C’era una volta l’EPA…

Claudio Della Volpe

Abbiamo già affrontato in precedenti post (nei riferimenti) gli effetti dell’arrivo al potere in USA di Donald Trump, e delle forze politiche che rappresenta, con risvolti enormi sulla scienza e la tecnologia e sul controllo degli effetti di queste sulla società; si tratta di un argomento che ormai è di carattere mondiale; anche da noi la questione vaccini pone all’ordine del giorno il rapporto fra la scienza e la democrazia e l’esistenza di forze sociali che, nella loro spinta a ribellarsi ad un modo di produrre insostenibile, potrebbero stravolgere l’ossatura stessa della società.

Si tratta di una contraddizione che ci riguarda; la scienza, lo abbiamo detto altre volte, DEVE prendere posizione sulla insostenibilità del modo di produrre attuale e dei guasti che comporta per il pianeta e per la stessa società umana; ma senza rinnegare se stessa e i suoi metodi. La Scienza deve schierarsi e stare dalla parte dei più deboli.

Uno dei motivi del rifiuto della Scienza da parte di masse crescenti di persone sta nell’apparente identità fra questo modo di produrre insostenibile e la applicazione della Scienza, che viene vista come parte dell’apparato sociale opprimente che non mantiene, almeno non per la grande maggioranza delle persone, le promesse mirabolanti che fa.

E questo è il punto.

Appena arrivato al potere Donald Trump ha iniziato a smontare sistematicamente quei meccanismi sociali di controllo basati sulla Scienza; non mi riferisco qui solo alla sua volontà di disdire l’accordo di Parigi sul clima, ma allo smontaggio sistematico di quell’ enorme apparato di controllo costituito da EPA: Environmental Protection Agency.

EPA è un acronimo che quasi tutti i chimici conoscono; agenzia fondata nel 1970 da un presidente insospettabile, Richard Nixon, è guidata da un amministratore, che è nominato dal Presidente e confermato con un voto del Congresso. Pur non essendo un ministero il suo dirigente ha un ruolo analogo.

Durante la presidenza Trump questo ruolo è stato ricoperto dal 17 febbraio 2017 da Scott Pruitt e dopo le sue dimissioni, dovute a un grave caso di corruzione nell’ Ottobre 2017, è stato nominato dal luglio 2018, Andrew R. Wheeler, suo vice, un avvocato americano che aveva rappresentato prima il magnate del carbone Robert E. Murray e aveva lavorato come lobbista contro le leggi dell’amministrazione Obama in materia ambientale e come assistente del senatore James Inhofe, nella battaglia per rifiutare le modifiche e gli accordi legati al climate change. Ovviamente Wheeler è critico dei limiti di emissione stabiliti da IPCC.

EPA per quasi 50 anni è stata il simbolo mondiale del controllo ambientale pubblicando migliaia di documenti e sviluppando migliaia di metodi di analisi e controllo ambientale.

EPA è l’equivalente delle nostre agenzie provinciali e regionali per l’ambiente, dell’attuale Agenzia Nazionale, ma ne rappresenta in un certo senso l’antesignano, il punto di riferimento.

Ma le cose stanno cambiando velocemente.

A parte il ruolo apicale di Wheeler e Pruitt (in carica per poco più di un anno, Pruitt è coinvolto in una decina di indagini sulla sua condotta a capo dell’EPA, sulle spese personali fatte con fondi di EPA e dove ha dimostrato di avere posizioni in contrasto con le responsabilità della sua agenzia, soprattutto per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e la riduzione delle sostanze inquinanti prodotte dalle attività umane. Pruitt in questi mesi era stato molto criticato da ricercatori e scienziati per avere ridotto fondi e risorse a diversi comitati dell’EPA, impegnati nella ricerca e nel fornire consulenze nell’agenzia.) un ruolo fondamentale lo sta svolgendo un altro personaggio che ha sempre lavorato dall’altra parte della barricata e alla quale avevamo già accennato (Le battaglie della Chimica, C. Della Volpe, LA CHIMICA E L’INDUSTRIA online | ANNO I | N° 5 | SETTEMBRE/OTTOBRE 2017). Si tratta di Nancy B. Beck, che, dopo essere stata per i precedenti 5 anni una dirigente dell’American Chemistry Council, l’equivalente della Federchimica italiana, è stata nominata come responsabile della sezione dell’EPA che si occupa di sostanze tossiche. I dettagli della storia li potete trovare sul NYT , ma l’essenziale ve lo riassumo io: smontare le regole di salvaguardia ambientale costruite faticosamente in USA negli ultimi decenni.

