Chimica di un colpo di stato.

Claudio Della Volpe

L’11 settembre è una data difficile da dimenticare, perché ben due importanti avvenimenti storici recenti sono avvenuti in questo giorno dell’anno, il colpo di stato in Cile contro il governo Allende nel 1973 e, più recentemente nel 2001, l’attentato alle torri gemelle a New York, che ha inaugurato una stagione mondiale di guerre culminata dopo oltre vent’anni nell’abbandono dell’Afghanistan alle stesse forze da cui era stato “liberato”, ma anche segnato la definitiva messa in discussione della superpotenza USA (l’intervento in Afghanistan aveva anche catalizzato la decadenza dell’URSS pochi anni prima).

Il colpo di stato del 1973 pose fine all’esperienza di rinnovamento politico in senso socialista del Cile, guidato da Salvador Allende; ancora oggi a distanza di 50 anni ci sono violente discussioni sulle modalità e gli eventi; per fortuna la desecretazione, sia pur parziale, dei documenti diplomatici e politici in molti paesi ha portato alla conferma del ruolo USA, ma anche alla scoperta del ruolo di altri paesi “democratici” nel colpo di stato: Canada, Inghilterra, Australia ed altri (si veda nella bibliografia) parteciparono in vario modo a quell’infame evento o tennero bordone al governo dittatoriale instaurato subito dopo dalla giunta militare del generale Pinochet. L’Italia in quel caso si comportò onorevolmente ospitando nell’ambasciata e salvando dalla morte oltre 300 cileni.

Sotto quegli eventi c’è una matrice ben chiara: l’interesse per le ricchezze minerarie del Cile, che era ed è il principale estrattore del rame.

La produzione mondiale di rame cresce costantemente da quando lo conosciamo come metallo, come uno dei metalli che dà il nome ad un pezzo della storia umana; negli ultimi decenni la sua importanza, anziché diminuire, è cresciuta a causa del suo ruolo determinante prima nell’industria elettrica e poi in quella elettronica.

Quasi un terzo della produzione mondiale viene dal Cile.

Queste miniere hanno un ruolo centrale nel colpo di stato del 1973.

In Cile c’erano e ci sono ancora tre grandi miniere di rame: Chuquicamata, El Salvador, and El Teniente.

Secondo Wikipedia Chuquicamata ed El Salvador erano di proprietà della Anaconda Copper Company e El Teniente era di proprietà della Kennecott Copper Corporation.(Entrambe queste compagnie erano USA) La miniera di La Exotica, un’aggiunta di Chuquicamata, è stata aggiunta a queste grandi miniere nel 1966.Queste grandi miniere erano principalmente insediamenti autonomi e autosufficienti con le proprie città per ospitare i propri lavoratori, i propri impianti idrici ed elettrici, le proprie scuole, negozi, ferrovie e persino in alcuni casi le proprie forze di polizia.

Tutte producevano e producono oltre al rame altri metalli, come oro e manganese.,

Durante tutto il XX secolo le condizioni di sfruttamento del rame da parte del capitale straniero furono particolarmente onerose per il Cile e questo stimolò nel tempo vari tentativi di aumentare il “ritorno” in termini di tasse e valuta straniera; tuttavia fino agli anni 50 sia le tasse che il costo del rame furono particolarmente bassi; per capirci le tasse erano dell’ordine del 5% del fatturato e il prezzo rimase vicino ai minimi raggiunti durante la “grande depressione”. Ci furono numerosi tentativi da parte dello stato cileno di aumentare la propria quota di ricchezza estratta tramite il rame venduto ma con scarso successo.

Negli anni 60 la sinistra cilena cominciò a premere verso la nazionalizzazione della estrazione mineraria di rame; questa pressione portò nel 1969 a stilare un accordo per cui una percentuale delle miniere passava allo stato cileno dietro un pagamento abbastanza oneroso; fu il periodo della “nazionalizzazione negoziata” o cilenizzazione.

