La rivoluzione culturale: ecologica e sociale

Vincenzo Balzani

(già pubblicato su Bo7 del 19 giugno 2022)

La nostra epoca è caratterizzata da due insostenibilità: ecologica, come mostrato, ad esempio, dal cambiamento climatico, e sociale, testimoniata dalle sempre crescenti disuguaglianze. Possiamo e dobbiamo porvi rimedio.

Papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, ci esorta a compiere una rivoluzione culturale che ci porti a custodire il pianeta. La principale causa dell’insostenibilità ecologica è l’uso dei combustibili fossili. È necessario, dunque, ricorrere a fonti energetiche alternative, le energie rinnovabili del Sole (fotovoltaica), del vento (eolica) e dell’acqua (idroelettrica) che, senza generare inquinamento e senza causare cambiamento climatico, forniscono elettricità, una forma di energia molto più pregiata del calore prodotto dai combustibili fossili. Le energie rinnovabili non sono solo la risposta alla crisi climatica, ma anche la chiave per combattere la povertà energetica. Come denunciato proprio su Avvenire dal direttore del Centro studi Power Shift Africa, alcune nazioni sviluppate, soprattutto Italia e Germania, anziché sostenere l’Africa nello sviluppo delle energie rinnovabili, spingono molti Paesi africani a riversare le loro limitate riserve finanziarie nello sviluppo di un’industria di estrazione dei combustibili fossili.

In natura, le energie fornite dal Sole, dal vento e dall’acqua sono molto abbondanti, ma per convertirle in elettricità servono apparecchiature (pannelli fotovoltaici, pale eoliche, dighe, ecc.) che dobbiamo costruire partendo dalle risorse materiali che ci fornisce la Terra. La quantità di questi materiali è però limitata, per cui dobbiamo utilizzarli con la massima efficienza e riciclarli. Per questa ed altre ragioni è necessario abbandonare l’economia lineare dell’usa e getta, alimentata dai combustibili fossili, e adottare un’economia circolare che utilizza le energie rinnovabili e che è basata su riuso, riparazione e riciclo di tutto quello che produciamo. Parallelamente, dobbiamo abbandonare il consumismo e vivere in modo più sobrio.

C’è poi un altro problema. Le limitate risorse materiali necessarie per convertire in energia elettrica le energie del Sole, del vento e dell’acqua non sono equamente distribuite sulla Terra. Ad esempio, alcuni elementi chimici fondamentali, come il Litio per le batterie e il Neodimio per le pale eoliche, non si trovano né in Italia né in Europa, ma prevalentemente in Cile, il primo, e in Cina, il secondo. Alla scarsità di una risorsa importante un Paese può far fronte in due modi: con la guerra, come spesso è accaduto in passato per il petrolio, o con accordi di collaborazione e scambi commerciali. Le nazioni continueranno ad essere così incoscienti da fare guerre per conquistare le risorse che non hanno, o finalmente capiranno che ogni guerra è una sconfitta per l’umanità intera?

Ecco allora l’altro aspetto della necessaria rivoluzione culturale, indicato da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti: promuovere un’aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale per costruire un mondo migliore, a partire dalla comune appartenenza alla famiglia umana e dal riconoscerci fratelli perché figli di un unico Creatore.

5 pensieri su “La rivoluzione culturale: ecologica e sociale

  1. Assolutamente d’accordo. Parole sante !
    Peccato che i governanti del mondo sviluppato si siano asserviti alle teorie economiche liberiste (e gran parte dei loro popoli si accodano, anche se liberamente), quelle dei paesi orientali (Cina, Russia) abbiano come ideale il controllo delle loro popolazioni e usano economia e forza militare per espandere la sfera del loro potere. I paesi meno sviluppati (tipo BRICS) si agganciano ora a questo ora a quel carro, mentre quelli veramente poveri annaspano.
    E allora, come ne usciremo, se non sarà il “mondo libero” a portare avanti questa battaglia ? Il Papa, da solo, non ce la può fare…

  2. Beh veramente anche i “liberisti” usano economia e forza militare; qualche mese prima dell’inizio del nuovo conflitto in Ucraina abbiamo avuto la “fuga” da Kabul dopo 20 anni di guerra per esportare la democrazia con scarsissimi risultati a parte 240mila morti, e 2000 miliardi di dollari spesi per armi. Il mondo “libero” non esiste credo; esiste solo una internazionale dei poveri contrapposta in ogni paese ad una dei ricchi. Per il momento quella dei ricchi sta vincendo, ma non è detto.

  3. Sulle cazzate dell’imperialismo americano son stati scritti (e si scriveranno) molti libri e saggi.
    Però noi nel “mondo libero” possiamo esprimere le ns opinioni, o scriverle o praticare le ns idee. Ad altri questa fortuna non è data.
    In questa crisi una cosa che mi ha colpito, fra le operazioni di varia propaganda, consiste nelle reiterate minacce di distruggere con armi atomiche i paesi che si contrappongono alle iniziative di Putin : “in 3′ distruggiamo la Gran Bretagna e la rendiamo inabitabile per tre secoli, in 1’07” distruggiamo Berlino e Varsavia, in meno di 1′ cancelleremo dalla faccia della terra Helsinki, sareebbero tutti problemi in meno, un sollievo per noi”. In tanti anni di guerra fredda, sapevamo di essere, tutti noi delle città del nord Italia, i primi bersagli su cui avrebbero i sovietici lanciato, in caso di guerra. Ma mai fummo esplicitamente minacciati da ministri e tv sovietiche.
    E neppure mi pare lo abbiano mai fatto gli USA, in questi termini, nei confronti dei paesi del Patto di Varsavia. D. Macarthur fu destituito dal comando delle truppe durante la guerra di Corea per aver solo ventilato l’impiego dell’arma atomica contro i cosiddetti “volontari cinesi”.
    Mi sembra che questo faccia la differenza.

  4. Vedrò di ampliare, ma quando i matematici o i fisici teorici discettano di democrazia o costituzioni, i risultati sono paradossali: vedi il famoso episodio tra Godel ed Einstein sulla cittadinanza americana, che voleva rifiutare.
    Mi sa che il “buon” vecchio Winston, alla fine, ha un bel po’ di ragione..

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