L’amministrazione Trump sta percorrendo a ritroso la via che il governo federale precedente aveva stabilito per la determinazione della tossicità dei prodotti di sintesi più importanti. Durante l’ultimo anno della presidenza Obama EPA aveva avuto la richiesta di valutare per la prima volta centinaia di prodotti di sintesi potenzialmente tossici e concludere se occorressero restrizioni o perfino il loro ritiro dal mercato. Si tratta dell’aggiornamento della TSCA ossia della Toxic Substances Control Act. La nuova legge , passata all’epoca in modo bipartisan alla Camera dei Rappresentanti e al Senato, impone:

-Mandatory requirement for EPA to evaluate existing chemicals with clear and enforceable deadlines;

-Risk-based chemical assessments;

-Increased public transparency for chemical information; and

-Consistent source of funding for EPA to carry out the responsibilities under the new law.

E fra le sostanze incluse ci sono ovviamente molte sostanze di uso comune come i solventi per le lavanderie a secco, per la sverniciatura e altre sostanze usate negli shampoo e nei cosmetici. L’EPA nello svolgere questo compito nella nuova era Trump ha deciso di escludere dai conti le potenziali esposizioni causate dalla presenza delle sostanze in questione nell’aria, nel suolo e nell’acqua. E si è invece focalizzata solo sui possibili danni che si hanno per contatto diretto sul posto di lavoro o altrove.

Questo approccio esclude per esempio lo smaltimento scorretto che porta alla contaminazione delle falde e tutti i casi analoghi. Questa scelta è stata una grande vittoria dell’industria chimica che ha fatto enormi pressioni su EPA per restringere la valutazione del rischio.

Tutto il “merito” è della signora Beck.

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L’ultimo punto, il più sconvolgente di tutta questa vicenda riguarda l’amianto.

Gli USA sono sempre stati restii a fare la scelta che ha fatto per esempio il nostro paese, che ha escluso l’amianto da ogni tipo di applicazione e che obbliga alla sua sostituzione.

Negli USA la situazione è più “clemente”.

Come mai l’amianto non è già vietato negli Stati Uniti?

L’amianto è considerato insieme con i “grassi trans” e raggi UV come una entità oggettivamente dannosa. E per una buona ragione. L’esposizione all’amianto, caratterizzata dall’inalazione di fibre di amianto che si trovano più comunemente nei materiali da costruzione, è legata a condizioni di salute molto negative come l’infiammazione polmonare e il cancro. Secondo il National Cancer Institute: l’amianto è stato classificato come cancerogeno acclarato per l’uomo (una sostanza che causa il cancro) dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS), dall’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA) e dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). Secondo la IARC, vi sono prove sufficienti del fatto che l’amianto causa il mesotelioma (un tumore relativamente raro delle membrane sottili che rivestono il torace e l’addome), e tumori del polmone, della laringe e dell’ovaio. Sebbene raro, il mesotelioma è la forma più comune di cancro associata all’esposizione all’amianto. Esistono prove limitate del fatto che l’esposizione all’amianto è legata ad un aumentato rischio di tumori dello stomaco, della faringe e del colon-retto.

Nonostante sia un cancerogeno riconosciuto bandito in oltre 60 paesi del mondo gli Stati Uniti, il paese più potente del mondo, sempre all’avanguardia in tutto hanno faticato a implementare un proprio esplicito divieto di uso dell’amianto.

Essenzialmente è successo questo: nel 1976 la legge, la Toxic Substances Control Act (TSCA) diede all’EPA l’autorità di controllare l’uso delle sostanze chimiche tossiche come l’asbesto; nel 1989 il regolamento per il bando dell’uso e l’esclusione dell’asbesto sarebbe stata in grado di risolvere il problema. Ma un appello giudiziario nel 1991 ha stabilito che il divieto sarebbe stato troppo gravoso, una violazione del TSCA e ha limitato la regola ai soli nuovi usi dell’amianto

Nel corso degli anni, è chiaro che non sono stati compiuti molti progressi verso l’effettiva messa al bando. Tutte queste leggi e altre normative sull’amianto adottate nel corso degli anni hanno contribuito a contenere la presenza di amianto, ma non ad eliminarla. La realtà è che milioni di americani sono ancora esposti all’amianto oggi. A causa della natura delle malattie da amianto, ci vogliono decenni dopo l’esposizione per mostrare i sintomi. Stime dicono che almeno 20 milioni di americani svilupperanno il mesotelioma nel corso della loro vita.