Il risultato a breve termine fu positivo. Gli investimenti nell’industria del rame aumentarono da 65 milioni di dollari nel 1965 a 117 milioni di dollari nel 1966, 213 milioni di dollari nel 1967 e 507 milioni di dollari nel 1968. Le principali compagnie minerarie seguirono strategie diverse per far fronte ai nuovi requisiti. Nel 1967, Kennecott accettò di vendere il 51% della sua filiale cilena al governo. Da parte sua, Anaconda continuò a investire da sola fino al 1969, quando le richieste di nazionalizzazione raggiunsero il loro apice. Così, decise di vendere il 51% al governo.

Tuttavia, i minatori volevano maggiori benefici. I sindacati dei minatori di rame e la sinistra cilena respinsero il piano per “cilenizzare” il rame e chiesero la nazionalizzazione su larga scala dell’industria. Nel 1966, il governo Frei rispose ad uno sciopero generale dei leader sindacali militarizzando le miniere del nord. Nella miniera di El Salvador, undici minatori furono uccisi in un conflitto con i militari.

https://warbletoncouncil.org/chilenizacion-del-cobre-1513#menu-6

Nel 1970 Salvador Allende fu eletto presidente del Cile ed entro pochi mesi dalle elezioni le aziende minerarie del rame furono nazionalizzate. All’inizio del 1973 il governo aveva nazionalizzato il 90% delle miniere, l’85% delle banche, l’84% delle imprese edili, l’80% delle grandi industrie. Durante la campagna elettorale Allende si era battuto per la nazionalizzazione delle miniere senza compensazione; e l’esproprio era basato sul valore contabile delle proprietà. Tuttavia, l’amministrazione Allende introdusse l’idea di “profitti eccessivi” nel calcolo dell’indennizzo per le miniere. Questa idea si basava sul concetto che le multinazionali avevano raccolto profitti di gran lunga superiori a quelle che erano considerate “normali pratiche commerciali”. Il modo in cui ciò è stato fatto è stato confrontando i profitti del rame in Cile con i profitti delle società in altre parti del mondo. È stato calcolato che il dodici per cento era il tasso di profitto mondiale per queste società, e che avevano guadagnato 774 milioni di dollari in Cile dal 1955 al 1970: “Questa deduzione ha superato il valore contabile delle proprietà delle società”.

Nell’ottobre 1971 l’ufficio del Controllore Generale trasmise i calcoli dell’indennizzo dovuto, in linea con i parametri stabiliti dall’emendamento costituzionale. Secondo questo documento, le compagnie americane non avrebbero ricevuto alcun risarcimento per le miniere di Chuquicamata, El Salvador e El Teniente, e solo uno molto piccolo per il resto delle loro proprietà. La reazione del governo degli Stati Uniti è stata immediata. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato: “Questa grave infrazione alla pratica internazionale può causare danni non solo al Cile, ma a tutti gli altri paesi in via di sviluppo”.

The redacted and the unredacted versions of the biographical intelligence file report on Chilean dictator Augusto Pinochet from 1975 is photographed on April 15, 2019, in Washington. (AP Photo/Jon Elswick)

La lotta del governo USA contro Allende non iniziò con la nazionalizzazione del rame senza indennizzo.

Subito dopo la vittoria di Allende, Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato durante la presidenza di Richard Nixon, disse: «Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli». L’amministrazione Nixon cominciò dunque a esercitare una pressione economica sempre maggiore attraverso diversi canali: l’embargo, il finanziamento degli oppositori politici nel Congresso cileno e, nel 1972, l’inconsueto appoggio economico al sindacato dei camionisti, che portò a continui scioperi e manifestazioni.

Nel 1970 al momento delle elezioni era comandante in capo dell’esercito cileno René Schneider Chereau  che era contrario a fare azioni incostituzionali nonostante fosse in contrasto con la politica di Allende; il 22 ottobre 1970, uomini legati al generale Roberto Viaux e pagati 35.000$ dal Governo degli Stati Uniti (https://www.cbsnews.com/news/cia-reveals-covert-acts-in-chile/) cercarono di sequestrarlo. La sua macchina ufficiale fu bloccata in una via di Santiago. Il generale Schneider fu ferito e fu portato in un ospedale militare, dove morì tre giorni dopo a causa delle ferite. La sua morte a seguito delle ferite riportate nel tentativo di sequestro pose fine alla cosiddetta “dottrina Schneider” contraria all’intervento militare nella vita politica, ed aprì la strada al golpe che tre anni dopo portò il Cile alla dittatura militare.  

