La salute del mondo in cui viviamo

Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo.

a cura di Luigi Campanella, ex Presidente SCI

Negli ultimi anni tre importanti organizzazioni mondiali composte dai maggiori esperti nel campo dell’ecologia, dell’economia e della conservazione hanno pubblicato i loro dati circa il rapporto tra sostenibilità ecologica e attuale sviluppo economico. Il messaggio è chiaro: la crescente domanda di risorse naturali che caratterizza l’economia mondiale sta superando la capacità di carico dei sistemi naturali del pianeta, determinando un inquietante deficit ecologico e minando le basi stesse dell’economia globale.
Nel 2025, 3 miliardi di persone, cioè la metà della popolazione mondiale saranno prive di acqua. Fra i Paesi colpiti dalla desertificazione alcune aree del mondo industrializzato – tra queste buona parte dell’Italia meridionale. La carenza di acqua potabile è dovuta a varie cause: mutamenti climatici per ridotta piovosità, insufficienti investimenti nell’ammodernamento e nella manutenzione dei sistemi idrici, inquinamento delle falde acquifere, cattivo uso della risorsa e del territorio, modelli di sviluppo non adeguati.

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Anche se il mondo è composto soprattutto di acqua, solo il tre percento è acqua dolce: il 97% è salata. L’acqua dolce è distribuita: a) calotte polari, ghiacciai e nevi eterne: 1.72% per un volume di circa ventiquattro milioni di miliardi di metri cubi di acqua; questa quota non è ovviamente utilizzabile; b) sottosuolo: 1,18%; c) acqua dolce superficiale: 0,01% (che non si accumula nei laghi e scorre nei fiumi). Quest’ultima quota, estremamente piccola rispetto al totale delle acque presenti sulla terra, è quella da cui principalmente attinge l’uomo per le sua attività.
Il consumo pro capite al giorno è aumentato
1930                                                     10 litri
1996                                                     229 litri
Anni duemila                                     329 litri Roma

ma: 460 litri Milano, 427 litri Firenze, 647 litri Imperia di cui il 16,6% perso nelle fognature. In effetti il rapporto medio acqua perduta vs erogata è pari al 48%.
Punte max di consumo pro capite : Municipio Roma 829 litri.
Sullo sfondo,ma sempre più in evidenza il nodo sollevato in più sedi di recente della privatizzazione dell’acqua che rimane una minaccia molto concreta nella UE. In paesi come la Grecia e il Portogallo, l’ipotesi di privatizzazione dell’acqua  non appare tanto lontana dalla realtà e sempre più cittadini vengono privati dell’accesso all’acqua nei comuni dove l’approvvigionamento idrico è gestito da società private. I cittadini si battono contro tale privatizzazione in tutta l’UE, con molti esempi di mobilitazioni di massa in Italia con il referendum del 2011 , le consultazioni locali di Madrid e Berlino, mobilitazioni più recenti a El Puerto de Santa María (Spagna) e imminenti consultazioni pubbliche locali in Thesaloniki (Grecia)  o Alcazar de San Juan (Spagna). Un’iniziativa dei cittadini europei  che ha raccolto quasi 1,9 milioni di firme, prevede che la Commissione europea  proponga una normativa di attuazione del diritto umano all’acqua e servizi igienico-sanitari, come riconosciuto dalle Nazioni Unite, e si faccia promotrice della fornitura di acqua e servizi igienico-sanitari essenziali, servizi pubblici per tutti
I dati sull’impronta ecologica presentati di recente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal Centro Estudios para la Sustentabilidad dell’Università messicana Anahuac de Xalapa non sono certo meno allarmanti. Il concetto di impronta ecologica esprime lo spazio che una comunità utilizza per vivere, produrre beni corrispondenti al proprio livello di consumo e smaltire i propri rifiuti. Si può così misurare il deficit ecologico in base al rapporto tra il consumo effettivo di risorse naturali di ciascun paese ed il consumo ideale che si avrebbe se le nazioni attingessero solo alle risorse disponibili all’interno del proprio spazio naturale. Emerge dunque che:

L’impronta ecologica degli U.S.A. pro capite è di 8,4 ettari mentre la disponibilità in termini di capacità ecologica è di 6,2: ne risulta un deficit ecologico di 2,2 ettari pro capite.
L’impronta dell’Italia è di 4,5 ettari pro capite, a fronte di una disponibilità di 1,4 ettari pro capite: il deficit ecologico è di 3,1 pro capite.
In Giappone l’impronta ecologica è di 6,3 ed il deficit di 4,6.

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Impronta ecologica degli stati del mondo nel 2007, secondo la Global Footprint Network. Il colore più scuro corrisponde alla più alta

Vorrei chiudere questa breve nota con due riferimenti,tanto diversi per certi aspetti e tanto simili nell’essenza. Nicola Cabibbo, Presidente della Pontificia accademia delle Scienze: “Il problema del clima è strettamente legato alla pace perché riguarda la disponibilità dei mezzi di sostentamento. Il problema è l’acqua. I poveri del mondo sono i più danneggiati dai mutamenti”.
Da una lettera scritta nel 1854 dal Capo dei Pellerossa Capriolo Zoppo al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce :

capriolozoppo
“Questo noi sappiamo:
la terra non appartiene all’uomo,
è l’uomo che appartiene alla terra.
Questo noi sappiamo.
Tutte le cose sono collegate,
come il sangue che unisce una famiglia.
Qualunque cosa capita alla terra,
capita anche ai figli della terra.
Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita,
egli ne è soltanto un filo.
Qualunque cosa egli faccia alla tela,
lo fa a se stesso.”

 

Un pensiero su “La salute del mondo in cui viviamo

  1. Interessante. Anche la parte dove si accenna all’uso dell’acqua non solamente per l’uso potabile, ma anche per l’uso igienico. I due terzi della popolazione mondiale risultano privi di misure sanitarie adeguate. E ritengo occorra fare molta informazione ed educazione sulla corretta gestione del bene acqua. Da persona che lavora nella gestione del ciclo idrico, conoscendo le molte problematiche connesse, lo ritengo essenziale.

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