I libri nella tempesta perfetta

Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo.

a cura di Laura Peperoni*

 Brevi considerazioni sul concetto di copyright

La Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore che si celebra ogni anno il 23 Aprile (http://www.unesco.it/cni/index.php/news/316-giornata-mondiale-del-libro-e-del-diritto-dautore-2015), è un evento patrocinato dall’UNESCO per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la protezione della proprietà intellettuale attraverso il copyright, con l’obiettivo di valorizzare il contributo degli autori al progresso sociale e culturale dell’umanità (28 C/Resolution 3.18 del 15 novembre 1995)

“Costruire una Società della Conoscenza inclusiva attraverso l’informazione e la comunicazione “ è uno degli obiettivi chiave della strategia di medio termine dell’UNESCO. Adottando un simile obiettivo, gli Stati membri riconoscono che la conoscenza riveste un ruolo fondamentale per la crescita economica, lo sviluppo sociale, l’arricchimento culturale e l’affermarsi dei principi democratici. Per questo, tra l’altro, l’UNESCO ha potenziato il suo programma a favore dell’Open Access, rivolto a migliorare la comprensione delle strategie dell’Accesso Aperto, da intendersi, come sostiene Peter Suber (2012), un “rivoluzionario modo di accesso “ a importanti fonti d’informazione quali i prodotti della letteratura scientifica.

Il rapporto tra proprietà intellettuale, gestione dei diritti dell’autore, copyright, vie dell’Open Access e modelli free di accesso all’informazione rappresenta una questione aperta, in particolare in ambito accademico dove, come rileva Antonella De Robbio, “ il 90% delle produzioni intellettuali generate dal sistema ricerca internazionale è chiuso entro piattaforme editoriali con accesso a pagamento” e “i margini di profitto detenuti attualmente dagli editori commerciali sfiorano anche il 50%”.

 copyright

Ampliando lo scenario, ineludibile è il riferimento ai cambiamenti introdotti nelle modalità di accesso all’informazione e elaborazione /diffusione della conoscenza dalla rivoluzione tecnologica digitale in corso rispetto ai paradigmi assestatisi con la precedente rivoluzione tecnologica della medesima portata, l’introduzione della stampa a caratteri mobili. La congiuntura in cui attualmente si trova l’editoria appare caratterizzata da dematerializzazione della copia, abbattimento dei costi fissi di produzione, deverticalizzazione, decentramento e dispersione delle funzioni autorali, editoriali e bibliotecarie. In breve, come suggerisce Roberto Caso, il mercato delle copie tangibili appare investito dalla “tempesta perfetta” e il dibattito intorno a proprietà intellettuale e copyright si è trasformato in una discussione su controllo dell’informazione, delle idee e della conoscenza tra sostenitori del rafforzamento del controllo e fautori della completa cancellazione del diritto d’autore.

Per individuare natura e portata delle effettive forze in campo, potrebbe risultare interessante ripercorrere lo sviluppo del concetto di copyright/diritto d’autore nella prospettiva metodologica Law and Technology proposta da Roberto Caso, che analizza l’evoluzione giuridica alla luce del progresso tecnologico al fine di comprenderne le importanti implicazioni giuridiche, economiche e sociali.

E’ attraverso la stampa a caratteri mobili che, tra la fine del Quattrocento e gli inizi dell’Ottocento, il sistema dei privilegi librari, strumento di trasferimento di tecnologia, incentivazione economica, controllo del mercato e censura, si trasforma nel diritto soggettivo, cedibile mediante contratto, di esclusiva su un’opera dell’ingegno. Tra i privilegi monopolistici finalizzati al trasferimento di tecnologia figura quello riguardante le macchine per la stampa a caratteri mobili, che si estende successivamente anche ai prodotti delle macchine, i libri. Il detentore del potere costituito concede allo stampatore il privilegio di poter stampare in monopolio (per un periodo limitato di tempo) singoli titoli o intere collane. In cambio, lo stampatore versa le tasse di concessione e agevola la censura. Col tempo gli stampatori si organizzano in potenti corporazioni capaci di svolgere una penetrante azione di lobbying e di dar vita a veri e propri ordinamenti privati. A questo livello, la regolamentazione e la tutela si basano sul carattere materiale dell’attività, dirigendo l’azione rimediale alla distruzione della stampa/riproduzione per intero non autorizzata. Autori e tutela contro il plagio, inteso come appropriazione della paternità o imitazione della forma espressiva di un’opera altrui, non sono ancora contemplati.

Il privilegio librario si trasforma nel diritto esclusivo di pubblicare e mettere in commercio libri quando le rivoluzioni politiche in Europa e Stati Uniti tra Seicento e Settecento modificano gli assetti istituzionali e favoriscono lo sviluppo di libertà di commercio e libertà di stampa. In questo periodo si avviano le prime rivendicazioni degli autori e il decisore pubblico matura la scelta di limitare il copyright, non occupandosi dei diritti morali, temporalmente e in ampiezza.

Nel confronto tra i diversi sistemi giuridici, all’interno dei quali successivamente si svilupperanno i modelli rispettivamente di copyright e diritto d’autore, emergono elementi comuni. In alcuni casi gli intermediari del mercato della creatività strumentalizzano le ragioni degli autori reclamando per questi ultimi un diritto di esclusiva perpetuo, ma cedibile mediante contratto. In altri l’esclusiva dell’autore non viene rifiutata radicalmente, ma viene rivendicata una limitazione temporale come strumento per raggiungere il fine della diffusione della conoscenza. Inoltre, tutte le prime regolamentazioni occidentali non consentono di governare la complessità del passaggio dal privilegio degli stampatori al diritto di esclusiva degli autori, esteso non solo all’attività materiale, ma anche alla forma espressiva dell’idea.

