Grandi alberi

Potrei dire che hanno fatto una scoperta che cambia il modo di valutare il bilancio del carbonio e che dà indicazioni per certi aspetti rivoluzionarie sul ruolo svolto dalle foreste e su come una foresta svolga il proprio ruolo di deposito del carbonio.

Ma preferisco dire che ci sono scoperte che mi fanno venire un brivido alla schiena, restituendoci una immagine della Natura che solo l’intuito dei poeti ha colto finora.

Su Nature di questa settimana (http://www.nature.com/news/tree-growth-never-slows-1.14536) N.L. Stephenson e altre decine di colleghi dopo aver esaminato centinaia di migliaia di alberi di oltre 400 specie diverse in tutto il mondo hanno concluso che non è vero che gli alberi anziani sono meno importanti di quelli giovani nel ciclo del carbonio; è vero che con l’età la loro efficienza diminuisce ma i grandi alberi, i più antichi della foresta, rimediano a questo grazie alla amplissima superficie foliare; in pratica nella maggior parte delle specie la velocità di crescita della massa dell’albero aumenta con le sue dimensioni. avezdelprincipe

L’Avez del Prinzipe domina il bosco di abeti bianchi in località Malga Laghetto, a Lavarone, un’ora e mezza da Trento. E’ l’albero più alto del nord Italia, 54 metri. © Tiziano Fratus, 2013

 Come conseguenza di ciò i grandi vecchi alberi non sono semplicemente riserve di carbonio che invecchiano, ma essi fissano attivamente grandi quantità di carbonio se paragonati ad alberi più piccoli; in casi estremi un singolo albero molto grande può aggiungere alla foresta in un solo anno la stessa quantità di carbonio di quella contenuta in un intero albero di medie dimensioni.

Quando vedo un grande albero tagliato nelle nostre città mi prende una stretta al cuore, sempre mi sembra di perdere un amico; certo ci sono a volte motivi di sicurezza, ma il dato di fatto è che la nostra attenzione su questi temi è troppo centrata sul nostro ombelico; la natura viene sempre “dopo” di noi, noi e le nostre esigenze  veniamo per primi; e gli alberi, i grandi alberi che durano per generazioni e a volte per secoli e perfino per millenni, danno il segno della continuità; molte delle cose che facciamo durano meno di parecchi alberi; noi non dovremmo considerarci i padroni della Natura, ma solo la sua coscienza.

erounolmo

(foto by Rita Cosentino, Trento, Largo Medaglie d’oro, estate 2013)

Samuel Gardner

I who kept the greenhouse,

Lover of trees and flowers,

Oft in life saw this umbrageous elm,

Measuring its generous branches with my eye,

And listened to its rejoicing leaves

Lovingly patting each other

With sweet aeolian whispers.

And well they might:

For the roots had grown so wide and deep

That the soil of the hill could not withhold

Aught of its virtue, enriched by rain,

And warmed by the sun;

But yielded it all to the thrifty roots,

Through which it was drawn and whirled to the trunk,

And thence to the branches, and into the leaves,

Wherefrom the breeze took life and sang.

Now I, an under-tenant of the earth, can see

That the branches of a tree

Spread no wider than its roots.

And how shall the soul of a man

Be larger than the life he has lived?

 

Samuel Gardner

Io che curavo la serra,

amavo alberi e fiori,

da vivo guardai spesso quest’olmo ombroso,

ne misurai con l’occhio i rami generosi,

e ascoltai le foglie festose

carezzarsi amorosamente

con dolci sussurri eolii.

E potevano ben farlo:

perché le radici si erano fatte così larghe e profonde

che il suolo della collina, arricchito dalla pioggia

e scaldato dal sole,

nulla tratteneva delle sue virtù,

ma tutte le cedeva alle vigorose radici,

dalle quali erano succhiate e fatte turbinare nel tronco

e poi nei rami, e nelle foglie,

da cui la brezza traeva vita e cantava.

