L’acqua si perde!

Luigi Campanella, già Presidente SCI

I nostri acquedotti sono ormai un colabrodo, perdiamo in alcuni punti fino a 75 gocce su cento. “Per di più, quando piove, l’acqua incontra terreni così induriti che non riesce a filtrarsi, scorre sulla superficie e magari fa disastri”, spiega Vito Felice Uricchio, direttore dell’Irsa, Istituto di ricerca sulle acque del CNR. Con situazioni come questa si comprende come al timone dei cambiamenti climatici si aggiungano gli errori,e talora orrori, del nostro modo di gestire i problemi: la rete nazionale di distribuzione dell’acqua potabile (quindi pregiata, trattata e depurata) perde oltre 6.5 milioni di litri al minuto, pari al 41,9 per cento di quella immessa nelle tubature. Dati in costante rialzo: eravamo al 35 per cento nel 2012, al 38 nel 2015. Ci sono zone, come Frosinone, in cui le perdite raggiungono il terrificante primato del 75 per cento. Lo stesso tipo di dati per la Germania fornisce per la Germania perdite pari al 6,5% e per la Francia pari al 20,9%.In realtà, oggi esistono tecnologie che permettono di localizzare e aggiustare il punto esatto della perdita a costi minimi, in modo rapido e tutto sommato economico. “Noi dell’Università a Milano Bicocca, per esempio, abbiamo inventato un software che, attraverso piccolo sensori, registra cali di pressione e portata dove il tubo ha una falla”, spiega Antonio Candelieri.Con tale metodo ci sono impianti che hanno ottenuto una riduzione delle perdite fino al 30 per cento.

C’è poi discorso della prevenzione, sempre meglio della cura. All’IRSA CNR sono 40 anni che invitano lo Stato a costruire gli invasi sotterranei di raccolta dell’acqua piovana: costano un quinto di quelli all’aperto, non hanno il problema dell’evaporazione.“Noi proponiamo di incentivare con l’aiuto pubblico anche la costruzione di microinvasi condominiali, che possano rendere i palazzi più autonomi”, dice Uricchio.

Siamo il Paese con uno dei consumi d’acqua domestica più alti (circa 240 litri al giorno pro capite, contro i 180 della media europea) e in compenso siamo la terza nazione al mondo per consumo di acqua in bottiglia. L’acqua del rubinetto è perfettamente sana, dovremmo imparare a consumarne di meno e soprattutto bisognerebbe creare sistemi per recuperarla (per esempio, dopo una doccia) e riutilizzarla in giardino o per altri usi meno pregiati.E’ tempo di lanciare la cosiddetta microirrigazione nei campi, in modo che alle piante arrivino giusto le gocce di cui hanno davvero bisogno.

La discussione di questo tema è entrata in Parlamento lo scorso ottobre 2018, con un progetto di legge in materia di “Gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” che si muove in continuità con un disegno di legge già presentato nella precedente legislatura e che a breve approderà in aula della Camera dei Deputati. Difatti, come riportato nella bozza del DEF 2019: “E ‘obiettivo del Governo garantire l’accesso all’acqua quale bene comune e diritto umano universale, anche avvalendosi degli strumenti normativi europei. Sarà rafforzata la tutela quali-quantitativa della risorsa e si incentiverà l’uso di sistemi per ridurre gli sprechi e le dispersioni con l’introduzione e la diffusione di nuove tecnologie e si incrementeranno gli investimenti di natura pubblica sul servizio idrico integrato.

Al riguardo, un progetto di legge in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque (A.C. n.773) è all’esame della Camera dei Deputati.

