Felice Ippolito

a cura di Gianfranco Scorrano, ex presidente SCI

Nasce a Napoli il 16 novembre 1915. Si laurea nel 1938 in ingegneria civile ma indirizza poi la sua carriera verso la geologia: nel 1948 ottiene la Libera Docenza e nel 1950 la cattedra di Geologia Applicata presso l’Università di Napoli

Come racconta Paoloni, Ippolito, convinto che in Italia potessero esserci buone quantità di uranio, per i suoi studi geologici interpellò il fisico Edoardo Amaldi che gli fornì alcuni contatori Geiger e lo  mise in contatto con il fisico Giuseppe Bolla, che lavorava nel  CISE,  di cui Ippolito divenne poi consulente esterno. Il Centro Informazioni Studi Ed Esperienze (CISE) di Milano  finanziato dai colossi elettrici Sade, Edisonvolta, Fiat, Falck, etc, aveva come direttore l’ing. De Biasi, amministratore delegato della Edison. La speranza, come riporta  Roberto Renzetti, sia di Ippolito che del CISE, era quella di ottenere il supporto  del Governo per ricerche nucleari. Tuttavia De Gasperi, allora capo del governo, era abbastanza insensibile ai temi della ricerca.

Si sperava anche sull’appoggio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, guidato da Francesco Giordani. Giordani, che era stato a capo dell’IRI, ed aveva conoscenze nel campo industriale, identificò Pietro Campilli, ministro dell’Industria nel De Gasperi-7, con cui condividere l’idea di creare un ente, diverso dal CNR, che potesse dedicarsi a ricerche nucleari. Campilli nel 1951 si recò

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I professori Felice Ippolito e Edoardo Amaldi

a Milano per visitare i laboratori del CISE: era accompagnato da un consulente esterno del CISE, Felice Ippolito e dal padre di Felice, Girolamo, che era Presidente delle Acciaierie Terni.

Convinto della serietà delle ricerche , Campilli decise di spingere per la realizzazione del progetto di Giordani : piuttosto che puntare su un Ente, che per essere creato necessitava di una legge, decise di creare invece un Comitato, che si occupasse di ricerche nucleari, senza finanziamenti stabili, che certamente sarebbe passato senza particolari problemi.

Così, il 26 giugno 1952, su decreto del Presidente del Consiglio, di concerto con il Ministro dell’Industria e di quello della Pubblica Istruzione, nacque il Comitato Nazionale  per le Ricerche Nucleari (CNRN), triennale, presidente Giordani e tra i componenti anche Ippolito, che essendo il più giovane venne indicato come segretario. Nel triennio, il CNRM, partito come centro di finanziamento per  la ricerca applicata (CISE) e per quella fondamentale (Istituto Nazionale  di Fisica Nucleare, INFN) lottò per vedere meglio riconosciuto il proprio ruolo, a partire da una appropriata legge, cominciando anche ad assumere  molti tecnici dal CISE. Venuto a scadere il comitato, nell’agosto del 1956, Giordani dette le dimissioni, sperando di accelerare le auspicate procedure legislative di modifica del comitato già scaduto. Ippolito fu nominato segretario generale, più per altro per liquidare le attività del CNRN. Invece, Ippolito, nei sei mesi trascorsi tra le dimissioni di Giordani e la nomina del nuovo presidente (Basilio Focaccia, eletto a fine agosto 1956), potenziò il CNRN assumendo persone (in particolare tecnici del CISE) e iniziando campagne giornalistiche per far pressione sul governo affinchè si impegnasse nella politica nucleare.

Nell’inverno del 1956/57  le Edison chiese al governo italiano la “garanzia di cambio” per il prestito che intendeva concludere con l’americana Eximbank per la costruzione di una prima centrale nucleare in Italia. La garanzia di cambio prevede che la differenza tra il valore del dollaro, nel momento in cui vengono pagate, nel corso di 15-20 anni, le rate di restituzione, ed il valore del dollaro all’atto di stipulazione venga pagata dallo Stato, mentre il beneficiario paga sempre e soltanto il valore iniziale. L’intervento di Ippolito presso il ministro dell’Industria del tempo, il liberale Cortese, convinse quest’ultimo a negare la garanzia del cambio. Naturalmente questo rese Ippolito, già  inviso alla Edison per la sua attività verso il CISE, il nemico n.1 per gli industriali elettrici.

La legge 11 agosto 1960 n.933, una legge stralcio, sanciva finalmente la nascita di un nuovo ente, il Comitato Nazionale Energia Nucleare (CNEN) destinato a subentrare al comitato CNRN: come detto una legge stralcio, che anche conteneva, oltre al finanziamento del piano quinquennale  (80 miliardi)anche il poco razionale fardello di dover provvedere ai finanziamenti per la ricerca fondamentale in fisica nucleare (leggi INFN).

