Tre esempi negativi.

Claudio Della Volpe

Tre esempi negativi.

In questi giorni si inseguono notizie non positive per coloro che hanno a cuore il futuro della specie in un ambiente sano. Mi riferisco a tre notizie giornalistiche

  1. Sospesa la tassa sulle bevande zuccherate
  2. Sospesa la tassa sui prodotti di plastica usa e getta
  3. L’UE considera il  nucleare un modo sostenibile di produrre energia elettrica

Le prime due riguardano il nostro paese ma la terza riguarda tutto il continente europeo.

Sotto vedete un grafico che mostra la crescita dei consumi a cavallo della seconda guerra mondiale nel nostro paese; una serie di cibi prima da ricchi che diventano comuni e acquistabili da tutti e in genere questa è una buona notizia; tuttavia pensiamo che nell’Italia pre-bellica si usavano 7-9 kg d zucchero pro capite all’anno mentre oggi siamo arrivati a trenta, oltre tre volte in più; lo zucchero raffinato si usa in tutti i cibi: pane, salse oltre ovviamente le bevande zuccherine; contestualmente nel nostro paese il diabete mellito di tipo 2 è diventato una malattia molto comune e come in altri paesi occidentali una delle misure raccomandate dall’OMS prevede la disincentivazione al consumo di bevande zuccherate come le bibite gasate o i succhi di frutta con zuccheri aggiunti; ma ricordiamo che lo zucchero è aggiunto: nel pane, nelle salse, negli yogurt e che il problema è complesso poiché una delle ipotesi è che anche le bevande senza zucchero ma con dolcificanti artificiali inducano comportamenti negativi sul consumo del cibo restante anche se la cosa non è ancora chiara.

https://www.treccani.it/enciclopedia/i-consumi-alimentari-in-italia-uno-specchio-del-cambiamento_%28L%27Italia-e-le-sue-Regioni%29/

Come previsto dalla Legge di Bilancio 2020, si sarebbe trattato di un’imposta da 10 centesimi al litro per un contenuto di zucchero superiore ai 25 grammi (in una lattina di 330 ml di coca cola tradizionale ci sono 35 grammi di zucchero, equivalenti a circa 7 cucchiaini).

Sarebbero state quindi coinvolte quasi tutte le bevande dolci, visto che questa soglia viene superata dalla stragrande maggioranza delle bibite vendute nel nostro paese, ma c’è un “ma”: la tassazione che era prevista in Italia è considerata troppo bassa per indurre a un cambiamento degno di nota in grado di incidere sulle abitudini dei consumatori, così come sulle scelte del produttore di abbassare le dosi di zucchero.

Di fatto il governo ha ritenuto di sospendere questa tassa per mere considerazioni economiche , cioè per salvaguardare i profitti (e i posti di lavoro, ma su questo qualche dubbio ce l’ho viste le scelte complessive e i numerosi casi contrari ) senza dire nulla sugli aspetti di salute pubblica. Occorre aggiungere che una modifica delle abitudini alimentari non si può raggiungere solo con misure di questo tipo e che serve una politica di educazione alimentare a partire dalle giovani generazioni.

Il secondo caso è forse più complicato poiché  come chimici sappiamo che è in corso uno sforzo per la sintesi di nuovi materiali plastici degradabili e anche nella direzione di riciclare  materiali esistenti con nuove tecnologie di cui abbiamo anche parlato nel nostro blog; inoltre la pandemia ha di fatto stimolato un uso spaventosamente grande di materiali usa e getta esattamente in direzione opposta a tutto quanto sviluppato negli anni precedenti in cui la presenza dell’inquinamento sia oceanico che terrestre da microplastiche aveva stimolato moltissimo la popolazione a ridurre questo tipo di consumi e ad accettare una strategia in tal senso.

Ma anche in questo caso la difesa dei profitti (e ovviamente la cantilena sui posti di lavoro, che poi viene sistematicamente dimenticata ad ogni sia pur minima prospettiva di maggiori profitti in altri paesi) non basta a giustificare che la plastic tax, come era stata denominata, venga rimandata od abolita.

