Tornano i problemi di due secoli fa.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “ Nature Water”  il 17 Luglio scorso, circa 5,5 miliardi di persone in alcune zone del mondo potrebbero vedere in futuro un deciso peggioramento della qualità delle loro acque.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, due miliardi di persone nel mondo hanno già difficoltà ad accedere all’acqua potabile. Negli ultimi decenni, l’Asia orientale e la regione del Pacifico hanno registrato il maggior inquinamento delle acque superficiali, a causa del boom dell’industrializzazione e della popolazione che ha portato a una crescente domanda di acqua. In alcune  zone di questi continenti  non vi sono le infrastrutture adatte per una corretta gestione del ciclo idrico. In altre parole non  si hanno a disposizione impianti adatti ed efficienti per la potabilizzazione e il successivo trattamento delle acque reflue.

Figura 1Fiume Tiete in Brasile ricoperto da schiume da tensioattivi ( 07/07/23)

Lo studio ha simulato e modellizzato la  qualità delle acque di superficie in base a tre diversi scenari che comprendono l’evoluzione del riscaldamento globale, l’aumento della popolazione, e lo sviluppo socio economico futuro.

Per quanto riguarda gli scenari climatici futuri sono stati utilizzati quelli utilizzati dall’IPPC.

Ad esempio lo scenario climatico denominato SSP5-RCP8.5, è lo scenario conosciuto come “business-as-usual”, ovvero quello nel quale la concentrazione di CO2 continua ad aumentare in assenza di contromisure e azioni adeguate.

Viceversa lo scenario identificato come SSP1-RCP2.6 definisce un ottimistico futuro “verde” in cui la sostenibilità diventa una priorità globale e condivisa.

Per studiare i probabili effetti futuri dell’inquinamento delle acque superficiali, i ricercatori hanno modellizzato la qualità dell’acqua suddividendola in periodi di 20 anni, dal 2005 al 2100, utilizzando i dati esistenti di qualità dell’acqua a livello globale.

Il terzo scenario definito come SSP3-RCP7.0, che descrive uno scenario di crescenti rivalità nazionali unite a un lento progresso economico e ambientale, e ad un aumento della popolazione, si è rivelato ( e non era difficile da immaginare), come lo scenario peggiore.  In questo modello l’inquinamento organico dell’acqua nell’Africa subsahariana è più che quadruplicato entro il 2100, lasciando 1,5 miliardi di persone esposte ad acqua non sicura. Ma  Il deterioramento della qualità dell’acqua tocca anche l’Asia meridionale, e il Medio Oriente.

Figura 2 Modifica di concentrazione prevista del parametro BOD 5 tra il 2005 e il 2100

Il terzo scenario definito come SSP3-RCP7.0, che descrive uno scenario di crescenti rivalità nazionali unite a un lento progresso economico e ambientale, e ad un aumento della popolazione, si è rivelato ( e non era difficile da immaginare), come lo scenario peggiore.  In questo modello l’inquinamento organico dell’acqua nell’Africa subsahariana è più che quadruplicato entro il 2100, lasciando 1,5 miliardi di persone esposte ad acqua non sicura. Ma  Il deterioramento della qualità dell’acqua tocca anche l’Asia meridionale, e il Medio Oriente. Lo studio prevede che  in tutti e tre gli scenari la qualità dell’acqua potrebbe peggiorare nei Paesi del Sud America e dell’Africa subsahariana con economie emergenti. Al contrario, in molti Paesi ricchi, i livelli di inquinanti organici e di sostanze che possono causare malattie tendono a diminuire, grazie al miglioramento costante degli impianti e delle tecnologie per il trattamento delle acque.

La conclusione a cui giunge questo studio, è che vi è la necessità di una migliore attuazione delle politiche regionali sulla qualità dell’acqua. Secondo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, entro il 2030 tutti dovrebbero avere accesso all’acqua potabile. Tuttavia esiste uno scollamento tra le politiche globali e la realtà su scala più piccola, e che il mondo ha bisogno di approcci congiunti che mettano al centro i risultati per le persone e il pianeta.

E’ come se si ripresentassero a noi contemporanei i problemi di Londra e di Parigi nel 1800, quelli che diedero impulso e sviluppo all’Ingegneria Sanitaria. Ma da affrontare con una visione diversa, ovvero con la collaborazione tra le nazioni, e ricordando che al tempo della “grande puzza di Londra” la popolazione mondiale era circa di un miliardo e mezzo di persone. Oggi siamo otto miliardi su questo nostro unico pianeta.

Link all’articolo di Nature: https://www.nature.com/articles/s44221-023-00105-5

2 pensieri su “Tornano i problemi di due secoli fa.

    • Ne abbiamo scritto molto. Ma non credo che abbiamo ancora chiari gli effetti, che non credo saranno lievi.

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