Ora io, abitatore sotterraneo della terra, vedo

che i rami di un albero

non sono più ampi delle radici.

E come potrebbe l’anima d’un uomo

essere più grande della vita che ha vissuto?

da Spoon River Anthology di E.Lee Masters

Rate of tree carbon accumulation increases continuously with tree size –   Nature(2014)  N.L. Stephenson  et al. doi:10.1038/nature12914

Abstract.

Forests are major components of the global carbon cycle, providing substantial feedback to atmospheric greenhouse gas concentrations1. Our ability to understand and predict changes in the forest carbon cycle—particularly net primary productivity and carbon storage—increasingly relies on models that represent biological processes across several scales of biological organization, from tree leaves to forest stands2, 3. Yet, despite advances in our understanding of productivity at the scales of leaves and stands, no consensus exists about the nature of productivity at the scale of the individual tree4, 5, 6, 7, in part because we lack a broad empirical assessment of whether rates of absolute tree mass growth (and thus carbon accumulation) decrease, remain constant, or increase as trees increase in size and age. Here we present a global analysis of 403 tropical and temperate tree species, showing that for most species mass growth rate increases continuously with tree size. Thus, large, old trees do not act simply as senescent carbon reservoirs but actively fix large amounts of carbon compared to smaller trees; at the extreme, a single big tree can add the same amount of carbon to the forest within a year as is contained in an entire mid-sized tree. The apparent paradoxes of individual tree growth increasing with tree size despite declining leaf-level8, 9, 10 and stand-level10 productivity can be explained, respectively, by increases in a tree’s total leaf area that outpace declines in productivity per unit of leaf area and, among other factors, age-related reductions in population density. Our results resolve conflicting assumptions about the nature of tree growth, inform efforts to undertand and model forest carbon dynamics, and have additional implications for theories of resource allocation11 and plant senescence12.

(cdv)

9 pensieri su “Grandi alberi

  1. Complimenti, molto bello e interessante. A me piace pensare che dentro questi grandi alberi siano presenti quegli atomi di carbonio, di cui parlava Primo Levi nel suo libro Il sistema periodico” che rappresentano la memoria delle generazioni passate, fissata in modo indelebile nel tronco di un albero secolare

  2. Confermo che gli alberi antichi conservano gli stessi atomi di carbonio di tempi lontani. Questo ce lo insegnano la dendrocronologia e la dendroclimatologia mediante quel magnifico strumento cronologico rappresentato dal radiocarbonio imprigionato negli anelli degli alberi. E ricordiamo così Libby, premio Nobel della Chimica 1949, per la radiocronologia con il C-14!

  3. Alcuni anni fa ho diradato il mio bosco di pianura e contro il consiglio del boscaiolo ho lasciato alcune grandi querce, non ce l’ho fatta a vederle al suolo, a vedere la loro profonda anima lasciare le viscere della terra. Ora con questa scoperta ho il cuore in pace .

  4. Anche a me dispiace molto quando vedo tagliare grandi e medi alberi.
    Mi sono rattristato al taglio dei bellissimi pioppi (di media grandezza) ai limiti del parco di Melta a Gardolo di Trento.
    Al loro posto sono stati piantati degli alberelli la maggioranza dei quali sono già morti.
    Gli alberi, secondo gli Indiani di America, sono
    “i nostri fratelli che stanno fermi in piedi”.

    Gianni Tiziano

  5. Sono commosso. Ricordo ancora i lucciconi quando ho letto (Hyperion) della distruzione di Bosco Divino e dell’Albero Mondo, e così pure quando in Avatar hanno bombardato l’Albero Casa dei Na’vi su Pandora. Nel mio piccolo sono un praticante dell’immagazzinamento del carbonio nella biomassa. Da quando ho comprato casa, sono 13 anni che il bosco si espande vigorosamente e mi sta seppellendo, al punto che ho molta più luce in casa in inverno che non in estate. Parallelamente c’è stata anche una crescita impetuosa della quantità di Ghiri, adorabili diavoletti devastatori 🙂

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