Economia e conoscenza.

Luigi Campanella, già Presidente SCI

La definizione non è mia ma di Paul Romer, premio Nobel per l’Economia 2018, a cui ha dedicato un bellissimo articolo Cesar Hidalgo.

La frase a cui mi riferivo è la seguente: “A differenza dei fattori classici di produzione,come il capitale ed il lavoro, la conoscenza è un bene non competitivo, ovvero può essere condiviso senza che si consumi e quindi come tale potrebbe effettivamente aumentare a livello pro capite, così costituendo il segreto della crescita economica.”

Il modello elaborato negli anni 90 ha affascinato molti giovani che hanno seguito con passione le orme dei maestri. 3 di loro hanno pubblicato un articolo divenuto un caposaldo di questa teoria ed il cui fuoco era sulla diffusione geografica della conoscenza : con una tecnica di corrispondenza , di abbinamento, ad ogni brevetto se ne può accoppiare un altro gemello. Confrontando i 2 brevetti gemelli è possibile verificare come la loro capacità di essere diffusi e conosciuti risenta in misura determinante della vicinanza geografica.

Questa conclusione impone di discutere perchè questo sia un limite ad una conoscenza che Romer aveva giudicato infinita. Per comprendere questo apparente contrasto sono stati svolti ampi dibattiti giungendo alla conclusione che il mondo di internet che sembrava destinato a decentrare i centri di conoscenza, quasi a fare svanire le città, invece non funzionava da elemento uniformante ma al contrario differenziante sempre di più. Un ulteriore elemento a giustificazione di quanto rilevato era rappresentato dalla coautorialità, un vero cappio della geografia intorno al collo della conoscenza. C’era poi un aspetto più generale. La conoscenza è trasportabile, può essere resa disponibile a tutti, ma non è trasferibile in toto: un chimico, quale io sono, sa di chimica, ma può non sapere di musica o sport e viceversa.

La misura della conoscenza totale non ha perciò senso rispetto a quella della conoscenza riferita a ciascuna attività economica. Vale certo il principio della correlazione; l’eventualità che un’economia entri in un certo mercato aumenta a seconda della correlazione fra quell’economia e quel mercato. Nella misura del totale della conoscenza in un’economia, portata avanti successivamente dalla stessa scuola, i rilievi non tenevano conto della correlazione, ma del grado di intensità. Confrontando esiti della misura per Paesi diversi si arriva alla conclusione che i Paesi con maggiore conoscenza totale erano anche i più ricchi: Singapore, ad esempio,con 4 milioni di abitanti, ha una conoscenza totale superiore all’Etiopia con i suoi 80 milioni di abitanti. La conoscenza produttiva non deve necessariamente correlarsi alla popolazione, è una quantità pro capite. Si intravede una delle tesi di questo tipo di studio: la conoscenza intesa come il nuovo PIL.

Per approfondire:

https://blogs.scientificamerican.com/observations/the-rise-of-knowledge-economics/