La chimica e i fenicotteri rosa

a cura di AnnaMaria Raspolli

La scorsa settimana, nel tardo pomeriggio, ero su un infuocato treno locale Pisa-Firenze e seduto accanto a me c’era un giovane africano che guardava con curiosità la tesi che stavo correggendo. Poco prima di scendere, il ragazzo, sorridendo, mi ha detto di avere un diploma in chimica ma di lavorare come operaio nel distretto industriale conciario. Mi ha detto anche, prima di salutarmi, di aver molto amato la chimica perchè aveva avuto un professore che sapeva far appassionare i ragazzi alla materia e che diceva sempre “se non conoscete la chimica non saprete mai spiegarvi la magia dei fenicotteri rosa”.

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Questa breve frase mi ha colpito, perchè ho pensato che non sempre riusciamo a far appassionare i nostri studenti alla chimica ed ho anche realizzato che non avevo molto chiara la “chimica dei fenicotteri”. Ho scoperto che questi stupendi animali con la chimica hanno molto a che fare. Tutti i fenicotteri rosa devono il colore rosato delle loro piume ai carotenoidi contenuti nei piccoli crostacei, in alcuni insetti o nelle alghe rosse. I piccoli nascono con le piume bianche, ma se la loro dieta è ricca di carotenoidi assumono il colore rosa, che viene perduto dai fenicotteri mantenuti in cattività con una alimentazione carente. In particolare un carotenoide, l’astaxantina, la cui formula è sotto riportata, è responsabile della colorazione delle piume dei fenicotteri (D.L. Fox Nature 175, 942-943 (28 May 1955); doi:10.1038/175942).

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La molecola, caratterizzata dai doppi legami coniugati,  è lipofila e si accumula nell’organismo degli animali. In realtà durante la digestione il composto si modifica in parte nella cantaxantina, priva dei due gruppi idrossilici, che è anch’essa capace di provocare la colorazione rosata.

Questi carotenoidi sono particolarmente studiati negli ultimi anni per i loro effetti antiossidanti, tanto che alcuni studi ne rivendicano gli effetti anticancro ed antiinvecchiamento, in particolare  a livello oculare e cerebrale (K. Nakagawa, Br. J. Nutr.2011 Jun;105(11):1563-71. doi: 10.1017/S0007114510005398). Traendo spunto da questi studi scientifici seri, alcuni guru della nutrizione sono è rapidamente passati al proporre  l’ astaxantina come integratore alimentare, che non è proprio la stessa cosa!

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Tornando ai fenicotteri, una altissima concentrazione di questi volatili (oltre due milioni)  è presente nella zona dei laghi salati di origine vulcanica nel nord della Tanzania, in particolare sul lago alcalino Natron, che deve il proprio nome alla presenza di elevate concentrazioni di carbonato di sodio, che impartiscono alle sue acque un pH anche superiore a 10. L’alta alcalinità e la temperatura elevata delle acque (fino a 50 °C nella stagione calda) fanno sì che la maggior parte dei predatori non si avvicinino a questo lago che garantisce quindi  ai fenicotteri un habitat ideale. Infatti le acque sono ricchissime di cianobatteri che donano alle alghe la caratteristica colorazione blu e, nei casi della Spirulina e della Oscillatoria rubescens, la colorazione rossa; esse costituiscono la principale e ghiottissima fonte di nutrimento per circa 2,5 milioni di fenicotteri che si trovano sul lago.

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Negli ultimi anni si era diffusa la notizia di un possibile sfruttamento della soda del lago Natron da parte della Tata  Chemicals. Questa ipotesi, che poteva determinare un significativo mutamento dell’ecosistema, è stata nel tempo significativamente ridimensionata, in quanto il danno ambientale (e la conseguente svalutazione come destinazione turistica) è stato valutato ben superiore al beneficio economico dell’impianto proposto. (http://www.birdlife.org/community/2012/08/soda-ash-mining-at-lake-natron-is-not-economically-viable/).

Un pensiero su “La chimica e i fenicotteri rosa

  1. Gli stessi carotenoidi (e i crostacei come fonte alimenare) sono condivisi anche nei salmoni. Il biotecnologo prof. Antonio Trilli, circa un quarto di secolo fa mi disse che la astaxantina era probabilmente legata chimicamente e pertanto non estraibile in acetone neanche dopo lisi cellulare. Questo costituiva un modo semplice per distinguere il salmone d’allevamento, peraltro molto più intensamente colorato, perché la cantaxantina e gli altri carotenoidi dati coi mangimi erano da esso facilmente estraibili.

    Per quanto riguarda la comparazione costi-benefici -danni ambientali, messa in questa maniera la protezione dell’ambiente naturale sembrerebbe essere condizionata alle bizzarrie delle convenienze turistico- economiche del momento. Per migliorare il margine di sicurezza occorrerebbe comparare i danni e i benefici dopo averli moltiplicati per i tempi in anni per i quali si prevede il perdurare dei danni biologico-ambientali e del range temporale nel calcolo dei vantaggi-svantaggi economici, che è sempre ben presente negli investitori. Queste due scale temporali si trovano su ordini di grandezza molto diversi.

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