I libri non si buttano mai

Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo.

a cura di Marco Taddia

Circa un anno fa (16 maggio 2013) ha destato qualche curiosità una notizia che si può ancora trovare sul web (http://www.barinedita.it/barinedita). Sotto il titolo: “Muore e gli buttano i libri: assalto ai cassonetti di via Melo”, il bravo Vincenzo Drago scriveva che quella mattina molte persone si erano radunate attorno ai cassonetti di via Melo, in pieno centro a Bari, dove centinaia di volumi erano stati gettati in seguito alla morte del loro proprietario, che abitava in un palazzo vicino.

drago Aggiungeva: “Decine di persone hanno così setacciato i bidoni della spazzatura alla ricerca del loro romanzo preferito”. Erano soprattutto ragazzi e questo contrasta con il luogo comune che i giovani non leggono più. Faceva pensare anche il fatto che tutto ciò si fosse verificato a due passi da una delle maggiori librerie di Bari dove però i libri, per ovvi motivi, non sono gratuiti.
Alzi la mano chi tra di voi, contravvenendo alla regola che “i libri non si buttano mai”, non si è mai liberato di qualche vecchio e malandato libro di testo. Forse lo ha fatto, come il sottoscritto, dopo qualche indecisione e combattendo contro il senso di colpa ma quando bisogna ricavare un po’ di spazio nella propria biblioteca c’è poco da scegliere. Può sembrare strano ma come succede per i capi o gli accessori di abbigliamento, anche i testi didattici obsoleti possono, per certi aspetti, tornare utili.

MoorePrimaIt 1Se avete qualche anno sulle spalle e nella vostra biblioteca personale avete una copia della prima edizione italiana della “Chimica Fisica” di Walter J. Moore (Piccin, Padova, 1967) conservatela gelosamente perché è ricca di spunti interessanti. Fu tradotta da Steccanella e Flavio Spalletti dalla IIIa edizione in lingua inglese. Fin dalla prefazione Walter J. Moore ci dà un assaggio della sua cultura umanistica riportando un brano di Paul Klee da “Exakte Versuche im Bereiche der Kunst” (1928). E’ un consiglio allo studente d’arte che sembra fatto su misura anche per il chimico fisico. Leggetelo se vi capita: a me è sembrato davvero centrato*. Qui però vorrei parlare d’altro, ricordando che nel testo si trovano qua e là, oltre a numerosi richiami storici e riproduzioni d’epoca (calorimetro di Lavoisier e Laplace), brani originali di personaggi noti per il contributo dato alla disciplina o alla scienza in generale. Per fare qualche esempio: Bacon (p. 213), Newton (p. 211), Robert Brown (p. 244), Stas (p. 419), Mendeleev (p. 421), Maria Curie (p. 430), Rutherford (p. 437, 444), Hodgkin (p. 671). Indimenticabile quello di Rutherford sulla diffusione delle particelle α e istruttivo quello di Maria Curie sulle difficoltà incontrate.

Walter-J.-Moore 1Non manca neppure il poeta romano Lucrezio e, in apertura dei capitoli, citazioni appropriate di Sennert, Davy, Wittingenstein e Hopkins. Potrà stupire e forse qualcuno storcerà il naso, sapendo che al gesuita e poeta britannico Gerard Manley Hopkins** (Stratford28 luglio 1844 – Dublino8 giugno 1889) è riservato l’onore di aprire il capitolo 18, quello sulla chimica fisica delle superfici. Sentite un po’: “Scrutando giù nello spesso strato di ghiaccio del nostro stagno, io vidi che le bollicine d’aria non erano imprigionate a caso, ma partivano da centri ed in particolare un meraviglioso e regolare pennello bianco, formato da collane ricurve di bolle sempre più piccole”.