L’attività del CNEN prosegue sotto il coordinamento del segretario generale Ippolito fino a condurre alle tre centrali nucleari di Latina, Garigliano, e Trino Vercellese che, quando in attività nel 1963-1964 produrranno fino al 4,3% della produzione totale di energia elettrica in Italia. Con  ciò l’Italia si collocava al terzo posto al mondo occidentale (dopo Stati Uniti e Gran Bretagna) per produzione di energia elettronucleare.

Agli inizi del 1963 Ippolito viene nominato consigliere dell’ENEL. Sembrò una nomina convincente essendoci il problema di conciliare l’attività del CNEN e quella dell’ENEL. Tutti i consiglieri dettero le dimissioni dalle cariche che occupavano, compreso Ippolito per quanto riguarda la cattedra di geologia applicata, occupata presso l’Università di Napoli. Non si fece parola della sua posizione presso in CNEN, peraltro arcinota a tutte le autorità che ebbero la responsabilità della scelta.

Ippolito prese l’iniziativa di dare le dimissioni da segretario generale del CNEN, facendosi però subito riassumere quale consulente, con lo stesso compito e la stessa retribuzione, eliminando solo formalmente il rapporto d’impiego (Mario Silvestri,Il costo della menzogna,Einaudi, 1968).

Il segretario del partito socialdemocratico, Giuseppe Saragat, di ritorno da una visita probabilmente di propaganda elettorale in vista delle elezioni presidenziali di lì a poco in Italia, dettò all’Agenzia Democratica, di proprietà del PSDI, una nota in cui si sosteneva:1) che l’ENEL era quanto di meglio si potesse avere sul piano organizzativo e produttivo, mentre il CNEN amministrava in modo disinvolto i soldi che lo Stato gli passava; 2) che la costruzione di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica era assimilabile alla costruzione di una segheria con l’intento di produrre segatura.

Il 29 agosto, il settimanale democristiano Vita pubblica un articolo dal titolo Il dossier nucleare sul tavolo di Leone, un dossier, si dice, preparato da 4 senatori democristiani,che poi in udienza dichiararono di averlo solo firmato: provenienza, ufficio studi della Edison. In esso si insiste su due punti:la copertura con i finanziamenti del secondo piano quinquennale di vicende del primo piano quinquennale; e la vicenda di una società, la Archimedes per la costruzione dell’impianto Eurex. La Archimedes era una società fondata nel 1960 da varie persone tra cui lo stesso Ippolito e suo padre. Ippolito si era dimesso dalla società nel 1962.

Sabato 31 agosto il ministro democristiano Togni (Industria) emise un comunicato con il quale Ippolito era dichiarato sospeso dal suo incarico al CNEN. Il 14 ottobre il consiglio di amministrazione dell’ENEL sostituì il nome di Ippolito.

Il 6 settembre il Procuratore Generale della Repubblica di Roma chiese copia della relazione della commissione di indagine istituita da Togni e copia del dossier preparato dai 4 senatori DC.

Il 4 marzo Ippolito venne arrestato, condotto a Regina Cieli e accusato di otto capi di imputazione tra cui falso in atto pubblico, peculato, interesse privato e abuso in ippolito2atti di ufficio.  La sentenza, letta il 29 ottobre 1964, condannò Ippolito a 11 anni e 4 mesi di reclusione. La pena sarà ridotta in appello (4 febbraio 1966) a cinque anni e tre mesi. In attesa del ricorso in Cassazione (poi respinto), Ippolito fu messo in libertà provvisoria  e nel maggio 1968 venne graziato da Giuseppe Saragat, allora Presidente della Repubblica.

Ippolito  riprese l’attività professionale, assumendo, nell’ottobre 1968, la direzione della rivista Le Scienze, edizione italiana di Scientific American ( che mantenne fino al dicembre 1995). Il 1° nov. 1970, tornò all’insegnamento come ordinario di geologia presso la facoltà di scienze dell’Università di Napoli. Alla fine degli anni Settanta riprese a occuparsi di energia, sollecitato in particolare da alcuni dirigenti del Partito comunista italiano (PCI), nelle cui liste fu eletto come indipendente al Parlamento europeo il 10 giugno 1979 e riconfermato il 17 giugno 1984 per la IV circoscrizione.

Nel corso di due legislature l’Ippolito assistette, con amarezza e irritazione, al progressivo affermarsi in Europa di orientamenti contrari all’impiego dell’energia nucleare.  Contrariato dall’opzione antinucleare del PCI se ne distaccò e aderì quindi al Partito repubblicano italiano, della cui direzione nazionale fece parte e nelle cui liste venne candidato, senza successo, alle elezioni europee del 18 giugno 1989.

Ippolito coprì varie cariche in commissioni e comitati scientifici. Morì a Roma il 24 apr. 1997.

Per saperne di più

Giovanni Paoloni, Ippolito e il nucleare italiano, Le Scienze,aprile 2005, pag 74-83

Roberto Renzetti, La storia di felice Ippolito, Fisicamente in

http://www.fisicamente.net/SCI_SOC7index-1838.htm

Giuseppe Sircana, Felice Ippolito, Dizionario Biografico degli Italiani,  Volume 62 (2004)