Ripristinare la Natura.

Luigi Campanella, già Presidente SCI

Il Parlamento Europeo ha approvato la legge per il RIPRISTINO DELLA NATURA secondo cui i Paesi Europei entro il 2030 sono impegnati ad iniziative che restituiscano alla natura (aree terrestri e marine) il 20% della superficie che le è stata sottratta a scopi meramente speculativi e produttivi. Questo vorrà dire aumentare il verde e le capacità di restaurazione delle ferite inferte dall’uomo alla natura, potere fare crescere il patrimonio arboreo indispensabile strumento contro l’effetto serra ed i cambiamenti climatici, ridurre l’inquinamento agricolo. Queste sono le ragioni che devono spingere all’attuazione convinta di questo impegno che però merita qualche riflessione.

Si ripropone quanto avvenuto per l’inquinamento: dimenticato in periodi di boom, poi drammaticamente riconsiderato ed oggi osteggiato e limitato per i Paesi in via di sviluppo che stanno ripercorrendo quell’iter che i Paesi industrializzati hanno ormai compiuto. Se oggi possiamo permetterci una direttiva come quella di cui sopra è perché abbiamo vinto la fame ed è perché l’agricoltura ha trovato alternative, anche economiche, per lo sviluppo, in un delicato equilibrio con l’industria ed il terzo settore. Con riferimento alla fame del mondo scelte del tipo di quella Europea sono improponibili ad esempio per molti Paesi Africani: le aree coltivabili sono quelle che sono, per ridurre la fame, a meno che non ci si orienti sugli OGM, ma il discorso si complica, possiamo solo renderle più produttive, contrastarne le malattie o aumentarne la superficie rendendo così incompatibile per la vita stessa dei cittadini di questi Paesi tale linea. Questo significa che l’Europa, da apprezzare per la sua scelta coraggiosa, non può dissociare tale scelta da almeno due altri impegni.

Sostegno tecnologico alle economie più povere consentendo loro di sviluppare una agricoltura 4.0 che possa coesistere con la protezione dell’ambiente ed il rispetto della natura, al tempo stesso fornendo le risorse agroalimentari per contrastare la fame nel mondo.

Sostegni alla Ricerca Scientifica per sviluppare, trasferire e condividere tecnologie innovative con le quali le produzioni agricole, non solo procedano senza danneggiare la natura e l’ambiente, ma anzi con ragionati cicli di insediamenti di colture diverse, possano contribuire ad un miglioramento della qualità ambientale e della produttività del suolo

Per una breve illustrazione tecnica della legge si veda:

https://www.consilium.europa.eu/it/policies/nature-restoration/

https://www.wired.it/article/natura-legge-ripristino-europa/

Un pensiero su “Ripristinare la Natura.

  1. Il progressivo abbandono della montagna a partire dal dopoguerra ha fatto sì che le aree o boscate del nostro paese siano aumentate del 30%. d’altra parte, la mancata manutenzione del territorio, ha portato alla scomparsa di quel capillare sistema di regimentazione delle acque che qualcuno ha additato come concausa dei disastrosi effetti riscontrati in Emilia-Romagna in occasione delle recenti straordinarie precipitazioni. l’uomo ha cominciato a piegare la natura ai propri scopi da oltre 10.000 anni, ci si deve quindi interrogare su cosa significhi restituire territorio alla natura. A parte rare riserve naturali integrali come ad esempio quella di sasso fratino nelle foreste casentinesi, qualunque territorio del nostro paese vede periodicamente l’intervento della mano dell’uomo e, talvolta per speculazione, talvolta per preservare i territori antropizzati nei dintorni. tanti sono poi gli errori fatti dall’uomo, basti pensare alla reintroduzione del cinghiale centro europeo che ha fatto estinguere quello nostrano e che sta creando problemi alle nostre città ma anche agli allevamenti essendo diventato vettore della cosiddetta peste sta creando problemi alle nostre città ma anche agli allevamenti essendo diventato vettore della cosiddetta peste suina, malattia peraltro importata dall’Africa probabilmente per mano dell’uomo. più che restituire alla natura vaste aree del territorio, bisognerebbe che l’uomo si sentisse parte di essa rinunciando a tante attività inutili per sostituirle con azioni di custodia dell’ambiente.

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