Un rapporto del Senato USA del 1975 ha rilevato che “l’azione segreta degli Stati Uniti in Cile nel decennio tra il 1963 e il 1973 è stata ampia e continua“, compresa la spesa di 3 milioni di dollari per influenzare le elezioni cilene del 1964. Un altro rapporto di quell’anno scoprì che la CIA aveva ricevuto “un’istruzione diretta da (Nixon)… per tentare di fomentare un colpo di stato“.

Poco dopo che Salvador Allende fu eletto presidente, ma prima di assumere l’incarico, l’allora direttore della CIA Richard Helms incontrò il presidente Richard Nixon e discusse della situazione in Cile. Gli appunti di Helms dal suo incontro del 15 settembre 1970 contengono l’indicazione: “Fai urlare l’economia”. Una settimana dopo l’ambasciatore Edward Korry riferì di aver detto al presidente cileno uscente Eduardo Frei Montalva, attraverso il suo ministro della Difesa, che “non sarebbe stato permesso a un dado o a un bullone di raggiungere il Cile sotto Allende“. Alla fine del 1972, il Ministero dell’Economia cileno stimò che quasi un terzo dei camion diesel nella miniera di rame di Chuquicamata, il 30% degli autobus urbani di proprietà privata, il 21% di tutti i taxi e il 33% degli autobus statali in Cile non potevano operare a causa della mancanza di pezzi di ricambio o pneumatici.

L’analisi di quel che Allende stava facendo è ben riassunta da una frase presente in un report dello spionaggio inglese (JIC):

il governo Allende ha diretto i suoi sforzi economici principalmente per effettuare una redistribuzione del reddito” in cui i prezzi erano stati tenuti bassi e i salari autorizzati a salire. La strategia era “porre rimedio a quelle che considerano ingiustizie economiche e sociali (compresa la dominazione straniera di alcuni settori dell’economia)”. Allende era “impegnato a dimostrare che il socialismo può essere portato in Cile in modo pacifico e democratico”.

Comunque sia L’anno del colpo di stato l’economia cilena era in forte crisi, in parte per le misure prese dagli Stati Uniti e in parte per le scelte economiche del governo di Allende. La situazione sociale e politica era molto tesa. Il 29 giugno un reggimento dell’esercito cileno circondò con i carri armati La Moneda, il palazzo presidenziale nella capitale Santiago, e cercò di rovesciare il governo: il tentativo fallì per l’intervento di una parte dei vertici militari fedele al governo, ma fu poi considerato una “prova generale” del colpo di stato di due mesi dopo.

Non parlerò qui del colpo di stato, della morte di Allende e della politica di assassini politici che portò alla morte di oltre 40mila persone nei primi anni della dittatura, ma solo del tema del post: il ruolo del rame nel colpo di stato.

Cosa è successo alle risorse minerarie “dopo” il colpo di stato?

In realtà esse sono rimaste di proprietà dello stato, ma Pinochet ha inaugurato una nuova politica che poi è stata mantenuta anche dai successivi governi non dittatoriali; tutte le risorse minerarie sono state nazionalizzate, e anche la Costituzione del 1980, ancora in vigore, le dichiara “inalienabili”. Tuttavia, una svolta legislativa introdotta da Pinochet – e mantenuta dai successivi governi democratici fino ad oggi – ha permesso alle società private di impossessarsi di queste risorse e sfruttarle con contratti di locazione a lungo termine. Le politiche neoliberiste hanno assolto le multinazionali dal pagare anche solo un centesimo in royalties, e la maggior parte non ha pagato alcuna tassa.

