Il futuro non aspetta e allora la scuola lo affida a ENI!

Margherita Venturi

e-mail: margherita.venturi@unibo.it

Sono la Presidente della Divisione di Didattica della SCI e faccio parte della redazione di questo blog; quindi, sono sensibile a tutti i temi che riguardano il rapporto della chimica con la società in senso lato (formazione insegnanti e studenti; rispetto per l’ambiente e l’umanità, sostenibilità, economia circolare, ecc.). In questo momento, presa dall’emergenza della didattica a distanza all’interno della ben più drammatica emergenza sanitaria, mi sono persa una notizia che ho visto solo qualche giorno fa e, in merito alla quale, vorrei esprimere il mio sconfortato parere condividendolo con i lettori di questo blog.

In un articolo apparso, su “La Repubblica” il 24 febbraio di quest’anno dal titolo roboante “Il futuro non aspetta”, si annuncia una serie di seminari per la formazione sulla sostenibilità e l’ambiente organizzata congiuntamente da ENI e dall’Associazione Nazionale Presidi (ANP). Ora, non sono contraria a seminari sulla sostenibilità, anzi sostengo a spada tratta che una formazione in quest’ambito, perfettamente in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, sia importantissima per i nostri studenti, che saranno i cittadini del futuro, ma mi domando: perché ENI, dal momento che esistono tante persone esperte di sostenibilità e “moralmente pulite” alle quali l’ANP si sarebbe potuta rivolgere? E mi domando ancora: che concetto/idea/messaggio di sostenibilità può veicolare ENI?

Screenshot_2020-05-02 IL FUTURO NON ASPETTA LA FORMAZIONE ANP-DIRSCUOLA-ENI SOSTENIBILITÀ E AMBIENTE ALL’INTERNO DELL’EDUCA[...](1)

Mi pongo queste domande perché l’ENI, a mio parere, non ha l’onestà intellettuale (non mi esprimo sulla competenza scientifica) necessaria per tenere dei corsi di educazione ambientale per la scuola “seri e formativi”; sono sufficienti queste poche considerazioni (ce ne sarebbero altre) per capirlo.

  • L’ENI è uno dei maggiori gruppi al mondo che appoggia ancora oggi l’impiego di fonti energetiche fossili con un sempre più massiccio contributo alla produzione di gas serra e, se questo non bastasse, sta avviando anche nell’Artico la perforazione di pozzi per la ricerca di petrolio e gas.
  • In un’intervista rilasciata a “La Repubblica” (29/02/20) Descalzi spaccia come rivoluzionario il fatto di abbandonare l’estrazione del petrolio entro il 2050 e di ricorrere al gas naturale (“il metano ti dà una mano”); peccato che Descalzi dimentica di dire che l’uso del metano produce CO2; certo, un po’ meno rispetto agli altri combustibili fossili, ma non risolve sicuramente il problema del riscaldamento globale. Non lo risolve anche perché il metano è un potente gas serra e perdite nei gasdotti sono inevitabili. In poche parole, la rivoluzione energetica di ENI altro non è che la transizione dai combustibili fossili (petrolio) … ai combustibili fossili (metano).
  • L’ENI ha tentato di promuovere il suo biodiesel, ottenuto dall’olio di palma, come carburante “green” compiendo un palese falso e, infatti, è stata sanzionata dall’Antitrust con una multa da 5 milioni di Euro per “pubblicità ingannevole”.

Date queste premesse, mi sembra che da un punto di vista formativo ci sia poco da sperare da un Ente come ENI.

Screenshot_2020-05-02 Pubblicità ingannevole Il green diesel fa male a clima e ambiente Antitrust multa ENI per 5 milioni d[...]

https://valori.it/diesel-green-eni-multa-milionaria-antitrust/

Aggiungo anche che, a volte, ho l’impressione che l’educazione ambientale venga sentita come un qualcosa capitato sulla testa della scuola: non si sa perché e neanche dove inserirla nel curriculum scolastico. Allora basta fare poche e veloci azioni di facciata che impegnino il meno possibile.

https://ilblogdellasci.wordpress.com/2019/08/23/il-metano-rema-contro/

Nulla è più sbagliato, perché sui concetti di sostenibilità e di economia circolare si dovrà basare lo sviluppo futuro, se vogliamo che l’umanità abbia qualche speranza di sopravvivere. Anche la pandemia del corona virus, che stiamo faticosamente combattendo, ha messo a nudo tutti i limiti e le distorsioni del nostro attuale modo di vivere. Allora è estremamente importante fare educazione ambientale a scuola, per impartire i giusti insegnamenti scientifici, etici e sociali agli studenti nelle mani dei quali lasceremo il pianeta. Come e a chi affidare questo fondamentale compito? Secondo me e in accordo con quanto aveva previsto l’ex ministro Fioramonti, instituendo insegnamenti ad hoc, affidati all’intero corpo docente. Per affrontare un tema così complesso come quello dell’educazione ambientale, c’è infatti bisogno di competenze e conoscenze che riguardano tutti i campi del sapere e che vanno, quindi, dall’ambito scientifico e quello umanistico. Ovviamente, il corpo docente deve essere formato bene e seriamente.