Dicono i movimenti popolari contro l’amianto:

Sarebbe inesatto dire che l’amianto è illegale negli Stati Uniti – solo che la restrizione sui nuovi prodotti di amianto in corso da quasi trent’anni ora ha indubbiamente forzato i produttori a capire le alternative.

Ma sfortunatamente in questi giorni, l’EPA entrerà nella parte finale del percorso regolamentare per l’approvazione di una cosiddetta “nuova regola” che permetterà ai produttori di usare l’asbesto in nuovi prodotti, anche se dopo un controllo dell’EPA. Se una regola del genere venisse implementata questa significant new use rule (SNUR) potrebbe reintrodurre l’uso dell’asbesto nei nuovi materiali da costruzione, sconvolgendo la regolamentazione che impedisce “nuovi usi” dell’amianto.

Lo SNUR espanderebbe, non limiterebbe, l’uso dell’amianto I sostenitori dell’ambiente sostengono che lo SNUR dell’EPA annullerebbe decenni di regolamenti. “Il risultato finale sarà una valutazione del rischio gravemente inadeguata che non affronta i maggiori contributori al pesante e crescente bilancio della mortalità e della malattia dell’amianto negli Stati Uniti“, afferma Linda Reinstein, presidente dell’Associazione per la consapevolezza delle malattie dell’amianto, in una dichiarazione rilasciata nel mese di giugno. “Secondo l’EPA, lo SNUR” richiederebbe ai produttori e agli importatori di ricevere l’approvazione EPA prima di iniziare o riprendere la produzione e l’importazione o la trasformazione dell’amianto “. Tuttavia, il modo migliore per prevenire nuovi usi è quello di avere un divieto totale di amianto negli Stati Uniti “. “Non c’è bisogno di uno SNUR di amianto, infatti le sue disposizioni sono controproducenti per la protezione contro i rischi per la salute derivanti dall’esposizione all’amianto

Il presidente Trump ha le idee molto chiare a riguardo; il Washington Post riporta che:

Nel suo libro del 1997, L’arte del ritorno, Trump sosteneva che l’associazione della sostanza chimica con i rischi per la salute era parte di una cospirazione creata dalla mafia. “Credo che il movimento contro l’amianto sia stato guidato dalla mafia, perché spesso le società legate alla mafia facevano la rimozione dell’amianto. Grande pressione è stata messa sui politici e, come al solito, i politici hanno ceduto “, ha scritto

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(https://www.huffingtonpost.com/entry/donald-trump-and-the-art-of-asbestos_us_581b2e4ee4b0570d6d6f0c1d?guccounter=1)

Vi ricorda qualcosa? Qualche altra cospirazione che abbiamo sentito in Italia: scie chimiche, vaccini?

E infine un’altra cosa che fra il serio e il faceto dà il segno della amministrazione Trump.

Sul sito FB del principale produttore mondiale di asbesto, una società russa (Uralasbest) che gestisce una enorme miniera di asbesto potete vedere il seguente post.

https://www.facebook.com/Uralasbest/posts/531137150617873

La Uralasbest si fa pubblicità apponendo sui proprii sacchi di asbesto un marchio dove si legge: ” approvato da Donald Trump, il 45° Presidente degli Stati Uniti

Ecco questo è quel che succede quando la Scienza incontra una politica scorretta; d’altronde in passato abbiamo dovuto fronteggiare comportamenti diversi ma analoghi, sempre col fine di nascondere, mettere sotto il tappeto, negare i danni che una chimica scorretta può comportare; speravamo di aver trovato ed ottenuto attraverso “il progresso”, ossia la lotta del movimento popolare ed ambientalista delle regole, delle istituzioni che difendessero le nostre vite e l’ambiente; ma come per altri risultati della lotta per una società veramente democratica: lavoro, pensione, assistenza sanitaria pubblica, scuola pubblica, tasse progressive nulla è per sempre; solo un continuo e costante atteggiamento di controllo sociale e di lotta può garantirci i diritti “acquisiti”.

E attenzione chimici, nemmeno la democrazia è acquisita.

Riferimenti.

https://ilblogdellasci.wordpress.com/2017/03/13/briscole-tromboni-e-trombette/

https://ilblogdellasci.wordpress.com/2016/11/11/chimica-e-nuovo-presidente/

http://digg.com/2018/epa-asbestos-trump

https://www.nytimes.com/2018/06/07/us/politics/epa-toxic-chemicals.html

https://www.huffingtonpost.com/entry/donald-trump-and-the-art-of-asbestos_us_581b2e4ee4b0570d6d6f0c1d?guccounter=1

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