Secondo i calcoli che sono comparsi sulla stampa si tratterebbe di 1 euro per ogni chilo di imballaggi che dovrebbero essere accompagnati da sgravi e incentivi per il ricorso ad alternative a basso impatto ambientale. Anche qui dunque una misura modesta ma che comporterebbe una riduzione, a dire delle aziende interessate, di 180 milioni di euro di fatturato.

Teniamo presente che misure analoghe sono in corso già in altri paesi europei e che c’è anche una direttiva in merito che rischiamo di violare incorrendo in una procedura di infrazione oltre che perdendo la gara con chi su questa strada si è incamminato da tempo come Germania, Spagna e Francia.

Queste due scelte del governo Draghi rinforzano l’idea che ce ne siamo fatta in questi mesi: un governo certamente più autorevole di altri, che sta conducendo con successo la campagna vaccinale, ma che di fatto sta dalla parte delle classi sociali forti, di Confindustria e che non ha a cuore effettivamente la transizione cosiddetta ecologica; si ammanta di queste parole: verde, ecologico, ma poi non fa nulla di concreto.

E la terza cosa è ancora più preoccupante; anche qui un governo europeo che non esita ad usare verde o ecologico in ogni frase quello della Von der Leyen oggi torna alla carica con l’idea che il nucleare di fissione (di IV generazione pare) sia uno strumento di conversione energetica sostenibile e rinnovabile come il FV o l’eolico.

E’ dall’inizio del 2020 che complice la pandemia che ha distratto molti da questi temi ambientali si è scatenata una controffensiva che ha come scopo introdurre nei piani di rinnovo ecologico il nucleare; nel luglio 2018 iniziò la sua attività un gruppo di esperti denominato TEG delegato a costruire un piano di finanza ed iniziative economiche sostenibili che concludeva nel luglio 2020 escludendo il  nucleare dal futuro tecnologico europeo e dalle attività economiche sostenibili; la classificazione di tali attività era denominata : Taxonomy technical report (TTR). Ma nonostante questa decisione il Consiglio Europeo nel settembre 2020  decideva di rimanere “neutrale” sul tema; da questo momento in poi c’è stata una volata di iniziative che chiedevano a gran voce di rimettere nella “tassonomia” il nucleare a partire dalla richiesta dei sindacati dei lavoratori del nucleare nel gennaio 2021.

Nel marzo 2021 il JRC (il Joint Research Center, il servizio comune di ricerca della Commissione Europea) ha sostenuto con un report tecnico questa inclusione che è stata poi difesa a spada tratta da alcuni paesi; per fortuna il fronte generale non è coeso e ci sono stati 5 paesi: Austria, Danimarca, Germania, Lussemburgo e Spagna che hanno trovato invece carente la relazione JRC dichiarando di essere contrari a questa introduzione.

A luglio un gruppo di 86 parlamentari ha sostenuto al contrario che occorre includere il nucleare nella tassonomia. La decisione non è stata presa ancora ma è chiaro che paesi come la Francia con la sua forte industria nucleare sono fortemente favorevoli a questa scelta un po’ assurda. Ricordiamo che al momento non esistono centrali di IV generazione pronte, che ci vogliono anni per costruirne una di terza sicura, un esempio è Olkiluoto, la centrale sicura finlandese che ancora non è finita dal 2005 (forse lo sarà nel 2022); adesso va per la maggiore l’idea delle centrali piccole  che sarebbero meglio non si capisce perché; non è stato ancora risolto il problema dei rifiuti nucleari, non esiste un solo deposito nucleare sicuro per i prossimi 800 anni che è considerato il tempo minimo di gestione per i rifiuti nucleari da centrale (che poi dovreste dirmi come fa una società che non riesce a guardare oltre qualche anno a gestire qualcosa per 800!!).