https://www.facebook.com/divisionedidatticachimica/

Screenshot_2020-05-02 Home didattica Società Chimica ItalianaLa Divisione di Didattica della Chimica, con i suoi iscritti, è pronta a dare una mano: se la scuola chiama, noi rispondiamo. Ad esempio, in questo momento di emergenza didattica, per supportare i docenti che si sono dovuti attrezzare dalla sera alla mattina per fare lezioni a distanza, la Divisione di Didattica ha istituito un Tavolo Tecnico dal titolo “Insegnare durante l’emergenza Covid-19: una grande sfida per i docenti”. L’obiettivo di questo tavolo è quello di raccogliere materiale in grado di aiutare i docenti di chimica (e in genere di discipline scientifiche) che, oltre al problema di fare lezioni on-line efficaci, hanno anche quello di far entrare, ora purtroppo solo virtualmente, gli studenti in laboratorio.

Quindi la Divisione c’è e la scuola, invece di rivolgersi per le sue necessità ad enti esterni spesso inadeguati, basta che mi contatti.

14 pensieri su “Il futuro non aspetta e allora la scuola lo affida a ENI!

  1. Bellissimo articolo e felicissima di leggere. E vorrei spiegarmi. C’e’ una notizia poco diffusa, con dati insabbiati e stampa manipolata. In Basilicata è acclarato il disastro ambientale ad opera di Eni che lì possiede e gestisce la piu’ grossa piattaforma ad estrazione orizzontale. Lì si impossessa un pò di tutto, complice una mala politica incapace di opporsi ad un gigante che ha il potere di governare. Lì entra già da tempo nelle scuole. Non solo con corsi di formazione, come quelli da lei descritti, ma anche solo con eventi e regali, nelle scuole primarie, lasciando ai bambini quadernini da colorare con le torrette del petrolio che fiammeggiano insieme ad uno dei paesaggi più belli d’Italia. La filiera alimentare è inquinata, tutta. L’acqua è inquinata. I lavori di manutenzione delle cisterne e dei vecchi pozzi di reignezione non vengono effettuati per cui, si passeggia per le campagne e si vedono ad occhio nudo reflui emergere dal terreno. Di inchieste ce ne sono ma poi chi scrive, viene querelato e processato. poi magari vince ma la vita diventa un inferno. Ci sono sentinelle ovunque ma rimane il mutismo, il timore, il voto di scambio, royalty bassissime. Ed è uno scempio umano e ambientale e tanta ignoranza. Tuttavia, bisogna avere voglia di imparare per chi non è un chimico, e solo così si potrebbe inorridire. …. e mi scuso per esseri dilungata. Ma sono lucana e sono maestra. Mi tocca molto tutto.

    • Cara collega (mi sento collega di tutti quelli che sono impegnati nella formazione a qualsiasi livello), ti ringrazio per aver apprezzato il mio intervento e condivido pienamente il tuo commento. So benissimo che noi chimici, sia quelli impegnati nella ricerca che quelli coinvolti nell’insegnamento, dovremmo fare di più e alzare la voce contro lo scempio ambientale che è sotto gli occhi di tutti. Ovviamente non è facile combattere contro colossi come ENI, ma la Divisione di Didattica cercherà di fare del suo meglio. Grazie ancora e un caro saluto
      Margherita

  2. Non è la prima volta che una multinazionale loscamente si ripulisce l’immagine, più che la coscienza, compiendo opere pie con la scuola. Premi, concorsi, seminari. E la scuola, mignotta povera, non certo d’alto bordo, prende tutto, basta che si lasci l’obolo. Questa volta dobbiamo dire NO.

    • Posso capire l’atteggiamento della scuola a cui vengono elemosinati pochi e insufficienti finanziamenti; non si tratta di “essere mignotta”, ma di prendere quel poco che ti viene dato: a caval donato non si guarda in bocca! Però, condivido il tuo fermo dissenso, gli insegnanti dovrebbero dire no a certe subdole azioni per amore nei confronti dei loro studenti.
      Grazie e cari saluti
      Margherita

