Ascoltare la Scienza: l’incidente di Bologna e la transizione energetica

Autori vari.

Riceviamo da Vincenzo Balzani e volentieri pubblichiamo.

L’energia è la risorsa più importante. L’ambiente, la Terra, la nostra “casa comune” è il luogo dove dobbiamo vivere. Energia e ambiente sono quindi strettamente connessi. Oggi al mondo, ogni secondo, consumiamo 250 tonnellate di carbone, 1000 barili di petrolio e 105.000 metri cubi di gas. Sappiamo da tempo che i combustibili fossili sono una risorsa non rinnovabile e che il loro uso danneggia la salute dell’uomo. Sappiamo anche che si tratta di sostanze con alto contenuto di energia, pericolose da trattare e da trasportare: il grave incidente del 6 agosto a Bologna non è che l’ultimo di una serie di disastri che hanno coinvolto petroliere, oleodotti, gasdotti, raffinerie, depositi. La scienza negli ultimi decenni ha scoperto che l’anidride carbonica prodotta dall’uso di questa sterminata quantità di combustibili fossili e immessa nell’atmosfera (36 miliardi di tonnellate all’anno) provoca il cambiamento climatico. Nella Conferenza COP 21 di Parigi, le delegazioni di 197 nazioni hanno concordemente riconosciuto che il cambiamento climatico è la minaccia più grave per l’umanità. L’unica soluzione per uscire dalla crisi energetico-climatica è smettere di usare i combustibili fossili. Purtroppo, come scrive il papa nell’enciclica Laudato sì, “La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide”. La transizione energetica è ineluttabile, è già iniziata, ma è fortemente ostacolata dai giganteschi interessi economici della lobby del petrolio, che insiste nel definire immature e non affidabili le energie rinnovabili del sole, del vento e della pioggia, che producono energia elettrica. La scienza dimostra invece che la transizione dai combustibili fossili alla elettricità prodotta dalle rinnovabili è tecnicamente possibile e economicamente conveniente.

Alla nostra Scuola della Pace di Sovere, proprio nel giorno dell’incidente di Bologna, stavamo discutendo di questo problema. In particolare, abbiamo approfondito il piano WWS (water, wind, sun) proposto da scienziati delle Università di Berkeley, Stanford e Berlino. Il piano esamina in dettaglio la situazione di 139 stati del mondo. Per ciascun paese analizza i consumi energetici e la disponibilità di risorse rinnovabili per generare elettricità e propone per ogni paese un piano specifico, tenendo conto della disponibilità di sole, vento, acqua, suolo, tetti, materie prime e situazioni particolari. Per l’Italia, l’analisi dettagliata dello studio WWS si può riassumere con i seguenti dati.

Se decideremo di accelerare la transizione, nel 2050 useremo solo energia elettrica generata da fotovoltaico (56,7%); eolico (26,3%); solare a concentrazione (11,3%); idroelettrico (4,9%); geotermico (0.6%). Dal punto di vista economico, si avrà un risparmio di 382 $/persona/anno sul costo dell’elettricità e un risparmio sui costi dei danni causati da inquinamento e cambiamento climatico per una media di 7.700 $/persona/anno. Si eviterà la morte prematura per inquinamento, in media, di circa 20.000 persone all’anno. Verranno perduti circa 160.000 posti di lavoro nei settori dei combustibili fossili, ma si creeranno circa 300.000 nuovi posti di lavoro permanenti per attività di costruzione e 350.000 per attività di gestione delle energie rinnovabili con un saldo positivo di circa 500.000 posti. Un altro vantaggio è che l’energia viaggerà su fili e non sulle autostrade. Lo studio conclude dicendo che la transizione energetica, pur essendo tecnicamente possibile ed economicamente conveniente, troverà ostacoli di tipo sociale e politico. Si tratta infatti, come dice papa Francesco, di una “rivoluzione culturale” per la quale non siamo ancora preparati.

Ecco: chiediamo che l’incidente di Bologna sia almeno occasione per diffondere conoscenza e consapevolezza, sia a livello politico che fra i cittadini, sulla necessità di promuovere la transizione energetica.

Questa, fra tante di cui si parla in questi giorni, è veramente la “Grande Opera” di cui il Paese ha più bisogno.

A nome dei partecipanti alla scuola della pace organizzata dalle parrocchie della Dozza (Bologna) e Sammartini (Crevalcore). don Giovanni Nicolini, don Giancarlo Giuseppe Scimè, don Francesco Scimè