Infodemia

Vincenzo Balzani, professore emerito UniBo

Affinché le persone si rendano conto del ruolo della scienza, è necessario che conoscano i problemi in modo oggettivo. È importate, quindi, che gli scienziati si impegnino in un’opera di informazione e divulgazione scientifica chiara e corretta. Quando, però, si tratta di un problema scientifico molto complesso, divulgarlo in modo comprensibile alla società e alla politica è difficile. Lo è ancor più se si tratta di temi di grande interesse come quelli che riguardano la vita quotidiana delle persone. In questi casi alla divulgazione scientifica si affianca inevitabilmente, sui mezzi di comunicazione non scientifici e ancor più sulle piattaforme dei social media, un panorama informativo di basso livello, sovrabbondante, mutevole e con semplificazioni estreme che causa confusione nella società civile e persino nei responsabili politici. Questo eccesso virtualmente illimitato di informazioni, definito epidemia di informazioni o infodemia, può fortemente influenzare il comportamento delle persone nella loro vita reale.

Tutto questo si è verificato nel caso della recente pandemia COVID, durante la quale si è assistito a forti discrepanze fra la spiegazione scientifica dei fatti (quindi, dei comportamenti individuali e collettivi da assumere per ridurre il rischio) e narrazioni basate su una varietà di interpretazioni che confutavano la gravità della pandemia, il modo per affrontarla e anche la sua origine e modalità di diffusione.

Qualcosa di molto simile si sta verificando, da qualche tempo, per un altro problema di grande interesse: il cambiamento climatico e le sue conseguenze. È scientificamente dimostrato che il cambiamento climatico è un fenomeno antropico provocato dalle emissioni di anidride carbonica (CO2) generata dall’uso dei combustibili fossili. Eppure ci sono molte persone, fra le quali politici e, purtroppo, anche qualche scienziato, che sostengono che il cambiamento climatico è un fenomeno naturale. Nel complicare le cose, in fenomeni come la pandemia COVID e il cambiamento climatico, sono coinvolti anche grossi interessi economici con potenti lobby che cercano sfruttare la situazione a loro vantaggio: la lobby dei prodotti farmaceutici per la pandemia e quella delle industrie che cercano, estraggono e commerciano i combustibili fossili nel caso del cambiamento climatico.

Quando si scatena una infodemia, cioè quando le informazioni su un argomento si propagano molto velocemente, per analogia con le epidemie si parla di diffusione virale. Nella loro trasmissione, attraverso un gran numero di fonti, quasi sempre di basso livello scientifico ma di alta capacità comunicativa, le informazioni originariamente fornite dagli scienziati vengono via via distorte, così che finiscono per affiorare le ipotesi più strane. Come, ad esempio, la convinzione che qualche istituzione scientifica abbia promosso la divulgazione di informazioni false per indurre le persone ad accettare certi trattamenti (le vaccinazioni) o ad abbandonare l’uso, così comodo e diffuso, dei combustibili fossili.

7 pensieri su “Infodemia

  1. “Solo in condizioni di ipo-comunicazione una cultura produce qualcosa”
    Claude Levi-Strauss, Mito e significato (Il Saggiatore NET 2002, pag. 34)

  2. “Neppure gli dei possono nulla contro la stupidità umana” dicevano i Greci…
    Purtroppo, avevano/hanno ragione, come (quasi) sempre…

    • Credo sia stato Schiller ne “I masnadieri” a dire quella frase che poi diventò anche il titolo di un romanzo di fantascienza.

      • Può essere, in effetti io il proverbio lo ho scoperto leggendo il libro di Asimov…
        Corsi e ricorsi…

  3. Il rimedio più sicuro alla infodemia è una corretta divulgazione scientifica, ma purtroppo pochi si dedicano a questo …e quei pochi dedicano ancor meno impegno al difficile compito di far capire ai non addetti ai lavori l’enorme differenza che passa fra ricerca scientifica, applicazioni tecnologiche ed il ruolo degli interessi strategici e finanziari che determinano lo sviluppo tecnologico,.

    Forse sarebbe più utile affrontare questo problema piuttosto che di dare la colpa alla stupidità per quello che accade, senza peraltro ancora sapere bene cosa sia l’intelligenza e chi si possa definire intelligente.

    Adesso abbiamo una nuova opportunità per far crescere il livello culturale del dibattito scientifico : bisogna rompere il muro di silenzi e omerta che circonda la nascita dell’intelligenza artificiale .

    Nel silenzio del mondo scientifico, ci si avvia senza regole e senza controlli a realizzare questa nuova tecnologia che offrirà opportunità ma anche rischi paragonabili ad una nuova rivoluzione industriale. chi fa profitti con questa sa bene a cosa mirare, ma i non addetti ai lavori non sono neanche messi in grado di capire bene quello che si sta facendo …

    Auguriamoci che anche in questo caso non si arrivi troppo tardi e che insieme agli effetti collaterali di ciò che si sta programmando non arrivi anche questa volta puntuale l’infodemia a confondere ancora di più gli scenari che si prospettano ….

    • Caro Raffaele concordo con te e colgo l’occasione per ricordare che la cosiddetta Intelligenza artificiale negli articoli di merito viene indicata tecnicamente come “stochastic parrots” cogliendo gli aspetti base dei famosi motori pubblici come ChatGPT: pappagalli stocastici, programmi che imitano, ripetendo casualmente le valutazioni ma anche i pregiudizi che trovano in rete dando più peso ai più comuni: una strada verso il conformismo intellettuale e il controllo del pensiero e dell’immaginazione.

    • Caro Raffaele,
      niente è più difficle da definire dell’intelligenza, e di converso la stupidità. Non conosco le tue esperienze, ma avendo per un certo tempo provato a far ragionare le persone, mi son reso conto della sostanziale inutilità del dialogo con chi non vuole (o non può), appunto, ragionare.
      La divulgazione scientifica : vasto programma, specie per noi chimici, forse gli unici che ci provano (a volte riuscendoci bene, altre meno) sono i fisici, noi chimici non abbiamo (di sicuro in questo paese, dove tutti insegnano chimica nella scuola pubblica salvo i chimici) alcuna tradizione pubblicistica in merito. Gli unici che parlano di chimica, normalmente in luce negativa, sono tutti i non-chimici, a partire da medici biologi geologi guru di ogni tipo, che favoleggiano dell’aureo passato “naturale” senza la chimica.
      Chi vuole, e può, ci provi…

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