Due lettere a LaRepubblica

Vincenzo Balzani

Con il permesso del’autore riproduciamo qui due lettere inviate recentemente a La Repubblica da Vincenzo Balzani; gli argomenti sono quelli tipici del nostro blog: energia, ambiente, il nostro rapporto con queste cose, il ruolo della Chimica. Non sono state pubblicate e così rimediamo noi nel nostro piccolo.

Eni e noi, abitanti della Terra

Caro Direttore,

ho letto su Repubblica del 16 giugno l’appello sulla Rivoluzione Energetica dell’A.D. di ENI Claudio Descalzi. Quanto è scritto nella prima parte dell’articolo è completamente condivisibile: “Clima ed energia sono i fattori su cui si gioca il futuro, …. la transizione energetica deve essere guidata dalla protezione dell’ambiente, … siamo lontani dal contenere l’aumento delle temperature al di sotto del limite dei 2°C fissato dalla Cop21 di Parigi”.

Da queste premesse si dovrebbe trarre, come scrive papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, la conclusione che “I combustibili fossili devono essere sostituiti senza indugio …”. Descalzi si guarda bene dal dirlo, confermando così quanto affermato dal papa stesso: ”… ma la politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide” (165)”.

Descalzi informa che Eni ha abbattuto la componente carbonica della sua attività, ma non dice che si tratta di una goccia nel mare di CO2 che Eni direttamente o indirettamente genera con i quasi due milioni di barili di petrolio prodotti al giorno! Qua e là Descalzi cita le energie rinnovabili, ma come ha affermato in molte altre occasioni reputa che non siano “mature” e sostiene che l’unica via per salvare il clima è utilizzare il metano come fonte energetica “ponte”. In realtà l’energia elettrica prodotta dalle energie rinnovabili è già oggi competitiva sul piano economico, anche senza considerare i problemi sanitari e climatici creati dai combustibili fossili. Le energie rinnovabili, insomma, sono già disponibili e pronte all’uso: quello che manca è la volontà di utilizzarle, a causa degli enormi interessi economici e di potere che ne verrebbero colpiti.

Non serve ricorrere al metano come energia “ponte”, anche perché il metano non è affatto innocente riguardo i cambiamenti clmatici. Descalzi dovrebbe saperlo, ma non lo dice. E’ vero, infatti, che a parità di energia prodotta la quantità di CO2 generata dal metano è inferiore di circa il 25% di quella generata dal petrolio, ma è anche vero che il metano rilasciato in atmosfera è un gas serra 72 volte più potente di CO2 quando l’effetto è misurato su un arco di 20 anni (25 volte più potente quando misurato su 100 anni). Poiché nella lunga filiera del metano si stima ci siano perdite di almeno il 3% rispetto alla quantità di gas usato, è chiaro che estendendo l’uso del metano non si combatte affatto il cambiamento climatico.

Nel campo dei trasporti, oltre che sul metano Eni fa molto affidamento sui biocombustibili, in netta contraddizione con la realtà dei fatti. Studi scientifici dimostrano che l’efficienza di conversione dei fotoni del sole in energia meccanica delle ruote di un’automobile (sun-to-wheels efficiency) è almeno 50 volte superiore per la filiera che dal fotovoltaico porta alle auto elettriche rispetto alla filiera che dalle biomasse porta alle auto alimentate da biocombusibili. In effetti, quello che gli esperti prevedono non è una sostituzione significativa dei combustibili fossili con biocombustibili, ma una rapida, dirompente diffusione delle auto elettriche. La cosa non meraviglia perché i motori elettrici non inquinano, non producono CO2, sono quattro volte più efficienti dei motori a combustione interna e sono molto più facili da riparare e da mantenere.

In Italia, quindi, non servono altre bioraffinerie alimentate da olio di palma proveniente dalla Malesia, ma fabbriche di pannelli fotovoltaici, batterie, auto elettriche e colonnine per la ricarica.

Infine, Descalzi lega lo sviluppo dell’Africa, oltre che all’enorme potenziale di energia solare ed eolica, anche alla presenza, in quel continente, di enormi riserve di combustibili fossili, molte delle quali scoperte da Eni, che ha anche l’obiettivo di scoprire altri 2 miliardi di barili di combustibili fossili perforando 115 pozzi in 25 paesi. In base all’accordo di Parigi, però, la maggior parte delle riserve di combustibili fossili già note dovrà rimanere nel sottosuolo. Se quell’accordo sarà osservato, Eni avrà problemi economici. Se invece la politica permetterà di usare tutte le riserve, i problemi, purtroppo, li avremo noi, abitanti della Terra.

Vincenzo Balzani, Professore Emerito, Università di Bologna

 

Lettera a Repubblica 26 giugno 2018

Egregio direttore Calabresi,

Apprendo da Repubblica di oggi che nel “pacchetto formazione” concesso agli operai della Lamborghini in orario di lavoro retribuito sono state inserite Lezioni sulla Costituzione. E’ certamente un’ottima iniziativa.