  3. certo, è come affidare un corso di farmacologia clinica agli informatori medici … dei ricostituenti!
    Peraltro la “fuga” della disciplina chimica accademica dal mondo reale è di lunghissima data, e altrettanto ambigua fu, almeno nel passato persino recente, la sudditanza psicologica della “Chimica” all’ “Industria Chimica”, suo referente di fatto in quanto sbocco principale degli studenti. Lo spazio intellettuale lasciato vuoto è stato riempito, e tra breve, con l’asservimento della professione chimica tra quelle sanitarie, essa perderà ogni sua ragion d’essere, venendo relegata al ruolo ancillare del produttore di risultati analitici: altri piccoli professionisti vengono già formati allo scopo, e preventivamente educati alla subalternità alla professione medica.
    Tutela dell’ambiente e prevenzione della salute non appartengono all’ambiente psicologico della chimica, almeno di quella insegnata ai chimici nelle università. Chi poi va a lavorare nella tutela del pubblico interesse contro la privata ingordigia è “uno statale” (il seguito è non scrivibile …).
    ENI ha dalla sua un passato di decoroso orgoglio nazionale: “mai più al freddo, mai più al buio, mai più a piedi”, affermava con fierezza un vecchio ingegnere ENI a me, studentino di chimica con velleità ambientali(stiche), “pe’ fa’ la frittata occorre romper l’ovi”, suona il dogma ingegnerolatrico! Eravamo a pochi anni (e io a pochi chilometri) da Seveso, e davanti a casa mia, nel centro di MIlano, si chiudevano i pozzi e si aprivano i pozzi-spurgo per bonificare la “seconda falda”.
    Dicono i toscanacci: “chi avrà più filo, tesserà più tela”: quant’è lungo, resistente ed elastico il nostro? C’è ancora tempo per la “nostra” tela?
    Grazie,
    FMRubino

    • Certo il comportamento dei chimici non è stato esaltante, soprattutto in passato, ma mi sembra che ora la situazione stia cambiando. Lo dimostrano tutti gli interventi dei chimici in questo blog.
      Io sono per natura ottimista e sono sicura che i chimici, acquisita la giusta consapevolezza, sapranno far sentire la loro voce.
      Un caro saluto
      Margherita

  4. Gentilissima Dr.ssa Venturi, grazie per aver sollevato il problema. Concordo pienamente con le sue dichiarazioni e per quanto posso, farò da cassa di risonanza sulla mia pagina facebook della sua critica che condivido in toto. Invito tutti a farlo, perchè il miglior modo per impedire certe operazioni è quello di “illuminarle”…portarle all’attenzione.

  5. Cara Margherita, grazie per l’intervento che condivido totalmente. L’aspetto che mi colpisce di questa vicenda prescinde dalla valutazione di una grande compagnia, che comunque si trova ad operare in un settore strategico per forniture (non evitabili nei prossimi anni), tecnologia, ricerca, occupazione qualificata.
    Ma è possibile che, appena si offre un’occasione, la prima risposta è il ridimensionamento del carattere pubblico dell’istruzione e della formazione, insomma della Scuola. E’ possibile che la tele-didattica (necessaria e comunque salutare innovazione) venga immediatamente trasformata in possibile grimaldello per appaltare funzioni, in questo caso su temi cruciali, all’esterno del sistema scolastico? Tutto questo non nega la sempre auspicata espansione della apertura della Scuola al mondo esterno, obiettivo da perseguire senza titubanza, ma non deve in nessun caso essere una delega.
    E’ possibile immaginare cosa questo atteggiamento possa determinare nell’insegnamento universitario, con il pericolo di ulteriore depauperamento di tutto il sistema didattico grazie a corsi “on demand”, e del sistema della ricerca, non più vista anche come terreno irrinunciabile di formazione.
    Non si tratta di rifiutare o avere paura delle “nuove” tecnologie, quando mai, ma di astenersi da sciocchi e codini modernismi che inducono a perdere di vista il carattere Universale di certe Funzioni e certi Diritti

    • Caro Salvatore,
      hai perfettamente ragione: la scuola deve aprirsi all’esterno, ma, come dici tu, deve avere la saggezza di scegliere gli interlocutori esterni degni e adeguati per la formazione dei suoi studenti.
      Cari saluti
      Margherita

  6. Cara Margherita, sottoscrivo totalmente il tuo intervento e lo condivido. Davvero non riesco a comprendere, in onestà, cosa possa aver spinto l’ANP a rivolgersi all’ENI per assolvere a questo delicato e strategico compito della formazione sulla sostenibilità e l’ambiente. Sicuramente c’è alla base qualcosa che mi sfugge e che mi lascia amareggiato. Ho avuto modo di far parte di Consigli d’Istituto di scuole secondarie di primo e di secondo grado ma, ho sempre avuto a che fare con Dirigenti Scolastici sempre pronti ad ascoltare pareri diversi, anche contrari, di persone competenti, ciascuno nel proprio settore, prima di prendere decisioni cruciali per la propria Scuola con ricadute importanti, come in questo caso.

    • Caro Marcello, grazie per il tuo sostegno. Ora bisognerà agire in maniera efficace con l’ANP e la Divisione di Didattica sta lavorando in questa direzione. Un caro saluto Margherita

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  7. Cara collega (mi sento collega di tutti quelli che sono impegnati nella formazione a qualsiasi livello), ti ringrazio per aver apprezzato il mio intervento e condivido pienamente il tuo commento. So benissimo che noi chimici, sia quelli impegnati nella ricerca che quelli coinvolti nell’insegnamento, dovremmo fare di più e alzare la voce contro lo scempio ambientale che è sotto gli occhi di tutti. Ovviamente non è facile combattere contro colossi come ENI, ma la Divisione di Didattica cercherà di fare del suo meglio. Grazie ancora e un caro saluto
    Margherita

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