Italo Calvino (1985).  Ma come dicevo, il libro rispetta la complessità umana di Levi e preferisce parlare dello scrittore. Così apprendiamo delle incertezze iniziali, dei primi insuccessi, dei giudizi e degli incoraggiamenti di Calvino. Levi diceva di sentirsi un centauro, metà chimico e metà scrittore. Anche noi, suoi colleghi nella professione, dovremmo leggere con attenzione questo libro se vogliamo accostarci al lato forse meno noto della sua personalità. Ne verremo ampiamente ripagati e magari quelli tra noi che non sono più giovani ma che talvolta si sentono insicuri di fronte alle scelte che la vita impone, si sentiranno spronati da quei versi di “Delega” che dicono : “Aiuta, insicuro. Tenta benché insicuro, /perché insicuro,”Vedi/se puoi reprimere il ribrezzo e la noia/Dei nostri dubbi e delle nostre certezze/.

Il libro ha vinto quest’anno il “Premio Cosmonauti” come miglior fumetto nell’ambito del Festival “Tra le nuvole”

http://www.istitutocomprensivopignatelli.gov.it/attachments/article/105/linguaggio_fumetti.pdf

http://pietroscarnera.blogspot.it/

2 pensieri su “Non chiamarci maestri

  1. Personalmente non apprezzo molto la divulgazione in fumetti. Amo il genere, inoltre ultimamente grazie alla nuova moda delle graphic novels sta tornando decisamente di moda. Ma ammetto che mi vien sempre da storcere il naso quando accosta il fumetto alla chimica; lo dico non perché penso che la tecnica del fumetto non sia adatta alla divulgazione (mi smentirei da solo citando i primi fumetti Marvel che, durante il periodo della Golden Age, tentarono di spiegare la fisica dietro le azioni dei grandi supereroi) ma perché credo che divenga controproducente (o forse addirittura noioso) inserire l’aspetto nozionistico dentro piccole “nuvolette”. Ammetto però che non ho nessuna esperienza con il fumetto in questione, inoltre non ne conosco il contenuto. Prometto che leggerò il libro il prima possibile, speriamo che mi faccia ricredere. Primo Levi inoltre, è una figura che mi ha fatto appassionare ed appassiona tuttora in entrambe le sue fattezze centaurine.

    Ho visto che, sul blog di Pietro Scarnera, lo scrittore ha raccontato brevemente l’avventura vissuta il giorno della vittoria del premio. Un breve ma simpatico racconto, un primo buon segnale direi

  2. Caro Riccardo M., grazie per il commento. Ne riparleremo dopo che l’avrai letto. Forse cambierai idea anche perché, come dicevo, qui non si pretende di divulgare la chimica ma si racconta più che altro come Levi sia diventato scrittore.
    Messo da parte questo libro, se vorrai divertirti con una storia della chimica un po’ sbarazzina ma intelligente, dai un’occhiata al numero di Topolino uscito in occasione dell’Anno Internazionale della Chimica (http://www.scienzainrete.it/contenuto/news/chimica-dei-paperi).
    Un saluto e a presto, MT.

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