Credo però che sarebbe necessario ricordare a tutti, cominciando dai politici che hanno salutato con entusiasmo la produzione del nuovo SUV Urus come straordinario esempio di innovazione che:

  • nei motori a scoppio, usati da più di un secolo, non c’é più nulla da innovare; se si vuol fare

innovazione nel campo delle automobili, oggi la si può fare solo sulle auto elettriche.

  • con la sua mostruosa potenza di 600 CV e gli alti consumi di combustibili fossili, il SUV Lamborghini è un emblema del consumismo dal quale le vere innovazioni dovrebbero farci uscire;
  • col suo prezzo di 250.000 euro, Urus è l’icona delle disuguaglianze che, a parole, tutti dicono di voler abbattere.

Non sarebbe male, allora, inserire nel “pacchetto formazione” anche, un paio di frasi dell’enclica di Papa Francesco:

  • Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le capacità del pianeta; lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi”.
  • Ci dovrebbero indignare le enormi disuguaglianze che esistono tra di Non ci accorgiamo più che alcuni si trascinano in una miseria degradante, mentre altri non sanno nemmeno che farsene di ciò che possiedono”.

Cordiali saluti,

Vincenzo Balzani, Professore emerito, Università di Bologna

 

5 pensieri su “Due lettere a LaRepubblica

  1. Anche la transizione energetica verso le energie rinnovabili e i veicoli ad emissioni zero è soggetta a forte limitazioni determinate dalla disponibilità delle materie prime. Recentemente è stata pubblicata la “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni concernente l’elenco 2017 delle materie prime essenziali per l’UE” [COM(2017)490] che elenca una quarantina tra elementi e composti chimici la cui disponibilità per l’industria europea rappresenta un interrogativo. Le cause sono la scarsità in natura (es. terre rare o elementi del gruppo del Pt), la concentrazione dei giacimenti in pochi paesi (es. Nb, Be e He) a volte caratterizzati da instabilità politica (es. Co e Ta).
    La strategia da adottare viene proposta con la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni “L’anello mancante – Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare” [COM(2015)614] anche se esempi di economia circolare che investano una intera filiera su scala almeno europea non esistono.
    Il concetto di sostituire beni con servizi rischia di lasciare il singolo cittadino europeo in balia di poche imprese multinazionali per servizi indispensabili allo sviluppo della persona umana, un po’ come sta succedendo in Italia con la “privatizzazione” delle reti.

  2. Cari amici,

    rispetto le opinioni e i dati citati dal prof. Balzani, ma è un dato di fatto che riorientare interere società e sistemi economici non è facile, rivoluzionare sistemi tecnologici in pochi anni si è visto solo in tempo di guerra (un esempio : in aviazione militare nel ’39 si usavano ancora i biplani, nel ’45 c’erano già i jet), e che noi si sia in una guerra per la sopravvivenza non è ancora una percezione che le società avanzate (non parliamo poi dell’italia, dove non solo non si pensa al futuro, ma neppure al domani) hanno.
    Fra l’altro nell’approccio alla sostenibilità non solo le automobili sono un problema da affrontare: si legge, per esempio, che il risparmio energetico possibile intervenendo sulle abitazioni per il riscaldamento/condizionamento nel nostro paese sarebbe imponente, ma stenta a decollare anche per l’ oggettiva difficoltà a far partire gli interventi, malgrado gli incentivi (provate a convincere un condominio a fare un cappotto isolante, e poi vedrete…).
    E’ importante lavorare nel convincere tutti dell’emergenza del problema, ma anche di come possiamo, ognuno di noi nel ns piccolo contribure. Per esempio, siamo pronti a spendere centinaia di euro per un abito, ma non a farlo per sostituire un frigo con uno più efficiente, eppure in fondo anche una slavina è fatta solo di granellini di neve messi tutti insieme…

    antoniutti

  3. Balzani mi ricorda uno che, arrivato in un istituto tecnico per chimici, chiese ad un docente più anziano, osannato e venerato solo perchè sapeva usare gli strumenti, se la scuola era in regola con gli scarichi rispetto alla legge allora vigente.
    Il grande professore, tale solo perchè sapeva usare gli strumenti, gli rispose che un altro collega aveva calcolato che le diluizioni fatte dagli studenti per lavare la vetreria abbassavano le concentrazioni dei contaminanti sotto i limiti di legge!
    Alla domanda dell’ingenuo neo-docente sulla proibizione delle diluizioni dei reflui con acqua potabile, il grande professore glissò.
    La stessa scuola faceva progetti di monitoraggio ambientale di corsi d’acqua e di mari, che da un lato controllava e dall’altro inquinava, ma nel rispetto della legge!
    Tutto questo per dire che in Italia il destino di chi è onesto e serio è sempre pesantemente ostacolato da chi è incollato ai propri privilegi e quando sente il “Grillo Parlante” o s’infastidisce e liquida le sue osservazioni con battute alla dittatore da nazione oppressa o fa in modo che attorno al Grillo Parlante si faccia terra bruciata.

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