Nonostante questo ci sono paesi che vogliono continuare questa assurda avventura mentre i costi delle rinnovabili scendono continuamente e sono oggi i più favorevoli. Ci sarebbero da dire tante altre cose come per esempio la quota di nucleare elettrico che già acquistiamo dal mercato europeo (Francia e Svizzera) a causa del fatto che il nucleare è rigido e chi lo possiede non può alterarne il regime di funzionamento, ma deve vendere sotto costo quando non può consumarlo. Ovviamente si può discutere sui rischi in termini quantitativi rischio-beneficio, ma occorre anche ricordare che per eventi come Fukushima o Chernobil e per le loro conseguenze (sono i cosiddetti “cigni neri”, eventi poco probabili ma dalle enormi conseguenze) una tradizionale valutazione rischio beneficio potrebbe non essere la strada più opportuna.

Levelized cost of energy (LCOE) è una misura del costo medio netto attuale di generazione dell’energia considerando un impianto di generazione lungo tutta la sua vita.

6 pensieri su “Tre esempi negativi.

  1. Complimenti Claudio un post preoccupante ma stimolante. Puoi indicarmi la fonte del grafico sui consumi alimentari? Grazie

  2. Non sono d’accordo su quanto dichiarato sul nucleare. Ritengo quella parte un po’ capziosa.
    Il nucleare, ad oggi, è una delle fonti energetiche di cui molti Stati non possono fare a meno per sostituire le fonti fossili. Ciò a cui si punta è la combinazione nucleare-rinnovabili perché le rinnovabili, in particolare solare ed eolico, sono ancora fonti aleatorie. Senza sole o vento si produce poco o nulla. In più, mancano i sistemi di accumulo, come batterie, in grado di sostenere la richiesta crescente di energia. Si prenda il territorio italiano, particolarmente poco ventoso rispetto al nord Europa per motivi geografici e con “disomogeneità solare” (permettetemi questo termine semplicistico) che richiederebbe un potenziamento enorme della rete elettrica e senza un sistema di accumulo non si riuscirebbe fornire abbastanza energia nei momenti di maggior consumo (i famosi “picchi”).
    Il nucleare garantirebbe stabilità e affidabilità; ce lo insegnano la Francia e la Svezia. In più, non si vuole includere il nucleare nella tassonomia green per renderlo “rinnovabile”, ma perché basandoci sui dati del JRC, dell’IPCC, della IEA e del UNECE, sarebbe antiscientifico non considerare il nucleare SOSTENIBILE. Le emissioni di CO2eq sono inferiori a quelle dell’eolico e il numero di morti per TWh sono paragonabili a quelli di solare ed eolico combinati (fonte Our World in Data).
    I reattori di III+ gen sono già estremamente efficienti e uno reattore di IV gen in Cina ha raggiunto criticità a Settembre e per cui è stata pianificato il collegamento alla rete elettrica per la fine dell’anno.

    Il problema delle scorie è, invece, mal interpretato perché si dimentica che esistono reattori in grado di riciclare le scorie e di produrre nuove scorie meno pericolose e meno durature (circa 300 anni). È per questo che è necessario un deposito nazionale. Ci tengo a sottolineare che ogni attività industriale produce scorie, ma il nucleare ne produce di meno con una gestione di altissimo livello. Vorrei ricordare che a 5 km da Yellowknife (Northwestern Territories, Canada) c’è una vecchia miniera, la Giant Mine che ad oggi è luogo di stoccaggio di scorie chimiche prodotte dall’attività mineraria. In particolare, sono state stoccate quasi 240.000 tonnellate di AsO3, ad oggi, continuamente raffreddate per evitare danni ambientali di diversa natura, fino a quando non si avrà una tecnologia adatta per gestirle. Non devo sicuramente ricordare che, diversamente dalle scorie radioattive, una sostanza chimica non è soggetta a decadimento che ne dimezza la concentrazione periodicamente. Nulla vieta che in futuro si possano avere altri casi simili, ad esempio a seguito della fabbricazione di pannelli fotovoltaici, dove elementi come l’arsenico è utilizzato per la produzione di semiconduttori (v. GaAs)

