Quel nostro dimenticato collega

Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo

 a cura di Giorgio Nebbia

Qualche tempo fa il prof. Benito Leoci ha scritto un interessante intervento sul costo energetico delle merci, ricostruendo anche la storia di tale idea che affonda le radici nel fisico Soddy e nello scrittore Wells agli inizi del Novecento https://ilblogdellasci.wordpress.com/2015/05/08/lenergia-3-il-costo-energetico-delle-merci/

Una ripresa dell’interesse per la valutazione — di “valore” si tratta — in unità energetiche dei processi e delle merci si ebbe negli Stati Uniti, negli anni trenta della grande crisi, come è stato ricostruito nel bel libro di Martinez Alier, “Ecological economics” (1), in realtà una trattazione più che dell’economia ecologica, della storia del concetto di valore in unità fisiche.

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In quegli anni trenta sorse negli Stati Uniti il controverso e interessante movimento Technocracy (2) che proponeva di nuovo, come aveva fatto Wells, anni prima, transazioni in unità fisiche, anziché in unità monetarie. Il fondatore Howard Scott, in una conferenza del 1933 addirittura propose che uno stato, all’inizio di ogni anno, avrebbe dovuto distribuire ai cittadini del paese, in parti uguali, una quantità di “certificati energetici” (http://www.technocracy.org/energy-certificate-2/) la cui somma avrebbe dovuto equivalere al prevedibile consumo di energia totale della comunità. Ogni merce o servizio avrebbe avuto un suo prezzo in unità energetiche; se uno voleva acquistare una merce con elevato prezzo energetico doveva comprare da un altro cittadino una quota dei suoi certificati energetici e il venditore, naturalmente, avrebbe potuto acquistare soltanto meno merci o merci con più basso prezzo energetico, ma con i soldi guadagnati nello scambio, avrebbe potuto acquistare altre cose. Una idea un po’ intricata che fu accusata, a volta a volta, di fascismo, di marxismo o di bolscevismo ma che sollevò, in quei primi anni del New Deal rooseveltiano, animate e aspre discussioni.

Per inciso Technocracy attrasse l’attenzione e la collaborazione di personaggi di rilievo come gli economisti Thorstein Veblen e Stuart Chase e il geologo King Hubbert, che avremmo conosciuto, anni dopo, come quello che per primo avvertì il mondo che le riserve di petrolio sarebbero diminuite, dopo aver raggiunto un “picco” di produzione, ciò che negli Stati Uniti avvenne, come Hubbert aveva previsto, negli anni cinquanta del secolo scorso.

Negli stessi anni del movimento di Technocracy un dimenticato chimico, professore di Merceologia nell’Università di Firenze ha esposto alcune originali idee proprio sul costo energetico delle merci.

La vita di Roberto Salvadori (1873-1940) è stata dissepolta dall’oblio da Nicoletta Nicolini, dell’Università di Roma, una attenta storica della chimica e dei chimici, nell’articolo: “Roberto Salvadori: professore e merceologo”, Altronovecento, n. 13 (2007), http://www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/articolo.aspx?id_articolo=13&tipo_articolo=d_persone&id=19

Roberto Salvadori, nato a Mantova, si era laureato in chimica a Padova nel 1896; nel 1899 si recò con una borsa di studio nell’Università di Gottingen nel laboratorio del prof. Nerst. Dopo due anni di insegnamento a Sassari, nel 1902 vinse il concorso di professore ordinario di chimica nell’Istituto Tecnico di Firenze e nello stesso anno ottenne la libera docenza. Dal 1926 al 1934 tenne per incarico il corso (allora biennale) di Merceologia presso la r. Scuola Superiore di Commercio (poi Facoltà di Economia e Commercio) di Firenze.

A cominciare dal 1930 Salvadori scrisse alcuni articoli sul costo energetico delle merci (3)(4), un concetto ampliato nei due libri pubblicati nel 1930 (5) e nel 1933 (6), probabilmente come “dispense” dei suoi corsi di Merceologia. “Energon” era in un certo senso la “moneta” energetica con cui misurare il vantaggio — il “valore” ? — di una merce o di un processo. Nel libro del 1933 Salvadori definiva il concetto di “energia-merce” come “la somma algebrica delle energie necessarie alla creazione di una entità merceologica, per cui si può stabilire il valore commerciale energetico”. Per “valore commerciale energetico” Salvadori intendeva “il valore assoluto dell’unità di misura di un prodotto merceologico, determinato dalle condizioni tecniche della sua preparazione. Ogni tipo di merce rappresenta, in definitiva, una somma di energie che è sempre superiore all’energia teorica che il prodotto ha in sé”.