Da una prima lettura del progetto di legge emergono questioni di grande importanza che potranno creare forti criticità nella struttura del settore idrico a livello nazionale. In particolare, secondo la Federazione nazionale degli ordini dei chimici e dei fisici (Fncf) alcune proposte previste nel progetto di legge meritano un confronto approfondito, come ad esempio:

  • Il principio di “unitarietà” della gestione, in luogo dell’”unicità”, all’interno di bacini idrografici;
  • L’adesione facoltativa alla gestione unitaria del servizio idrico integrato per i Comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti situati in territori di comunità montane o di unioni di comuni.
  • Il restringimento degli affidamenti, consentiti in ambiti territoriali non superiori alle province o alle città metropolitane;
  • Il ritorno delle competenze in materia di regolazione al Ministero dell’Ambiente. Così era sino al 2011, cioè prima del mandato conferito a un’autorità indipendente, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente denominata Area.

In merito al deficit da dati della Fncf risulta che il 4% della popolazione è ancora priva di adeguati impianti acquedottistici, mentre il 7% di un collegamento alla rete fognaria. Sul versante della depurazione delle acque emerge un ritardo drammatico con il 15% della popolazione sprovvista di impianti di trattamento

Gli investimenti nel settore idrico, dopo uno scenario decennale inerziale (30 euro/abitante/anno), hanno avuto qualche miglioramento con evidente ripresa (45 euro/abitante/anno) e con previsioni di crescita (in media oltre 50 euro/abitante/anno). Tuttavia, si è ancora molto lontani dal fabbisogno di 80 euro/abitante/anno). Serve quindi uno scenario più forte e di ripresa degli investimenti: da 3,2Mld€/anno (oltre 50 €/abitante/anno a 4,8 Mld€/anno (circa 80 €/abitante/anno). Attualmente, tali risorse sono, a livello regionale, reperite all’interno della tariffa a carico del consumatore.

Immagini dal bell’articolo di Milena Gabanelli:

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/acqua-potabile-rete-colabrodo-si-perdono-274mila-litri-minuto/886100ba-5841-11e8-9f2b-7afb418fb0c0-va.shtml

 

4 pensieri su “L’acqua si perde!

  1. Ottimo, aggiungerei che c’è chi prima inquina l’acqua del fiume coi suoi reflui e poi ci fa i progetti didattici per studiarne l’inquinamento.

  2. Commento “politico” : ma mi dite un settore nel quale il nostro paese non sia in ritardo?
    E nei ministeri, gli staff Dirigenziali perché non ascoltano i comitati e le associazioni di categoria sui problemi dei rispettivi settori ? Ho incontrato un dirigente nazionale di associazione di produttori ed artigiani ormai demotivato perché i funzionari ministeriali o si scavalcano con l’appoggio Del ministro o bloccano ogni innovazione anche tecnica (stiamo parlando del ministero dei trasporti) restando fermi a modelli degli anni ‘50.
    Ma come possiamo costruì un futuro a questo paese ?

  3. Eppure bacini artificiali sotterranei (e non) per l’accumulo dell’acqua si realizzano ma non per garantire il giusto apporto igienico alla popolazione o il sostegno all’agricoltura, ma per l’innevamento artificiale delle stazioni sciistiche. Tutti a gioire per l’assegnazione dell’Olimpiade invernale a Milano-Cortina, come garantire la neve?
    Ormai sule Alpi mancano le nevicate ma, anche le giornate sufficientemente fredde per produrre neve artificiale sono poche e obbligano i gestori degli impianti ad accumulare enormi quantità d’acqua per produrre enormi quantità di neve in tempi brevissimi (si veda ad es. http://www.predazzoblog.it/innevamento-artificiale-avanti-verso-la-catastrofe-ma-con-ottimismo/), con relativi sprechi energetici (si stima che il 15% dell’energia prodotta viene impiegata nel ciclo dell’acqua https://www.soc.chim.it/sites/default/files/chimind/pdf/2015_5_18_ca.pdf).
    Si fanno enormi investimenti per giocare con l’acqua (pensiamo anche ai parchi acquatici) ma non per quell’acqua che è parte dei Diritti Fondamentali dell’Umanità.

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