    Infine, sul discorso “sicurezza” citare Fukushima e Chernobyl è doveroso, ma bisogna contestualizzare gli incidenti. L’incidente di Fukushima è stato causato da disastri naturali, similmente a quanto accaduto alla diga di Banqiao. Tuttavia, dovremmo sottolineare che non ci sono stati morti a Fukushima per esposizione alle radiazioni. Dovremmo, anche tenere in considerazione che le centrali nucleari sono anche luoghi estremamente sicuri durante i terremoti, infatti durante il terremoto che ha colpito il Giappone nel 2011, i cittadini di Onagawa (ca. 170 km da Fukushima) si sono rifugiati nella centrale nucleare.
    Per quanto riguarda Chernobyl la storia è ben chiara e l’incidente è stato causato non solo dall’inadempienza degli operatori che hanno ignorati i sistemi di sicurezza del reattore, ma lo stesso reattore RBMK era stato costruito con una tecnologia attualmente non più in circolazione. I sistemi di sicurezza di una centrale oggi sono molto più sofisticati, sensibili e, soprattutto, passivi, ovvero non si richiede l’intervento dell’uomo.
    Confido nella scienza e nei dati riportati nei report internazionali citati e credo si debba guardare il nucleare in maniera oggettiva comprendendo quali possano i benefici nella sua combinazione con le fonti rinnovabili. Ma se si deve parlare dei punti deboli del nucleare bisogna fare lo stesso per le altre fonti energetiche, altrimenti il discorso è tutt’altro che oggettivo.

