Recensioni. Società, Conoscenza e Nuove Tecnologie

Luigi Campanella, già Presidente SCI

Sono un appassionato lettore ed ero rimasto molto dispiaciuto per non avere potuto in questo 2022 rispettare la mia media di 1 libro al mese.

Nel periodo prepasquale fra i dolori della guerra ed il ritorno alla vita sociale che ho rilevato nella mia città ho deciso di recuperare e cosi mi sono dedicato a queste letture che mi piace segnalare agli amici del blog: Antropocene e le sfide del XXI secolo di A.F. De Toni, G. Marzano e A. Vianello Meltemi ed. 2022, ;132p 13 euro

Il secolo della Fraternità di M. Ceruti e F. Bellusci ed. Castelvecchi 2021, 80p 11 euro

Indagini sul Futuro di S. Rossi , Laterza, 2022, 176 p , 14 euro

L’abbecedario del post umanismo a cura di E. Baioni, L.M. Quadrado-Payeras, M. Macelloni. Ed. Mimesis, 2022, 446p 24 euro

Perché ho deciso di scrivere questo post di sintesi a queste letture?

Perché credo -non lo sapevo davvero quando le ho scelte- che siano in qualche misura collegate rappresentando la trasformazione della nostra società per gli aspetti di stratificazione sociale e per il ruolo svolto rispetto ad essi dalle nuove tecnologie da una parte e dai nuovi valori che i cambiamenti climatici hanno imposto.

I media e la rete, discutendo con continuità di questi valori di fatto creano una disarticolazione fra quanti accedono a questi nuovi strumenti cognitivi e chi ad essi rinuncia per scelta o, come più spesso avviene, per incapacità.

L’invecchiamento della popolazione ha sviluppato una silver economy che finisce, proprio per i prevalenti interessi economici, per alimentare questa nuova stratificazione.

A un mondo in rapida trasformazione serve un nuovo linguaggio che tenga conto del fatto che la visione antropocentrica della natura è superata da quella ben più universale del pancentrismo, puntando ad una sorta di umanità postumana.

Il primo passo consiste nell’aggiornare il significato di alcuni termini.

Ambientalismo, ad esempio, ha significato attenzione al paesaggio ecologico in cui la sola specie sapiens è attrice principale, sicché per essa l’ambiente è solo sfondo e non fondamento.

Oggi ambientalismo significa superare l’antropocentrismo per evitare che la specie sapiens e le sue civiltà possano trascurare le comunità multispecie.

Altrettanto importante per inquadrare la realtà è trovare nuovi termini: nell’abbecedario si fa l’esempio del termine solastalgia, il sentimento di sconforto che si prova alla degradazione del luogo che da sempre abbiamo considerato casa, ma anche di antropocene, termine ideato dall’ecologo Eugene F.Stoermer per sottolineare come l’attività umana sia arrivata ormai ad incidere sui processi climatici e geologici.

Siamo perciò dentro un passaggio epocale dall’umano al post umano rispetto al quale la disponibilità delle nuove tecnologie digitali che contaminano la specie umana comporta una serie di domande sull’evoluzione umana, sulla trasmissione della cultura, sulla stessa storia. Oggi grazie alle comunità intelligenti connesse si profilano importanti opportunità di sviluppo per l’organizzazione della memoria culturale con la prospettiva di un nuovo umanesimo tecnologico.

La chimica è scienza che sta percorrendo questo percorso: dal focus solo economico al ruolo di garante del diritto umano all’ambiente sano, agli alimenti, alla sicurezza.

Il dubbio nasce rispetto all’unitarietà di questa comunità digitale che invece viene spesso gestita settorialmente con connessioni talvolta troppo rare. Ed allora ecco che dovrebbe intervenire uno dei valori collegati al progresso, cioè la creatività di cui si sente la mancanza, per cui, in mancanza di fantasia, si deve ricorrere a strumenti di previsione.

Questi nel libro di Salvatore Rossi vengono cercati intervistando 5 esperti, una studiosa di neuroscienze e senatrice a vita, Elena Cattaneo, l’amministratore delegato di Google Cloud, Thomas Kurian, la direttrice di un’organizzazione sui cambiamenti climatici Cristiana Fragola, il giornalista Ferruccio De Bortoli e l’architetto Carlo Ratti.

Emerge dalle risposte come la passione per la conoscenza sia il motore del processo innovativo, la cui alimentazione è affidata allo Stato ed alle sue istituzioni, prime fra tutte le università, ma con l’impegno anche della magistratura, del mercato affinché prevalga il metodo scientifico nel separare i fatti verificati dalle opinioni e nell’evitare che prevalgano le paure contro il nuovo -ed il futuro di certo ne conterrà- e contro il diverso che tendono sempre a riemergere.

Il pericolo è che il guadagno di produttività ottenuto con le nuove tecnologie, i robot le intelligenze artificiali resti nelle mani di chi le possiede. Al riequilibrio deve presiedere lo Stato senza però dimenticare le esigenze delle imprese e del mercato: e questo è un riequilibrio ancor più difficile da raggiungere dell’altro.