Ora della Terra 2016.

Nota: si ricorda che le opinioni espresse in questo blog non sono da ascrivere alla SCI o alla redazione ma al solo autore del testo

a cura di Claudio Della Volpe

La Nuova Zelanda ha dato il via all’Ora della Terra alle 8.30 di oggi (ora italiana): la maratona di luci spente per un’ora sta già facendo il giro del pianeta alle 20.30 di ogni paese e dopo 24 ore terminerà domenica mattina nel Pacifico (8.30 ora italiana ) nelle Isole Cook, già drammaticamente colpite dai cambiamenti climatici per l’innalzamento del livello del mare che minaccia ecosistemi e comunità.

Oggi alle 20.30 tocca a noi. E’ un simbolo di quel che sta accadendo al clima ed è anche un simbolo di quel che si può fare: mettersi d’accordo ed agire tutti insieme!

earthhour

Volevo ricordarlo a voi tutti e anche farvi notare due cose che sono accadute nelle ultime ore e che riguardano entrambe il clima.

Una vede come protagonista l’Amministratore Delegato di ENI, Claudio Descalzi; in occasione della presentazione del piano strategico 2016-2019 l’ENI ha lanciato un hashtag #AskDescalzi, cosicchè chiunque potesse chiedere a Descalzi qualcosa su ENI; alla domanda:

“Buongiorno, quale è la strategia di Eni rispetto alla questione climate change? Grazie! Keep in mind COP21”

Descalzi ha risposto con un video di 28 secondi (https://twitter.com/eni?lang=it) in cui tra l’altro dice:

“Il climate change è per Eni un fatto prioritario, l’abbiamo detto, ma non solo abbiamo parlato di climate change, abbiamo fatto molto. In quattro anni abbiamo ridotto le nostre emissioni del 27%, abbiamo messo tecnologie, abbiamo aperto nuove direzioni per occuparcene, stiamo lavorando per ulteriori riduzioni e soprattutto per quello che riguarda le emissioni di CO2 e il venting di gas”.

(https://stopfontifossili.wordpress.com/2016/03/19/il-cambiamento-climatico-secondo-eni/)

Questa risposta mi ha ricordato quell’editoriale di Ferruccio Trifirò su C&I che sosteneva che la produzione di concimi sintetici era un esempio emblematico di chimica sostenibile perchè durante la fase di produzione si erano ridotti enormemente i costi energetici.

In quell’occasione scrissi un post (https://ilblogdellasci.wordpress.com/2015/11/16/ma-e-proprio-vero-che-i-fertilizzanti-sono-un-esempio-emblematico-di-chimica-sostenibile/) per far notare a Trifirò che la questione è un po’ diversa; non si tratta di produrre i concimi sintetici in modo pulito ma di usarne in modo pulito, ossia di riciclarli senza alterare il ciclo dell’azoto e quello del fosforo, cosa al momento del tutto trascurata.

Allo stesso modo Descalzi dovrebbe convincersi che la questione non è produrre i fossili in modo sostenibile; non c’è un modo sostenibile di produrre i fossili che non sia non produrli. I combustibili fossili sono insostenibili per definizione, occorre solo smettere di usarli.

In un film di alcuni anni fa che si chiamava “War games” i protagonisti concludevano che non c’era un modo vincente di fare la guerra atomica mondiale e che certi tipi di “giochi” si possono vincere solo non giocandoli.

wargames2 wargames

L’umanità sta giocando ad un gioco che si chiama crescita infinita che non ha alcun vincitore; ed usa uno strumento, quello dei combustibili fossili, che sta alterando il clima del pianeta.

Ma ci sono anche le buone notizie. Alcuni colleghi italiani, riuniti sotto l’etichetta “Energia per l’Italia” coordinati da Vincenzo Balzani hanno pubblicato un breve comunicato che vi accludo sul tema di cui sto discutendo che dice le cose giuste.

Referendum 17 aprile: una politica energetica per il paese ai tempi della COP21

 

“Chi vuole dare un segnale politico, fa politica”, dicono i due vice segretari del PD. Noi ricercatori di Energia per l’Italia abbiamo svolto un’azione politica chiedendo al Presidente del Consiglio e ai Ministri interessati di aprire un costruttivo dibattito sulla Strategia Energetica Nazionale che l’attuale Governo ha ereditato da quelli precedenti e che poi ha sostanzialmente peggiorato con una serie di decreti.  Non abbiamo mai avuto risposta. Il referendum ha certamente un significato politico perché contesta una Strategia che ignora lo stato di degrado e di pericolo in cui si trova il pianeta evidenziato  dagli scienziati, sottolineato da papa Francesco nell’enciclica Laudato sì e oggetto dell’accordo alla Cop 21 di Parigi, firmato dalle delegazioni di 185 paesi fra cui l’Italia.

 

“Finché c’è gas, ovviamente è giusto estrarre gas. Sarebbe autolesionista bloccarle dopo avere costruito gli impianti, … licenziare migliaia di italiani e rinunciare a un po’ di energia disponibile, Made in Italy. Col risultato che dovremmo acquistare energia nei paesi arabi o in Russia, a un prezzo maggiore” scrivono i due vice segretari.

 Keepitintheground

Nel Regno Unito si sta svolgendo la campagna “Keep it in the ground” (letteralmente lasciali nel sottosuolo), perché lo spazio per i rifiuti nella casa comune Terra è quasi esaurito: vi è posto solo per le emissioni di CO2 che corrispondono a un quinto dei combustibili fossili che si trovano nel sottosuolo. Se ne estraiamo più di un quinto, l’aumento di temperatura supererà i 2 °C, la soglia che unanimemente è stata riconosciuta come un limite invalicabile nella conferenza di Parigi. Ecco, perché NON è giusto estrarre gas ed è invece giusto investire sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili.

Sostenere il SI al referendum significa anche definire gli indirizzi strategici della politica industriale del paese. Il principale risultato atteso è la conversione delle aziende del settore oil&gas verso le nuove tecnologie.

 

Il costo dell’energia è stabilito dal mercato globale e da complessi meccanismi finanziari ed economici. Ad esempio, l’energia in eccesso prodotta dalle fonti rinnovabili, ovvero non consumata da chi la produce, viene venduta a prezzi molto inferiori al costo di mercato. 

Inoltre, l’estrazione di idrocarburi in Italia ha margini di profitto relativamente bassi, perché le quantità totali sono esigue (pari al fabbisogno energetico del paese per 2-3 anni) e perché richiedono procedimenti complessi per la tutela ambientale, quali la re-immissione di acqua per ridurre la subsidenza e l’erosione delle coste.  

Non è chiaro, quindi, perché la produzione italiana dovrebbe ridurre i costi dell’energia per gli utenti finali.

 

Il referendum è una grande opportunità che il fronte politico riformista dovrebbe cogliere per progettare una transizione energetica coerente con gli accordi di Parigi e che avrebbe conseguenze molto positive sulla nostra economia.

 

Confermiamo la nostra piena disponibilità a progettare con il Governo questa transizione.

 

Vincenzo Balzani

coordinatore di Energia per l’Italia

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E’ APERTA LA RACCOLTA DI FIRME PER LA PETIZIONE ALLA IUPAC per dare il nome Levio ad uno dei 4 nuovi elementi:FIRMATE!

https://www.change.org/p/international-union-of-pure-and-applied-chemistry-giving-name-levium-to-one-of-the-4-new-chemical-elements