Sulla questione posta da Garattini.

Luigi Campanella

Entro con sentimenti opposti all’interno del dibattito che si è acceso all’interno della comunità scientifica e civile intorno alla recente legge del nostro Paese che limita molto strettamente la sperimentazione animale. Da un lato c’è la convinzione che i dibattiti siano sempre utili in quanto espressione di libertà di opinione e di espressione che devono sempre e comunque essere difese, dall’altro c’è la preoccupazione per un contrasto su un argomento nel quale aspetti etici e scientifici confluiscono,finendo per tirare la corda da una parte o dall’altra,ma perdendo di vista il necessario punto di equilibrio. La lettera del prof. Garattini al Min.ro Carrozza ha invocato un intervento ministeriale per evitare che i ricercatori , a seguito della nuova legge ,siano privati di un prezioso strumento di ricerca in favore della salute e dell’ambiente,della medicina in generale. Secondo l’estensore della lettera la legge pone di fatto alla sperimentazione animale limiti talmente stretti da renderla inapplicabile.Non si è fatta attendere la risposta che ha evidenziato i risvolti politici delle scelte assunte riferite all’esigenza di guidare verso un abbandono progressivo della sperimentazione animale i 27 Paesi dell’UE, tra i quali un certo numero adotta criteri troppo permissivi ed irrispettosi della dignità degli animali. La risposta non si è limitata a tali aspetti:sono state anche mosse critiche alle effettive ricadute che l’approccio sperimentale animale possa garantire, tenuto conto di alcune motivazioni di inaffidabilità che possono essere mosse: trasferimento all’uomo a dir poco incerto dei risultati conseguiti, carenze sul piano della trattazione statistica ,metodi sperimentali non adeguatamente normati. Se questo può essere vero c’è però anche da dire che il sistema organismo animale completo non può essere riprodotto in laboratorio né può essere simulato con ciò rendendo insostituibile la sperimentazione animale ,soprattutto se riferita  a test sul funzionamento del meccanismo cerebrale e sulle ricadute sul relativo organo da parte di sostanze  testate ,ad esempio farmaci.

Da chimico mi permetto, insieme alla mia comunità,di battermi per un riequilibrio del confronto al fine di sostenere la comunità scientifica verso il traguardo che l’UE con la norma delle 3 R (reduction, replacement, refinement)  ci ha indicato,e cioè progressivo abbandono della sperimentazione animale e sua applicazione ai casi di documentata insostituibilità. Rispetto a questo cammino la chimica può fare molto, avendo già indicato sperimentazioni alternative ed innovative che si basano su test in vitro, sulla biosensoristica, sulla modellistica molecolare, sulla proteomica. Durante il mio periodo di presidenza della Società Chimica Italiana è stato redatto un testo su  questi metodi,non solo discussi teoricamente,ma anche illustrati da esperienze dirette già in atto presso laboratori di ricerca nazionali.Non pretendo sia una guida,ma certo la dimostrazione che molto si deve e si può fare verso il comune traguardo. Ovviamente non si tratta di prerogative specifiche ed uniche: altre comunità scientifiche possono fare come noi e più di noi. Auspichiamo che dal dibattito di questi giorni scaturisca una comune volontà di collaborazione,ciascuno a partire dal proprio punto di vista, ma con la disponibilità a recepire proposte diverse e comunque al confronto civile e rispettoso, finalizzato al raggiungimento di un traguardo comune

 

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