Piccola lezione sui fanghi di depurazione.3: i controlli (parte seconda)

Mauro Icardi

(I precedenti post di questa serie qui e qui.)

Per terminare la rassegna dei controlli che si effettuano sui fanghi della vasca di ossidazione, occorre parlare della verifica della concentrazione di ossigeno disciolto. Questo perché nei processi a fanghi attivi di tipo aerobico è estremamente importante il buon funzionamento del sistema di areazione. L’apporto di aria (o in casi particolari di ossigeno liquido, che viene vaporizzato tramite appositi impianti) serve a mantenere una concentrazione non limitante per i processi di depurazione biologica, ma anche una buona miscelazione della sospensione areata acqua/fango. Normalmente il valore di ossigeno disciolto ritenuto ottimale si aggira intorno a valori di 2 mg/lt. Valori inferiori rallentano il processo di nitrificazione dell’ammonio, e valori superiori potrebbero rallentare la velocità di assorbimento dell’ossigeno da parte della biomassa aerobica.

Normalmente sulle vasche di ossidazione sono installate delle sonde di misura dell’ossigeno funzionanti in continuo, che permettono la verifica e la registrazione dei valori. La variazione marcata e repentina di questo parametro, può essere correlata per esempio a variazioni di carico entrante nell’impianto. Le moderne sonde attualmente utilizzate utilizzano il principio ottico della fluorescenza, è un principio ottico di misura dell’ossigeno nei liquidi. La tecnologia del sensore ottico di ossigeno si basa su un metodo di determinazione di tipo ottico chiamato “quenching di fluorescenza”. A differenza di un’elettrodo amperometrico , che misura una reazione di redox dell’ossigeno all’elettrodo, il metodo ottico è basato su un trasferimento di energia tra un cromoforo fluorescente (fluoroforo) e l’ossigeno.

Un fluoroforo integrato nella punta del sensore viene illuminato con una luce verde-blu proveniente da una sorgente LED. Il fluoroforo assorbe energia e ne trasferisce una parte in forma di luce rossa fluorescente emessa. Un rilevatore posto nel sensore legge la luce fluorescente emessa e ne misura intensità e durata.

In presenza di ossigeno, il fluoroforo trasferisce parte dell’energia assorbita alle molecole di ossigeno. L’ossigeno assorbe l’energia e la trasferisce sotto forma di calore all’area circostante, causando una variazione di intensità della fluorescenza. Questa variazione è direttamente correlate alla pressione parziale di ossigeno nel mezzo e costituisce il principio di base della misura.

Secondo la legge di Henry, la quantità di un dato gas disciolto in un dato tipo e volume di liquido è direttamente proporzionale alla pressione parziale (p) di tale gas in equilibrio con tale liquido. Si tratta di un fattore molto importante per tutte le misure dell’ossigeno.

Le sonde normalmente rilevano anche il valore della temperatura, altro parametro di grande importanza. In sostanza una vasca di ossidazione è un reattore biologico. La temperatura di questo reattore non è però regolabile a piacere, ma subisce della variazioni stagionali, anche se non scende mai, di solito, a valori inferiori a 10-12°C, perlomeno in Italia.

(continua)

2 pensieri su “Piccola lezione sui fanghi di depurazione.3: i controlli (parte seconda)

  1. Pingback: Piccola lezione sui fanghi di depurazione.4. I controlli (parte terza). | La Chimica e la Società

  2. Pingback: Piccola lezione sui fanghi di depurazione.5: i controlli (considerazioni finali) | La Chimica e la Società

I commenti sono chiusi.