Negazioni insensate e sciocche

Mauro Icardi

La Giunta Regionale della Lombardia sulla base del monitoraggio condotto in queste settimane sta per dichiarare lo stato di crisi idrica regionale. Saranno applicate misure finalizzate al contenimento dei prelievi e al risparmio idrico.

In California meridionale Il Metropolitan Water District, che fornisce acqua a circa 19 milioni di persone, ha dichiarato due mesi fa un’emergenza per la carenza d’acqua e ha votato all’unanimità per ridurne l’uso, limitando l’irrigazione all’aperto o con altri mezzi. “Il Metropolitan non ha mai applicato questo tipo di restrizioni, ma stiamo affrontando riduzioni senza precedenti delle nostre forniture e dobbiamo rispondere con misure senza precedenti”, ha affermato Adel Hagekhalil, direttore generale del distretto. “Ci stiamo adattando ai cambiamenti climatici in tempo reale”, ha aggiunto.

Ho voluto mettere in evidenza queste due notizie, perché mi sembrano esemplificative di un problema di cui non vedo purtroppo la soluzione.

Non mi riferisco alle soluzioni tecnologiche; negli anni di collaborazione a questo blog ne ho scritto. Potrei forse suggerirne di nuove, ma in realtà mi sto ponendo altri interrogativi. Anche questi purtroppo non nuovi.

La mia formazione e crescita personale sono state fortemente influenzate non solo dal percorso di formazione scolastica (qui è doveroso un ringraziamento ai docenti che ho avuto), ma anche da una parallela educazione al rispetto delle risorse e alla loro gestione attenta e parsimoniosa, impartitami da mia nonna materna. Ne ho già scritto in un altro articolo; passavo l’estate in una cascina del Monferrato, e avevo l’incarico di attingere acqua dal pozzo con una carrucola. Per diversi anni prima che mio padre e mio zio provvedessero all’installazione di una pompa sommersa, ho capito perfettamente il valore dell’acqua e la necessità di non sprecarne nemmeno una goccia. Nonna mi diceva come provvedere ad innaffiare l’orto. L’acqua piovana era recuperata. Io sono nato nel 1962 e già a due anni ho iniziato a passare le estati in quella cascina. Quindi dal 1964 al 1980 (anno nel quale venne installata l’acqua corrente) ho imparato come si può vivere senza le comodità necessarie e come si possa essere resilienti. La cosa non mi è mai pesata, anzi l’ho vissuta come una necessaria e benedetta iniziazione personale.

In questa foto si può vedere, oltre al sottoscritto, parte del cortile, il mastello per il bucato, si intravede a sinistra l’abbeveratoio per le galline. Il pozzo era situato dietro la scala dove vi era il porticato, chiuso con una porta dotata di un grosso chiavistello. Qualcosa ho imparato, ma spesso penso che avrei dovuto imparare molto di più.

Mi domando se gli abitanti delle metropoli lombarde, o meglio ancora quelli di Los Angeles, San Bernardino e Ventura possano pensare, o stiano pensando di doversi e potersi adattare a vivere qualcosa di simile.

Credo che la stessa parola razionamento possa riuscire ostica, quasi irricevibile. L‘atteggiamento con cui pensiamo all’acqua a volte può essere distorto. Pensiamo all’acqua potabile più per le necessità igieniche, piuttosto che per dissetarci. Secondo i dati Istat, in Italia si consumano in media 215 litri di acqua per abitante al giorno, con forti differenze sul territorio: dal valore minimo di 118 litri per abitante al giorno nella provincia di Enna a quello massimo di 446 nella provincia di Aosta. La maggior parte (39%) è utilizzata per doccia e bagno, generando spesso uno spreco di acqua: solo per lavarsi i denti, se non si chiude il rubinetto, si possono sprecare fino a 30 litri d’acqua al giorno. Da considerare anche il fenomeno della dispersione dell’acqua immessa, ovvero della quantità che si perde a causa del cattivo funzionamento delle reti idriche: la media nazionale è del 40%. Come reagirà un cittadino degli Stati Uniti che secondo l’UNICEF-OMS-Water Report del 2019 consuma quantità enormi di acqua (425 litri al giorno, mentre un abitante del Madagascar si deve accontentare di 10 litri)?