Nell’Ottocento fino al secondo dopoguerra il copyright ha subito numerosi adattamenti alle sfide tecnologiche che si sono succedute. Ma la risposta all’innovazione tecnologica si è generalmente concretizzata nell’estensione in ampiezza e durata del diritto d’autore. Ciò perché nella misura in cui l’autore trae guadagno dalla vendita delle copie attraverso il meccanismo delle royalties, lo stesso autore rimane uno strenuo difensore del diritto di riproduzione, come testimoniato dalla stretta connessione tra sviluppo delle tecnologie riproduttive ed inasprimento del dibattito sul plagio.

Nel mondo delle copie tangibili, l’alleanza tra autori ed editori si basa su solide basi economiche: costi fissi elevati di produzione e costi marginali di riproduzione bassi, nonché verticalizzazione delle funzioni editoriali con annesse economie di scala. La scelta del legislatore è una scelta di equilibrio. L’esclusiva non è perpetua, copre solo la forma espressiva e non l’idea; dopo la prima vendita della copia, il titolare dell’esclusiva esaurisce il diritto di controllare l’ulteriore distribuzione di quella medesima copia; esistono margini di libertà della fruizione grazie a meccanismi come le libere utilizzazioni e il fair use. La limitazione del diritto d’autore si basa sulla fondamentale natura cumulativa e incrementale dell’informazione, che è anche alla base dell’esistenza di “isole di conservazione e di libertà dei testi”, le biblioteche, in cui è possibile accedere gratuitamente non solo alla conoscenza caduta in pubblico dominio, ma anche al sapere coperto dall’esclusiva autorale e dove si può scambiare conoscenza.

Con l’avvento della rivoluzione digitale si sono progressivamente registrate due modalità di evoluzione del copyright. Da un lato, l’estensione in durata e in ampiezza del diritto, l’utilizzo di nuovi contratti – le “licenze d’uso”- finalizzati a contrastare il principio di esaurimento del diritto d’autore e l’applicazione delle misure tecnologiche di protezione (Digital Rights Management). La logica economica che sta alla base di tale strategia giuridica prevede che, se la tecnologia rende possibile a costi di transazione bassi il controllo di ogni fruizione, a ogni fruizione deve corrispondere un prezzo e che il flusso possa essere controllato. Dall’altro lato troviamo la negazione del diritto di riproduzione e una diversa concezione del diritto di paternità; escludendo la “pirateria”, il riferimento è al software libero, alle licenze Creative Commons, all’Open Source e all’Open Access come movimenti per la difesa a oltranza del diritto di riproduzione.

Essendosi i modelli commerciali spostati progressivamente verso la fruizione “da remoto” dei contenuti (cloud) e la fornitura di contenuti (copie digitali) trasformata in fornitura di servizi, risulta evidente l’opportunità di una ridefinizione giuridica del diritto di riproduzione e una riflessione approfondita del ruolo di editori e biblioteche.

Il diritto d’autore europeo ha avviato la disciplina di alcuni aspetti dello sfruttamento on-line delle opere dell’ingegno, facendo riferimento alla nozione di diritto di comunicazione al pubblico intesa come “diritto di mettere a disposizione del pubblico”. Tuttavia, oltre al copyright/diritto d’autore è urgente una revisione della regolamentazione complessiva del controllo delle informazioni digitali, con riferimento a diritto della concorrenza, diritto dei contratti e diritto della privacy.

Infine, non si può tralasciare la dimensione costituzionale, nell’ambito della quale il diritto d’autore deve essere bilanciato con altri diritti fondamentali, e l’analisi dell’influenza che etica e norme sociali hanno sul dibattito intorno al copyright, evitando che le differenze generazionali inneschino ulteriori conflitti.

*Laura Peperoni è laureata in Filosofia  e si è perfezionata in gestione e direzione di biblioteca nel 2001. Dal 2004 è bibliotecaria presso l’Università di Bologna, dove attualmente coordina la Biblioteca Interdipartimentale di Chimica.

Per saperne di più:

  1. Caso, Alle origini del copyright e del diritto d’autore: spunti in chiave di diritto e tecnologia. Trento: Università degli Studi di Trento. Facoltà di Giurisprudenza, 2010 (The Trento Law and Technology Research Group. Research Papers Series; 2), http://eprints.biblio.unitn.it/1918/ (ultima consultazione: 22/04/2015)
  2. Caso, I libri nella “tempesta perfetta”: dal copyright al controllo delle informazioni digitali. Trento: Università degli Studi di Trento. Facoltà di Giurisprudenza, 2013 (The Trento Law and Technology Research Group. Research Papers Series; 14), http://eprints.biblio.unitn.it/4131/ (ultima consultazione: 22/04/2015)
  3. De Robbio, Accesso aperto e diritti: un difficile equilibrio tra tutele e libertà. Bibliotime, a. XVI, n. 3 (novembre 2013), http://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xvi-3/derobbio.htm (ultima consultazione: 22/04/2015)
  1. De Robbio, La gestione dei diritti lungo le vie dell’accesso aperto: prospettive a dieci anni di distanza, Bibliotime, a. XVII, n. 3 (novembre 2014), http://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xvii-3/derobbio.htm ((ultima consultazione: 22/04/2015)