Non vorrei tuttavia far nascere il sospetto che Moore indugiasse troppo sulla poesia a sfavore della matematica e della chimica fisica, tutt’altro. Sono alcuni inserti che aiutano a vedere la natura nel suo insieme, un’abitudine che, ahimè, alcuni stanno tristemente perdendo. Insieme al racconto dei protagonisti anche loro diedero una mano (e potrebbero continuare a darla) a rendere più attraente questa materia. Essa ha bisogno della storia, un bisogno assoluto. Cannizzaro, uno che se ne intendeva, concludendo la serata al Ristorante Da Cornelio al Corso (Roma, 10 dicembre 1891), dopo il banchetto che gli avevano offerto per festeggiare la medaglia Copley della Royal Society di Londra disse tra l’altro: “La storia esatta delle dottrine chimiche è la sola che può farne apprezzare al giusto il valore nella fase che attraversa attualmente la chimica”. S. Cannizzaro, “La Scienza e la Scuola” (Discorso), Cooperativa tipografica Manuzio, Roma,1910. Da Rassegna contemporanea, anno III, n. 9.

CannizzaroFesta 1

The New York Times, 31 dicembre 2001

Dr. Walter John Moore, a physical chemist, textbook author and biographer, died on Dec. 20 in Bloomington, Ind. He was 83. The cause was heart disease and kidney failure, his family said. His book ”Physical Chemistry” (Prentice-Hall, 1950) remained a standard text for more than 30 years. Its fourth edition appeared in 1972 in eight languages.

 

*”We construct and keep on constructing, yet intuition is still a good thing. You can do a good deal without it, but not everything. Where intuition is combined with exact research it speeds up the progress of research. Exactitude winged by intuition is at times best. But because exact research is exact research, it gets ahead even without intuition. It can be logical it can construct. It can build bridges boldly from one thing to another. It can maintain order in the midst of turmoil.” *”Exakte Versuche im Bereiehe der Kunst” (1928). Translated by Paul Manheim in The Thinking Eye (New York: Wittenborn, 1961).

** uno dei più grandi innovatori della poesia inglese dal punto di vista del verso e della forma pur vissuto durante il periodo vittoriano.

NdBm: Dato che il libro di Moore ha avuto parecchie edizioni è meglio precisare che il libro cui si fa riferimento è la traduzione italiana fatta sulla terza edizione inglese e che in edizioni diverse le citazioni potrebbero essere assenti o spostate. Versioni scaricabili del testo in almeno tre delle sue versioni si possono trovare in rete nell’Internet Archive: https://archive.org/details/PhysicalChemistry4th.ed

Nota dell’Autore:  A chi avesse necessità di “disfarsi”, seppure a malincuore, di libri che pensa di non utilizzare più, si ricordano le numerose iniziative di bookcrossing che consentono ad altri di usufruirne gratuitamente. All’Università di Bologna, ad esempio, è attivo il servizio ALMALiBERI (http://www.unibo.it/it/servizi-e-opportunita/studio-e-non-solo/almaliberi). Esso permette agli studenti di ritrovarli presso le postazioni diffuse in tutto l’Ateneo, prenderli, leggerli e far nuovamente circolare. Quando si sceglie un libro ci si può collegare al sito ufficiale  e, tramite il BCID (BookCrossing Identification Number) che si trova all’interno del libro, si può seguirne  il percorso, leggere i commenti degli altri lettori e lasciarne uno proprio.

2 pensieri su “I libri non si buttano mai

  1. Sulla nota del BM.
    Il post specifica che si parla della prima edizione italiana, traduzione della terza americana. Il confronto con alcune edizioni successive l’avevo fatto e dopo essermi reso conto dei mutamenti intervenuti, opportunamente ricordati dal Blog Manager, ho evitato di parlarne per circoscrivere l’argomento in un ambito ben preciso. L’indagine sulle cause di tali mutamenti, peraltro condivisi da altri testi didattici, avrebbe richiesto ulteriori approfondimenti.

  2. I testi di una volta non andrebbero gettati già solo per il loro fascino e per i ricordi che evocano, come un vecchio testo scolastico con il quale si sono passate notti insonni o un romanzo grazie al quale si è cresciuti e maturati. Lo scambio libero di libri, il bookcrossing, è però un buon modo per liberare qualche angolo nella propria libreria senza farsi venire troppi sensi di colpa, sapendo che quel libro passerà (gratuitamente) nella mani di qualcuno che potrà trarne giovamento ed ispirazione, magari anche più di quanto abbiamo saputo fare noi. Ormai è diffuso in diverse città d’Italia e il suo destino è quello di crescere e diffondersi ulteriormente.
    Riccardo, studente di Chimica.

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