Quando esco di casa, mi sembra di vivere una situazione surreale che coinvolge la popolazione in maniera trasversale. Una negazione ostinata di questi problemi. Non cito più le riposte banali o decisamente singolari che ricevo quando tento di parlare di questi temi. Purtroppo molti scenari che non ritenevamo possibili si stanno verificando.

Cito solo come esempio la risalita del cuneo salino nel delta del Po, che negli ultimi anni ha fatto risalire l’acqua salata di mare di circa 30 km, a causa della diminuita portata del maggiore fiume italiano.

Non mi sembra di vedere una reale e diffusa percezione del problema. Nelle poche trasmissioni radiofoniche o televisive che trattano di questi temi, colgo troppo spesso la sensazione che il problema non sia ben compreso. Solo sulla stampa locale si possono leggere i vari allarmi lanciati dai consorzi di irrigazione e bonifica, praticamente in tutta Italia: difficoltà di irrigazione, scarsità di fertilizzanti e mancato innevamento invernale. Dovrebbero essere gli argomenti più dibattuti.

L‘attuale situazione geopolitica ha forse fatto risuonare un campanello d’allarme. Non sarà facile cambiare le abitudini. Ma credo sia necessario farlo senza nessuna esitazione.

Mi tornano in mente le parole pronunciate da Donella Meadows, co-autrice del “Rapporto sui limiti alla crescita”, che riporto a chiusura di questo articolo. Sono più che mai attuali, e dovrebbero essere meditate.

“Non mi considero in alcun modo migliore di ogni altro essere umano, ma ho vissuto per vent’anni con questi modelli globali e riesco a vedere, a capire istintivamente le conseguenze globali delle mie azioni personali. E conosco il tipo di mondo in cui voglio vivere. Non voglio vivere in un mondo che collassa, non voglio vivere in un mondo che diventa sempre più grigio, in cui non si riesca a mantenere un livello di vita decente. Voglio vivere in un mondo sostenibile, dove non ci siano povertà, fame e uso irrazionale delle risorse.”

Sono parole che dovrebbero essere lette in tutte le istituzioni scolastiche. E che meritano di essere conosciute da più persone possibili. Non c’è più tempo per negazioni insensate e sciocche.

4 pensieri su “Negazioni insensate e sciocche

  1. Anche io da anni recupero tutta l’acqua possibile. Un secchio nella doccia per non sprecare l’acqua prima che arrivi alla temperatura desiderata, recuperare l’acqua di lavaggio delle verdure, cisterna per l’acqua piovana

  2. Non voglio riaprire vecchie polemiche sulle voci dei consumi. Quelli della mia famiglia stanno sui 140 mc/anno. Peraltro, ho la fortuna di vivere nella zona d’Italia (e forse d’Europa) più ricca di acque. Comunque, cerco di non sprecarne…e d’altra parte, vivendo in un condominio, non è semplice prendere quelle misure positive che contribuiscono a una vita più “ecologica” : dove li metti i pannelli solari (siano fotovoltaici o anche solo scaldaacqua) ? Come raccogliere l’acqua piovana ?
    Per ora, speriamo che il famoso 110% ci permetta di “incappottare” l’edificio (vecchio di 40 anni) e migliorare l’efficienza energetica. Sempre che qualche politico non ci faccia lo sgambetto…o qualche gruppo di condomini refrattari…

  3. Post Scriptum : secondo il valore medio citato, dovrei essere a ca 235 mc/anno. Ma come son calcolate le medie ? sui consumi domestici o sui consumi globali annui (per qualsiasi attività) divisi per gli abitanti d’Italia ? Si tiene conto dei turisti (non pochi, da noi) o solo dei residenti ?
    Insomma, che dati usiamo per capire se sprechiamo o no ?

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