Ciclo dell’acqua: due casi significativi.

Mauro Icardi

In questo periodo, giusto un anno fa i giornali nazionali davano conto di problemi di siccità. In special modo nel sud del paese, e in particolare a Roma. Il New York Times titolava “Roma città di antichi acquedotti deve far fronte ad un razionamento dell’acqua”. Il 2017 secondo i dati forniti da ISPRA è stato un anno con precipitazioni cumulate inferiori del 22% rispetto alle medie annuali che si sono iniziate a registrare dal 1961. I titoli dei giornali a distanza di un anno non riportano notizie di questo tipo, almeno a livello nazionale. Ma secondo le proiezioni dell’IPCC quella che ancora definiamo “anomalia annuale”, potrebbe diventare la normalità a fine secolo. Due casi riguardanti la zona del Gallaratese, che hanno avuto riscontro solo a livello locale, meritano di essere menzionati. Sono casi recenti e inducono a fare riflessioni sul tema acqua e sulla gestione del ciclo idrico.

Il primo caso è quello del comune di Oggiona Santo Stefano, dove il sindaco ha firmato un’ordinanza per il divieto di utilizzo improprio dell’acqua potabile. In particolare per l’innaffiamento di orti e giardini e piscine private. Attività che sono vietate nel periodo che va dalle 07.00 alle 22.00. Agli abitanti del comune la riproposizione di questa ordinanza è risultata poco gradita. In provincia di Varese i mesi di Marzo e Maggio sono stati molto piovosi e questo ha fatto si che la percezione fosse quella di un problema risolto di siccità.

Dopo i mesi di Marzo e Maggio che sono risultati molto piovosi, la percezione di molti è che non esistesse più un problema di siccità. In provincia di Varese questi mesi hanno avuto un saldo positivo di precipitazioni dovute alla pioggia caduta. Ma nel mese di Giugno il bilancio pluviometrico dei primi sei mesi del 2018 è risultato nuovamente deficitario con una diminuzione del 50% della pioggia caduta, rispetto alla media dei venticinque anni precedenti. Più che i numeri, la sensazione che non esistesse più un problema di siccità, ha probabilmente ha indotto molte persone ad utilizzare con poca attenzione e parsimonia l’acqua potabile. Il risultato è che le zone ubicate nella parte alta del paese hanno avuto problemi di erogazione dell’acqua, con cali di pressione e mancanza d’acqua in alcune ore della giornata. L’acquedotto di questo paese non dispone di un bacino di accumulo. E’ previsto che questo acquedotto venga collegato con gli acquedotti dei paesi limitrofi, risolvendo un problema di carattere squisitamente idraulico. Collegato e immesso in rete con acquedotti che sono dotati di bacino di accumulo e di torrino piezometrico.

Ma l’episodio dovrebbe fare riflettere. Il regime delle precipitazioni è ormai molto fluttuante. Le piogge tendono a cadere in maniera violenta e continuata in un periodo di tempo, per poi alternare periodi di scarsità di precipitazioni. Le modifiche, per altro auspicabili sull’acquedotto di Oggiona rischiano di diminuire la percezione di un uso più consapevole dell’acqua. Le strategie di mitigazione e di risparmio idrico, per aziende, ed enti di bonifica ed irrigazione consistono in metodi più efficaci di irrigazione. E questo esempio dovrebbe diventare una buona pratica anche nell’utilizzo privato. E dovrebbe essere ulteriormente continuato da parte delle aziende fornitrici una campagna di informazione capillare per un uso più consapevole dell’acqua. Farebbe bene all’ambiente e alle tasche degli stessi cittadini. Che forse in molti casi non fanno caso all’acqua che sprecano per usi decisamente non primari (lavaggio auto), e che potrebbero invece utilizzare meglio per usi più necessari (irrigazione di orti e giardini).

Il secondo caso sempre riportato dalla stampa locale riguarda il torrente Arno. Ed è l’ultimo di una serie di casi sempre più frequenti di secche prolungate di torrenti ubicati nella zona a sud di Varese. Non solo del torrente Arno, ma anche del Lura.

