La chimica del piano Mattei.

Claudio Della Volpe

In questi giorni il governo italiano ha iniziato una procedura, denominata piano Mattei (dl n. 161 del 15 novembre 2023), che intenderebbe riprendere le fila del progetto politico che Mattei cercò di realizzare fino alla data della sua morte a Bescapè, nel 1962.

Ne avevamo accennato in un post dell’estate scorsa di Vincenzo Balzani.

Si tratta di un approccio che potremmo definire “non predatorio” nei confronti dell’Africa da parte europea, volto alla promozione di uno sviluppo sostenibile e duraturo.

In realtà le cose andarono diversamente, ENI, dopo la morte di Mattei, si è caratterizzata in Africa e nel mondo intero per significativi scontri con la politica locale; l’esempio della Nigeria che abbiamo raccontato negli anni passati anche su La chimica e l’Industria o la storia del Kazakistan e  le ricadute sulla politica italiana (il caso Shalabaieva) e gli altri casi raccontati anche su questo blog (si veda per esempio l’articolo a più voci su Eni e dintorni del 2020 ) mostrano che l’ENI si comporta come tutte le multinazionali del mondo: appropriarsi delle risorse fossili di altri paesi mediante accordi (non sempre chiari, spesso con accuse di corruzione che spuntano da tutte le parti) con la politica locale e continuare a portare in Italia energia fossile, un piano che ormai non ha più senso; il dissesto climatico ci obbliga a cambiare direzione prima possibile; invece i nostri governanti, e l’ENI con loro, insistono per continuare a consumare fossili.

Il piano Mattei prevede di investire 5.5 miliardi di cui 3 stornati dalle precedenti decisioni di piano energetico “verde” per l’Italia.

Invece di insistere nella direzione di appoggiare lo sviluppo delle rinnovabili e di espandere l’attuale limitato apporto di accumuli necessari quando si usano le rinnovabili, che è la vera strozzatura della transizione energetica, si torna all’antico: gas gas gas!

Finora non ha funzionato un certo approccio paternalistico e predatorio”, ha spiegato Meloni. “Quello che va fatto in Africa non è carità, ma partnership strategiche da pari a pari”, ha aggiunto la premier.  Stando alle indiscrezioni, il progetto mirerebbe a mobilitare almeno 4 miliardi di fondi italiani nell’arco dei prossimi cinque-sette anni, coinvolgendo, per quanto possibile, tutto il sistema Italia.

https://tg24.sky.it/politica/2024/01/29/paesi-africani-piano-mattei

Le risorse fossili implicate nel piano sono quelle africane dell’ENI;

le origini del piano stanno nelle “radici africane” di ENI, chiare da ben prima del “piano Mattei”; ENI è nell’Africa sub-sahariana dagli anni ‘60 ed è operativa in progetti di esplorazione e produzione in Angola, Congo, Ghana, Gabon, Mozambico, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Togo, Kenya e Liberia.

La forte presenza in Africa e le strategie per lo sviluppo di progetti in varie parti del Continente Nero hanno trasformato il cane a sei zampe nel principale operatore petrolifero mondiale in Africa. L’amministratore delegato dell’ENI, Claudio Descalzi, ha dichiarato più volte che l’Africa è la priorità per il gruppo e che la compagnia petrolifera continuerà ad investire massicciamente per rafforzare la produzione nei mercati africani.

Sarà per questo che nasce il piano Mattei? Dalla fusione di interessi fra l’ENI che ha forte presenza nel mercato africano dell’energia fossile ed il governo di destra che vuole fare della lotta all’immigrazione la principale priorità del paese? Sarà per questo che ENI ha la fama di nemico del pianeta?

Nell’articolo del 2018 si racconta cosa ha fatto l’ENI in Africa compresi i numerosi casi dubbi in cui la corruzione, l’inquinamento sono arrivati nelle aule dei tribunali italiani; l’ENI finora non è stata condannata, ma i dubbi sulle difficoltà di accertare la verità sono forti.

Perché questo piano dovrebbe essere diverso?

Già ridurre gli investimenti nella transizione e spostare i soldi sul gas è un arretramento importante per l’Italia, che il governo giustifica con la necessità di frenare gli sbarchi; ma bastano 5 miliardi per frenare un flusso che ha dietro di sé oltre un miliardo di persone che vivono con un reddito medio fra i 1000 ed i 5000 dollari all’anno?

Una goccia nel mare. E nel frattempo la transizione verso l’energia rinnovabile langue.

In sostanza dal mio punto di vista il piano Mattei, condito di gentili parole e grandi principi, è la scusa ENI per ridurre l’impegno in Italia sulle rinnovabili ed avere appoggi nel terreno che le è proprio e in cui controlla molti dei progetti continentali: il mercato africano. Con la scusa della minaccia “immigrazione selvaggia” (che copre una parte degli arrivi totali sia perché ne arrivano di più via terra sia perché non arrivano tutti dall’Africa) il governo appoggia il piano di penetrazione ENI in Africa e rallenta le rinnovabili in  Italia, dichiarando che il cambiamento climatico non è così importante.

Gattopardi: cambiare tutto per non cambiare nulla.

Daleggere:

autodifesa di ENI: https://www.eni.com/it-IT/media/caso-opl245-processo-nigeria/atti-giudiziari-milano.html

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/19/caso-shalabayeva-la-cassazione-ha-annullato-le-assoluzioni-dei-superpoliziotti-ci-sara-un-nuovo-appello/7328441

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/14/caso-shalabayeva-condannati-tutti-gli-imputati-cinque-anni-allattuale-questore-di-palermo-cortese-e-al-capo-della-polfer-improta/5966258

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/10/20/news/caso_shalabayeva_protagonisti_misteri-418293099

Ricordate che in Kazakistan l’ENI ha fortissimi interessi petroliferi per il giacimento Kasciagan su cui tra l’altro insiste un problema ambientale

https://www.e-gazette.it/sezione/energia/accordisanzioni-eni-firma-intese-kazachistan-investe-evitare-megamulta-ambientale

Il plauso di Descalzi a Meloni per il piano Mattei potete leggerlo qua e capire cosa c’è dietro ai paroloni:

Il contenuto tecnico del “piano” che è poi un decreto legge lo trovate qui:

2 pensieri su “La chimica del piano Mattei.

  1. Niente di strano : questa maggioranza ha per metodo di fare una cosa e “dirla” diversa, magari con versioni temporalmente contrastanti, a seconda della convenienza del momento.

    Parola d’ordine : “non disturbare il manovratore”.

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