Recensione. Un mondo in crisi

Claudio Della Volpe

Nicola Armaroli – Un mondo in crisi. Gas, Nucleare, Rinnovabili e Clima: è ora di cambiare.

Ed. Dedalo, p. 152 euro 17

Un mondo in crisi. Gas, nucleare, rinnovabili, clima: è ora di cambiare. Otto anni di Sapere - Nicola Armaroli - copertina

Un libro che è in realtà una raccolta di 51 articoli, essenzialmente “editoriali”, che Nicola Armaroli ha scritto negli ultimi anni quale direttore di Sapere, la prima rivista di divulgazione scientifica italiana, fondata nel 1935.

È questo il motivo per cui il libro, pur essendo di dimensioni limitate, è molto denso e riesce ad occuparsi di molti argomenti.

È diviso in 5 gruppi di argomenti ed una introduzione: clima, energia, ricerca, sostenibilità e economia; in ciascun gruppo poi i testi sono posti in ordine storico, coprendo un intervallo di anni dal 2014 ai giorni nostri.

Uno dei motivi per cui ammiro Nicola è proprio perché, come pochi altri in realtà, non ritiene che un chimico, uno scienziato sia obbligato ad essere “neutro” sui temi che hanno una ricaduta sociale; al contrario come pochi altri (e lo dico con rammarico) si espone, prende posizione su quei temi. E questo è in parole povere il pregio basico di questo libro.

Un libro che prende posizione.

Vi faccio un esempio che riguarda proprio la ricerca; in un pezzo intitolato “Fuori dalla torre” (aprile 2018) l’autore descrive il suo rapporto col barbiere, che gli chiede ogni volta cosa ha scoperto di nuovo; Nicola rimane ovviamente imbarazzato da queste richieste che mostrano poi l’aspetto totalmente mercificato  e spettacolarizzato che la scienza ha oggi e che si manifesta anche attraverso la richiesta in tutti i progetti di fare disseminazione, una attività che spesso viene considerata con sospetto:

“…molti scienziati sono diffidenti. Alcune istituzioni accademiche consigliano ai propri dipendenti di non esprimersi in blog e conferenze pubbliche. In pratica: produci articoli a raffica, guardati l’ombelico e taci.

Eppure il tempo per esporsi è arrivato. Dobbiamo uscire dai nostri laboratori ed investire parte del nostro tempo per parlare alla società, anche quando sembra una battaglia persa. C’è bisogno soprattutto di scienziati che parlino in modo chiaro e autorevole dei numerosi problemi che rischiamo di schiacciare la nostra civiltà: clima, acqua energia, pandemie, disponibilità di cibo, disuguaglianze, rischio nucleare, pirateria informatica.

Se non lo facciamo noi, chi lo farà?”

Penso che la redazione del nostro blog condivida completamente il sentimento che questa domanda esprime.

Un altro aspetto positivo è che, se pure ripete testi già pubblicati, li raccoglie e consente di notare l’evoluzione o se volete l’andamento del pensiero dell’autore su un certo tema.

Guardate che non si tratta solo di “chimica”; spesso la chimica è l’occasione per prendere posizione su temi generali, perfino politici; perché la questione basica è proprio questa; che oggi lo scienziato deve prendere parte, “parteggiare”, il che non vuol dire difendere uno specifico partito ma avere una posizione politica, avere una posizione più spesso contro che a favore, dato che poi le “forze politiche” rivelano altarini tragici anche quando si presentano con le migliori intenzioni.

A dimostrazione di quel che dico il libro ha una prefazione di un ministro, anzi un ex ministro dato che il governo di cui faceva parte è arrivato alla fine naturale della legislatura e le nuove elezioni han dato risultati “quasi” opposti (quasi perché c’è chi fa parte di entrambi i governi, quello vecchio e quello nuovo a dimostrazione che nella politica attuale vale il principio di galleggiabilità universale: il potere la vince sui principi e l’importante è rimanere al potere).

Ma anche se il libro ha una prefazione ministeriale dico subito che dubito che il governo Draghi, di cui l’autore della prefazione, Enrico Giovannini, è stato ministro approverebbe tutte le posizioni di Nicola.

Per esempio Nicola è contrario all’uso di gas naturale per risolvere la crisi energetica attuale per i motivi che abbiamo descritto anche su questo blog molte volte: effetto climatico micidiale delle perdite che sono significativamente maggiori di quanto descritto finora da molti commentatori interessati, resa energetica netta in discesa a causa della maggiore richiesta di gas liquefatto che è la conseguenza di cambiare paese esportatore, e così via. Il governo Draghi si è viceversa battuto per costruire nuovi rigassificatori e ha avuto come obiettivo il semplice cambio di fornitore; lo stesso piano del 110% è stato presentato e poi smontato, mentre la strategia di quel tipo ha avuto effetti fiscali molto positivi e inoltre cambia in modo irreversibile i consumi energetici perché li RIDUCE, non cambia fornitore.

Potreste chiedermi se ho qualche critica da fare al libro; beh qualcosa potrei dire anche in questo senso; in genere non è un libro facile da leggere, ti mette in crisi anche perché trattando tanti temi ti obbliga spesso a confrontarti con la tua personale ignoranza.

Ed infine dopo averlo letto un paio di volte e alcuni pezzi anche di più concludo che l’autore ha fiducia che le cose possano cambiare in positivo, che l’umanità possa farcela; personalmente ho qualche dubbio in questo senso, credo sia sempre da considerare l’opzione collasso.

Nicola racconta con fierezza il suo passaggio ad una casa senza gas, senza fossili e conosco altre persone che perseguono questo scopo con continuità ed orgoglio; sono pochi e di solito sono come lui intellettuali di alto livello; ma potrà la maggior parte dell’umanità che vive parecchio lontano dai livelli di reddito europei avere il medesimo obiettivo?

Credo che la questione chiave sia qui; e l’autore d’altronde lo riconosce in vari capitoli, ma a volte (solo a volte) lo mette in secondo piano; non basta cambiare fonte energetica, occorre cambiare paradigma economico, mettendo al centro l’aspetto collettivo dei processi produttivi.

Come dice la pagina di copertina “E’ giunto il momento di sfruttare gli immensi flussi rinnovabili che la natura ci mette a disposizione”; ma contemporaneamente è anche giunto il momento di ribaltare certe idee che sembrano universali ma non lo sono e che dominano i nostri paradigmi economici.

Nicola dedica a questo aspetto alcuni interventi, come quello contro il PIL, considerato ancora oggi l’elemento chiave della valutazione economica. Ma forse il testo in cui mostra la maggiore consapevolezza di questo problema è Vincitori e vinti del 2019 in cui critica duramente il processo di globalizzazione e la crescita di potere delle multinazionali in tutti i settori e il varo del multimiliardario come leader politico.

Insomma un libro che raccoglie le idee di uno di noi, un intellettuale e ricercatore a tutto tondo, il cui merito principale è che prende posizione anche fuori dalla chimica.