    • questo intervento dello sconosciuto cesknot (tipico dei nuclearisti non metterci la faccia e nascondersi dietro nomi di comodo) è molto adatto a capire come ragiona un nuclearista dunque vediamo cosa scrive: 1) la Cina ha aperto una centrale di IV generaziione; si è vero ma purtroppo si tratta di una centralina sperimentale che è in grado di generare solo 20MW ossia quanto una piccola centralina a gas; è già connessa alla rete ma si tratta di un oggetto minuscolo rispetto alle necessità energetiche e la cui esistenza non dimostra nulla, fra l’altro le informazioni sul suo funzionamento passano sotto la stretta delle informazioni tipica della Cina dunque fare un esempio del genere è veramente avere poco da dire ; non se ne sa quasi nulla. 2) il deposito di Giant Mine poi è veramente un esempio di deposito di tipo chimico da evitare di fare; è vero ci sono 270mila tonnellate di polvere di ossido di arsenico; già nel 2006 si è rischiato un disastro di proporzioni galattiche a causa della apertura di un sinkhole (fenomeno naturale) in zona; per evitare altri problemi del genere è partito un pazzesco tentativo di raffreddare il deposito che è costato finora 1 miliardo di dollari e non si sa quanto ancora costerà (tanto paga pantalone); è un ottimo esempio di cosa può succedere in pochi anni di deposito mentre ricordiamolo per il nucleare si parla di millenni o di secoli almeno; dunque di che parliamo? di fiducia nella tecnologia in un mondo che non è in grado di programmare risorse per più di qualche anno? fare esempi di guai chimici per giustificare i futuri guai nucleari? cosa è mal comune mezzo gaudio? e quanto costrerebbe in termini di energia secoli o millenni di controlli ed interventi che saranno certamente necessari, nessun deposito SICURO è finora durato più di qualche anno, NESSUNO!! 3) Fukushima e Chernobyl sono costati enormemente in termini di abbandono di territorio senza stare a contare i morti diretti e i morti INDIRETTI che sono stati valutati in numeri molto alti; in Italia molte organizzazioni di beneficenza hanno ospitato ed ospitano i ragazzi dei territori adiacenti che rischiano il tumore; disastri che lo scrivente addebita alla natura umana o alla natura tout court il che è ridicolo perché si sapeva bene che c’erano quei problemi per Fukushima e nulla si fece; per Chernobyl la responsabilità è stata umana: è vero ma perché l’uomo non può sbagliare? è proprio questo il problema il gioco non vale la candela quando esistono già metodi alternativi o occorre rischiare per forza inutilmente? 4) la cosa ridicola è poi l’esempio dell’arsenico nelle celle FV; una concentrazione che tipicamente è dell’ordine di qualche ppm!!!! l’arseniuro di gallio che ha concentrazioni maggiori è una tecnologia A FILM SOTTILE (dunque quantità bassissime per metro quadro) e che si usa pochissimo , al momento si tratta dell’ennesimo esempio infelice perché non realistico; una cosa che potrebbe succedere chiamata a giustificare rischi non necessari che si sono già realizzati. Per quanti decenni o secoli dovremo gestire il nocciolo fuso di Fukushima? quanto costerà al Giappone? e se ci fosse un attentato terroristico? sarebbe sempre una causa umana dopo tutto; tutto ciò che riguarda l’uomo è umano ma è proprio per questo che occorre valutare i rischi che quando si tratta di cigni neri come questi non possono essere affrontati con i metodi di valutazione del rischio comuni. La realtà esimio cesknot è che l’unico modo di affrontare il rischio nucleare è non rischiare non ne abbiamo bisogno abbiamo i metodi alternativi a patto di aggiungervi una modifica profonda del nostro modo di fare industria ed agricoltura; questo è il punto dei nuclearisti che non vogliono abbandonare il meccanismo di crescita ed accumulo che è vero ci ha autato ad uscire dalla povertà di qualche secolo fa ma al momento è un orpello non necessario della nostra civiltà, anzi un rischio enorme che dobbiamo imparare a superare: abbiamo un solo pianeta e dobbiamo tenercelo stretto non riempirlo di depositi a rischio. Il tentativo attuale ridicolo di catturare al volo una parte dei soldi europei post covid dimostra la tragica situazione di chi ha investito nel nucleare e non sa come uscirne se non facendo pagare pantalone, ossia noi tutti, scaricando sulla collettività costi pazzeschi (noi come paese stiamo pagando dopo decenni ancora lo stoccaggio di piccole quantità di residui delle nostre ex centrali che non sappiamo dove mettere). basta con la fregatura nucleare; la Francia che lei cita è costretta a svendere l’energia elettrica prodotta di notte perché il nucleare è talmente rigido che non puoi far rallentare una centrale quando non ti serve, devi continuare a produrre e se tutti le avessero cosa ce ne faremmo? a chi venderemmo il di più notturno? così ad una resa già ridicola il 30%circa di efficienza termodinamica (una costosissima caldaia a vapore) dovremmo aggiungere anche le perdite notturne? no grazie cesknot il nucleare non ci serve

      • Lei ha risposto senza riportare dati. Io le ho riportato dei dati seri non una mia opinione. Purtroppo, questo suo comportamento è classico di chi è contro il nucleare, idealista e a favore di un mondo 100% rinnovabile nonostante la matematica ci insegna che non è possibile raggiungere tale traguardo entro il 2050!
        Le ho specificato che non sono contro le rinnovabili, ma a favore della combinazione nucleare-rinnovabili.