In una tesi di dottorato di Harvard sul tema della industria del rame dopo il colpo di stato si dice  La dittatura non ha mai restituito l’industria del rame su larga scala al settore privato. Invece, hanno progettato una “economia mista”. El Teniente, Chuquicamata, El Salvador e La Exótica, le quattro miniere più importanti, responsabili dell’80-90% della produzione di rame del paese durante gli anni 1970, sono rimaste sotto il controllo statale. Allo stesso tempo, la giunta ha accolto le compagnie straniere per esplorare e sfruttare nuovi giacimenti minerari non ancora operativi. Dalla fine della dittatura, queste miniere di proprietà privata hanno prodotto quasi la metà di quelle del paese che ha permesso al governo di raccogliere i massimi profitti dalle grandi miniere di proprietà statale, mentre anche Andina, una miniera più piccola che operava al di fuori della Gran Minería, rimase sotto il controllo statale.La giunta aumentò l’accesso delle società straniere ai mercati cileni attraverso lo Statuto degli investimenti esteri del 1974 (Decreto Ley o D.L. 600), che liberalizzò le ragioni di scambio e pubblicò una serie di incentivi e garanzie agli investitori stranieri. Nel 1983, il codice minerario militare (D.L. 18.248) ha ampliato l’accesso delle compagnie straniere del rame ai diritti del sottosuolo del Cile e alle concessioni minerarie. Ha anche notevolmente abbassato la pressione fiscale delle società private straniere con investimenti nel settore del rame.

Contemporaneamente il controllo del mercato del rame finito veniva integralmente acquisito da multinazionali straniere, limitando di molto gli effetti potenziali di redistribuzione del reddito che erano stati all’origine delle azioni di Allende.

Uno degli aspetti meno conosciuti del cambiamento imposto dal colpo di stato fu l’aggravamento non solo delle condizioni di lavoro dei minatori ma anche quello ambientale; la storia dell’impianto di Ventana (che si occupava della estrazione del rame e della sua raffinazione) che era stato messo sulla via della ricostruzione sia in termini di salute del personale che di inquinamento ambientale è raccontata in un articolo di Jacobin citato in fondo

Ed infine concludiamo il post ricordando che il Cile possiede anche enormi riserve di litio e che dunque l’interesse per le sue miniere certamente produrrà altre reazioni politiche, anzi le sta già producendo. Basti pensare alla corrente discussione sul cambiamento della costituzione per rimediare ad alcuni dei peggiori effetti della dittatura di Pinochet anche se con tanti anni di ritardo.

Documenti consultati

  1. Nationalization of Copper in Chile and its International Repercussion di Carlos Fortin

In CHILE 1970-73:ECONOMIC DEVELOPMENT AND ITS INTERNATIONAL
SETTING Self-criticism of the Unidad Popular Government’s Policies  ed S. Sideri – Springer 1979

  • Whitaker, Georgia Claire. 2021. Middle-Class Politics and the Neoliberalization of Copper Mining in Pinochet-era Chile. Doctoral dissertation, Harvard University Graduate School of Arts and Sciences.

https://nrs.harvard.edu/URN-3:HUL.INSTREPOS:37368404

  • Documenti resi pubblici dalla CIA e dalle autorità americane sul colpo di stato e il periodo Allende:

https://www.cbsnews.com/news/cia-reveals-covert-acts-in-chile/

3 pensieri su “Chimica di un colpo di stato.

  1. Riagganciandomi a quanto scritto da Claudio nelle conclusioni, la decisione di nazionalizzare le miniere di litio del Cile è stata già presa in aprile dall’attuale presidente Boric. Attualmente due sono le società principali coinvolte nell’estrazione del litio dalle saline dell’Atacama, una cilena SQM ( https://www.sqmlithium.com), controllata dal genero di Pinochet (!), ma con massiccia partecipazione della cinese Tianqi Lithium e l’altra americana Albemarle (https://it.wikipedia.org/wiki/Albemarle_Corporation).Certamente questa decisione avrà ripercussioni geopolitiche, si parla anche di una possibile Opec del litio dei paesi sudamericani che sono i principali detentori delle riserve di litio salino, economicamente ed ambientalmente più sostenibile rispetto alle riserve australiane dalle quali si estrae il litio dallo spodumene.

  2. Come sempre, una bella rievocazione di fatti ormai nella memoria di pochi. Varrebbe ricordare che il dott. Salvator Allende fu un medico pioniere nell’igiene pubblica e ambientale e nella prevenzione dei rischi professionali in Cile fin dagli anni 30, attivo anche nell’International Labor Office (ILO), la più antica delle organizzazioni internazionali della Lega delle Nazioni. GRazie. FMR

  3. Post davvero interessante scritto in modo molto chiaro su un evento (il golpe in Cile del ’73) che ho vissuto da ragazzo, ma del quale non conoscevo i fattori scatenanti, come l’estrazione del rame. Grazie mille professore.

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