Questa foto si riferisce ad una secca del torrente Lura risalente al 2015, ma la situazione si è puntualmente ripresentata alla fine dello scorso Luglio. Premesso che per definizione un torrente potrebbe avere un regime idrico discontinuo, gli abitanti di Gallarate e Caronno Pertusella non ricordano secche così prolungate e frequenti. Cittadini e autorità si interrogano. Ma questo è un problema che si ricollega ad un altro. Il consumo di suolo e la cementificazione. Una riduzione della superficie disponibile per l’agricoltura, i pascoli e le foreste conduce infatti inevitabilmente ad una diminuzione della capacità di infiltrazione delle acque, con il progressivo ridursi della ricarica delle falde idriche. La zona a cavallo tra la provincia di Varese e quella di Milano è fortemente antropizzata. La modifica dei regimi di precipitazione sta facendo il resto. A questo punto credo si debba pensare a progettare sistemi di ricarica artificiale delle falde, sfruttando anche le acque depurate, che allo stato attuale in molti casi sono invece scaricate nei letti dei fiumi in secca. E in questo modo se è garantita la qualità chimico fisica delle acque scaricate, o per meglio dire la conformità ai valori di parametro, non così si può dire della qualità ambientale dei corsi d’acqua.

Intraprendere progetti ed iniziative di questo genere avrebbe come obiettivi principali quelli di ristabilire le riserve idriche, stabilizzarle (in previsione dei periodi di magra), smaltire acque di processo idonee/conformi che potrebbero non esserlo se scaricate tal quali nei corsi d’acqua in secca.

Ovviamente questo presume investimenti e visioni di ampio periodo. Studi geologici accurati e controlli capillari della qualità delle acque destinate al ravvenamento delle falde, alcune delle quali sono anche le sorgenti di questi torrenti.

Non è mio costume l’autocitazione e chiedo comprensione ai lettori, ma mi ero già occupato della cosa, con un interesse maggiormente orientato all’acqua potabile. La tecnica avrebbe senso anche se utilizzata per evitare o minimizzare le secche dei torrenti.

https://ilblogdellasci.wordpress.com/2015/09/02/potabilizzazione-indiretta/

E’ ormai evidente che il problema della gestione della risorsa acqua deve essere un tema multidisciplinare.

Non più rimandabile. E’ un tema profondamente legato alla nostra qualità di vita. E questi due casi anche se locali sono decisamente significativi.

Una piccola nota, un ricordo personale. Sono ormai trent’anni che vivo in provincia di Varese. Gli amici e i conoscenti di questa zona mi definivano la provincia di Varese con un termine piuttosto pittoresco, ovverosia come il “pisciatoio d’Italia”, per una sorta di analogia con l’Inghilterra, altra zona che nell’immaginario ricorda piogge continue, e anche noiose. Forse sono ricordi che, per quanto simpatici, non hanno più il valore di un tempo. E occorre prenderne doverosamente atto. Non solo in questa zona.

Link utili

http://www.acqua.gov.it/

http://www.direttivaacque.minambiente.it/

https://www.mbnews.it/2016/02/emergenza-siccita-nel-molgora-ce-solo-lacqua-scaricata-dai-depuratori/

http://ilsaronno.it/2018/06/26/lura-in-secca-centinaia-di-pesci-intrappolati-rischiano-di-morire/

2 pensieri su “Ciclo dell’acqua: due casi significativi.

  1. Caro amico,
    gli stessi abitanti che si lamentano della carenza di acqua saranno i primi a fondare i Comitati per la Difesa del Territorio (magari con l’appoggio di movimenti politoco-culturali) dalla costruzione di impianti anche piccoli di accumulo e raccolta per il “ripascimento” delle falde a beneficio di tutti, invocando la protezione del territorio “com’era un tempo” salvo poi approfittarne immediatamente per costruirci sopra villette e capannoni per i propri interessi personali.
    Qui in Veneto, con i bacini di espansione dei fiumi e dei torrenti abbiamo esperienze da scriverci i libri, vedi le alluvioni nelle zone pedemontane di Vicenza provincia.

    stefano antoniutti

  2. Purtroppo mentre stavo scrivendo il pezzo mi è venuta in mente questa eventualità… Purtroppo si antepone al bene comune la difesa del proprio piccolo orticello.

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