        A questo punto non posso che consigliarle di leggere i report internazionali che le ho citato perché ha dimostrato palesemente di non essere in grado di discutere.
        Ha riportato delle inesattezze rispetto al reattore cinese, perché lei ha criticato il nucleare di IV gen. Nell’articolo non fa riferimento alla potenza. Può essere anche un reattore di piccola taglia, ma se si fosse informato saprebbe che i reattori di IV gen sono proprio così. In più, non ha colto il mio messaggio sui pannelli a GaAs. Da chimico dovrebbe sapere che per produrre un semiconduttore con ppm di As è necessaria dell’estrazione e gli scarti minerari sono il vero problema, non l’esigua quantità di arsenico nel semiconduttore in sè. In più, era un esempio. Ho specifica appositamente “come l’arsenico” perché ci sono materiali, anche molto rari che richiedono un’eccessiva attività mineraria.
        Infine, ha dimostrato di non essere aggiornato su Fukushima e Chernobyl perché ha continuato a scrivere inesattezze. Da questo punto di vista, considerando le fonti presenti su vari siti internet (tra cui l’UNSCEAR e la IAEA) la invito ad approfondire la questione. Non posso insegnare ad un esperto come lei, come fare una ricerca bibliografica/sitografica.
        Non lamentiamoci se la gente perdere fiducia nei chimici, nei fisici e negli scienziati.
        Il fatto che lei voglia sapere chi sia indica che non le interessa il contenuto del commento, ma vuole solo sfogarsi sulla mia persona (forse screditandomi?). Per quel che le riguarda potrei essere una persona qualunque, ma ciò non toglie che lei deve riportare dei dati che confutino i report del JRC, dell’UNECE, della IEA e dell’IPCC. Capisco che lei sia un chimico, ma è da ipocriti non considerare quanto dichiarato da gente di rilievo nei report citati.

        Nella speranza che si informi adeguatamente, le auguro una buona giornata.
        cesknot, chimico ambientale.

      • Esimio sconosciuto anzitutto ribadisco che discutere con sconosciuti non è il massimo della correttezza o della democrazia ma solo la base delle fake news e della confusione della rete: Lei insiste a negarsi e si vede che ha le sue ragioni; non continuerò questa discussione rispondo solo per rispetto agli altri lettori. Anzitutto le posizioni citate da lei JRC, IPCC etc; JRC ha scritto che “the impacts of nuclear energy are mostly comparable with hydropower and the renewables, with regard to non-radiological effects“. quindi ha limitato la valutazione positiva agli effetti non radiologici e l’EU non ha ancora scelto; IPCC non ha alcuna autorevolezza sul tema nucleare perché gli scienziati che se ne occupano sono climatologi e dunque esprimono solo una opinione. Vediamo invece ancora i contenuti che lei presenta: 1) la IV generazione è fatta di piccoli reattori raffreddati a sali fusi; queste scelte sono in gran parte dovute ai problemi che l’industria nucleare riscontra nella costruzione e gestione delle odierne centrali che alla III gen sicura non sono manco arrivate (Olkiluoto e Flammanville sono ancora in costruzione dopo decenni dall’inizio e con costi enormemente aumentati). Che senso hanno queste scelte? fare tante piccole centrali (quella cinese ribadisco è solo 20MW un dispositivo sperimentale e veramente piccolo ) significa moltiplicare per 50 il numero di centrali , l’occupazione di suolo, il rischio di guasti e di attentati, certo riduce le necessità di investimento per ciascuna centrale che nessun privato vuole assicurare e che richiedono dunque un massiccio afflusso di fondi pubblici ben più di altre tecnologie; dunque un vantaggio solo per la residua industria nucleare non per i cittadini; infine non si riducono le necessità di minerali di uranio che sono una quantità finita, il nucleare non è rinnovabile se non nei sogni delle centrali autofertilizzanti che non esistono al momento. Ultima questione quella dell’esempio fatto sui rischi dell’arsenico che c’entra malissimo anche come esempio perché lei a) lo collega all’arsenico usato nel FV; come ho già scritto l’arsenico usato nel FV anche nell’arseniuro di gallio è pochissimo e SOPRATTUTTO l’arsenico canadese cui lei allude non viene dalla produzione di arsenico ma di oro!!!!, dunque non ho ben capito di che parliamo; b) se ne facciamo un esempio di grandi rischi ho già dimostrato che è un esempio assurdo poichè dimostra solo che non si possono gestire rischi così grandi se non per periodi limitati e con spese enormi se invece parliamo di arsenico “non ci azzecca” perché la produzione di arsenico non lascia residui di triossido di arsenico. Insomma un esempio scelto veramente male. Adesso termino se lei non mette il suo nome in chiaro blocco i suoi interventi, la considero un troll del nucleare che ha già diffuso un sufficiente numero di fake news.

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