Oggi 25 aprile non ho testi.

Claudio Della Volpe

Non ho testi da pubblicare; eh si capita che il ritmo si rallenti, che le parole si fermino; e allora ci si rivolge al passato, ci si ferma a pensare .

Voglio ricordarvi qui due brevi poesie del nostro indimenticato cantore, Primo Levi; la prima la conoscete certamente è quella celeberrima, Shemà:

Ne trovate facilmente il testo completo, scritta il 10 gennaio 1946:

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
10 gennaio 1946

E’ la poesia della denuncia e dell’orrore, scritta nell’immediato del ritorno, piena di patos.

Ce n’è poi una seconda che sempre ha come titolo una parola ebraica, Bereshid, nel principio, la prima parola della sacra scrittura una poesia che Levi scrisse nel 1970 , in occasione della pubblicazione su Scientific American di un articolo sul Big Bang; stavolta sono passati 25 anni dall’orrore e piano piano l’occhio del poeta riesce a staccarsi da quel ricordo e ad ammirare la bellezze e la grandezza della natura; un inno materialistico ma pieno di amore per la natura, per la grandiosa immagine del Big Bang origine di tutto ciò che conosciamo.

Dunque l’alfa e l’omega, dall’orrore umano allo splendore maestoso dell’Universo.

Anche di questa si trova il testo su molte pagine web e dunque non temo di ripubblicarla qui (comunque mi scuso se sto violando una qualche regola), ma come si fa a limitare una poesia con la P maiuscola di un autore che è nel cuore di noi tutti?

 

Fratelli umani a cui è lungo un anno
Un secolo un venerando traguardo,
Affaticati per il vostro pane,
Stanchi, iracondi, illusi, malati, persi;
Udite, e vi sia consolazione e scherno:
Venti miliardi d’anni prima d’ora,
Splendido, librato nello spazio e nel tempo,
Era un globo di fiamma, solitario, eterno,
Nostro padre comune e nostro carnefice
Ed esplose, ed ogni mutamento prese inizio.
Ancora, di quest’una catastrofe rovescia
L’eco tenue risuona dagli ultimi confini.
Da quell’unico spasimo tutto è nato
Lo stesso abisso che ci avvolge e ci sfida,
Lo stesso tempo che ci partorisce e travolge,
Ogni cosa che ognuno ha pensato,
Gli occhi di ogni donna che abbiamo amato,
E mille e mille soli, e questa
Mano che scrive.

 

Levi scrive di tanto in tanto come poeta, “ ad ora incerta” , come titola la sua prima raccolta; e anche noi lo seguiamo in momenti incerti come questi che viviamo.

https://phys.org/news/2015-02-big-quantum-equation-universe.html