Salvadori chiarì che somma dell’energia spesa per produrre una unità di peso di ciascuna merce è sempre superiore al ”contenuto energetico” della merce stessa e dipende dalle caratteristiche tecniche del processo. A Salvadori va quindi il merito di aver introdotto, anche se con un linguaggio talvolta poco chiaro, l’idea che esiste un consumo minimo teorico di energia per produrre ciascuna merce e che il consumo reale di energia dipende dalle maggiori o minori perdite e inefficienze. Per inciso lo stesso concetto per alcuni cicli produttivi è stato ripreso dall’americano Gyftopoulos nel 1974 (5).

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Il libro di Salvadori applica i suoi concetti al ciclo produttivo dell’estrazione del carbone, della produzione del cemento, della produzione dell’idrogeno per elettrolisi e dal gas d’acqua, della produzione dell’acido nitrico col forno elettrico, della calciocianammide, dell’ammoniaca sintetica, dell’acido solforico, dell’industria saccarifera, insomma di molti dei cicli produttivi che si insegnano in un corso di merceologia.

Salvadori sosteneva che, quando esistono due alternative — acido solforico da zolfo o da piriti, idrogeno per elettrolisi o dal gas d’acqua, eccetera — il confronto fra i consumi energetici di ciascun processo, rispetto al minimo consumo teorico di energia, aiuta nelle scelte più del confronto fra i costi monetari. Un’idea abbastanza moderna, se si pensa che risale a circa ottant’anni fa e che viene da un modesto professore incaricato di Merceologia, del tutto ignorato da tutti.

Utili informazioni sulla storia dei tentativi di misurare il valore — il “valore d’uso” — delle merci e dei servizi in unità fisiche, e in particolare energetiche, si trovano nel libro già citato, di Martinez-Alier, e in quello dell’inglese Peter Chapman, “Il paradiso dell’energia” (6), oltre che nel documentato articolo di Leoci.

Un solo commento finale; l’attenzione per il costo energetico delle merci e dei servizi è destinato ad avere un ruolo crescente in vista dei problemi di scarsità delle risorse e dei danni degli inquinamenti. Ne è un esempio il fatto che la “qualità merceologica”, cioè il “valore d’uso” (7), degli autoveicoli viene ormai caratterizzata dal costo energetico del servizio mobilità, espresso, come si legge in caratteri microscopici in ogni pubblicità, in “litri per chilometro”, una pudica espressione per non parlare di “joule/km”, oltre che dal “costo ambientale” espresso in “grammi di CO2 per 100 chilometri”.

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(1) Juan Martinez-Alier, “Ecological economics”, Oxford, Basil Blackwell, 1987; traduzione italiana col titolo: “Economia ecologica”, Milano, Garzanti, 1991

(2) W.E. Akin, “Technocracy and the American dream. The Technocrat movement, 1900-1941”, Berkeley, University of California Press, 1977. Un movimento “Technocracy” sopravvive ancora adesso.

(3) R. Salvadori, “Concetto merceologico dell’energia”, L’Industria, gennaio 1930

(4) R. Salvadori, “Concetto di energon-merce”, L’Industria, 44, n. 22, 1930; https://drive.google.com/file/d/0B6Lw1i0jrnFETTFfME8wNDlQV2M/edit

(5) R. Salvadori, “Merceologia generale”, Firenze, Poligrafica universitaria, 1930

(6) R. Salvadori, “Merceologia generale. Principi teorici. II. Le proprietà delle cose. III. Concetto merceologico dell’energia”, Firenze, Editore Cya, 1933

(7) E.P. Gyftopoulos e altri, “Potential fuel effectivenesse in industry”, Cambridge, Ballinger, 1974

(6) P. Chapman, “Fuel’s paradise. Energy options for Britain”, Harmondworth, Penguin Books, 1973. Traduzione italiana col titolo: “Il paradiso dell’energia. Introduzione all’analisi energetica”, Milano, Clup, 1982

(7) E’ stato Karl Marx, nel primo capitolo del “Capitale” (1865), a ricordare che del “valore d’uso delle merci si occupa una speciale disciplina, la Merceologia”.

 si veda anche:

http://myttex.net/forum/Thread-Elementi-di-Chimica-del-Salvadori

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