Claudio Della Volpe
Il 7 maggio è stata una giornata campale per l’uso di termini chimici sui grandi mezzi di comunicazione.
Non si era smorzato (e non si smorzerà presto) ancora l’effetto shock legato ai 5 morti di Casteldaccia (legati alla presenza di acido solfidrico in atmosfera) che su tutti i giornali italiani e con grande risalto è scoppiato il caso “cloro in piscina”:
4 persone in ospedale per aver respirato “vapori di cloro”; ma di cosa si è trattato?
Il primo problema è il linguaggio; il mercato, i giornali si sono fatti un linguaggio proprio che è lontanissimo da quello della chimica, che noi chimici conosciamo ed amiamo.
Abbiamo il “cloro” che non si capisce se è il cloro gassoso, l’ipoclorito di sodio o cosa altro; poi abbiamo il dicloro e perfino il tricloro! E sono perfino solidi!!
Ma che roba è? Bisognerebbe impedire lo sviluppo di linguaggi confusionari e ridicoli che spesso facilitano gli incidenti data la faciloneria implicita in queste parole. E anche la logica della “novità”, la nuova invenzione mascherata dietro una “nuova parola” che significa spesso altro rispetto alla realtà.
Allora vediamo un po’: dei rischi inerenti i comuni detersivi e le sostanza casalinghe mescolate senza attenzione ha parlato in un bel post di qualche anno fa Rinaldo Cervellati;
Il cloro è una sostanza tossica (usato come aggressivo chimico) ma in basse quantità è un potente ed efficace disinfettante; il criterio è mettersi in condizione di non superare i valori limite di cloro, come si dice nel gergo, “attivo”, cloro molecolare. Tali limiti sono stabiliti dalla GU: cloro attivo libero da 0.6 a 1.2 ppm o mg/l di Cl2 , cloro attivo combinato 0.3 ppm e cloriti 0.2 ppm.
Questo dipende dal pH della soluzione e dalla concentrazione delle varie specie.
NaOCl + H2O → NaOH + HOCl
2HOCl → 2HCl + O2
L’acido cloridrico può a sua volta reagire con l’ipoclorito per formare piccole quantità di cloro gas:
NaOCl + 2HCl → Cl2 + NaCl + H2O
Una delle conseguenze indesiderate di queste reazioni è la possibilità di reagire con ammoniaca o con ammine.
Anche la miscelazione dell’ipoclorito con ammoniaca genera acido ipocloroso e quindi acido cloridrico. Questo reagirà quindi con più ipoclorito per rilasciare cloro gassoso, già pericoloso di per sé ma che può reagire ulteriormente con l’ammoniaca formando clorammine corrosive e tossiche (R2NCl). L’odore caratteristico delle piscine è il risultato dell’ipoclorito che reagisce con i composti azotati presenti nel sudore e nelle urine formando clorammine organiche volatili.
Le clorammine costituiscono il cosiddetto cloro combinato, mantengono una certa capacità disinfettante ma sono anche molto irritanti e dunque devono essere eliminate; sia il cloro attivo che quello combinato hanno limiti ben precisi di impiego.
Il prodotto più comune per somministrare cloro attivo è l’ipoclorito di sodio NaClO, in soluzione al 15%.
Il secondo è il dicloro ovvero troclosene sodico diidrato o ancora acido dicloroisocianurico
L’acido dicloroisocianurico solido è un solido cristallino bianco con un odore di cloro. Il materiale in sé non è combustibile, ma se contaminato con un materiale combustibile può provocare un’accensione. Accelera la combustione di materiali combustibili. Il contatto con composti di ammonio o sali idrati può provocare una reazione chimica molto vigorosa. Può reagire vigorosamente con piccole quantità di acqua liberando cloro gassoso. L’esposizione prolungata al fuoco o al calore del materiale può provocare una forte decomposizione del materiale e la rottura dei contenitori.
La percentuale di cloro sul totale del prodotto è del 36%. Attenzione: credo manchi un simbolo di pericolo in questa tabella, ma l’ho trovata così; il dicloro è un comburente.
https://www.bsvillage.com/dicloro-granulare-trattamento-per-piscina/12076/
https://en.wikipedia.org/wiki/Sodium_dichloroisocyanurate
Ed infine il “tricloro” ovvero simclosene, acido tricloroisocianurico, TCCA o TCICA
La percentuale stechiometrica del cloro sul totale del prodotto è il 46%.
https://www.bsvillage.com/tricloro-90-in-pastiglie-200-gr-per-piscina/12082/
In relazione alle condizioni di reazione impiegate, il TCCA agisce come agente clorante o ossidante. Inoltre, a seconda del solvente utilizzato, può rilasciare un atomo di cloro elettrofilo (Cl+) o un atomo di cloro radicale (Cl.) promuovendo selettivamente diverse vie di reazione. È un reagente flessibile ma potente, da usare con estrema attenzione.
Il prefisso di o tri si riferisce dunque al numero di atomi di cloro legati all’anello triazinico (si chiama così nel nostro linguaggio tradizionale l’anello costituito da carboni e azoti alternati).
I nomi commerciali non rappresentano in effetti bene nemmeno il posizionamento dei diversi prodotti; il dicloro viene considerato un trattamento particolarmente rapido un trattamento “shock”, il materiale solido è sotto forma granulare; mentre il tricloro viene considerato un trattamento lento ed è sotto forma di pasticche; ed infine il cloro “liquido”, ossia la soluzione di ipoclorito, è considerata la sostanza ad effetto più lento.
Una cosa da notare è che si indicano spesso percentuali di “cloro” nei prodotti che non corrispondono assolutamente alle percentuali stechiometriche, ma piuttosto alla composizione del prodotto usato nella specifica formulazione; e infatti nelle etichette si indica la presenza di eccipienti; ma questo non c’entra nulla con il potere di ciascuna sostanza di produrre poi cloro attivo che dipende non solo dalla percentuale di cloro stechiometrico, ma dalle condizioni di trattamento effettive, compreso temperatura e pH.
Insomma mai credere del tutto ai bugiardini dei venditori.
Quello che è successo a Milano è molto probabilmente, a stare agli articoli dei giornali, un errore di trattamento, che ha prodotto una eccessiva quantità di cloro attivo (superiore ai limiti di legge, bastano 1.5ppm) ; questo eccesso è stato, sembra, trasportato dall’impianto di aerazione verso il locale principale provocando disturbi in alcune delle decine di persone piccole e grandi presenti in piscina per una manifestazione.
L’uso corretto dei prodotti chimici deve essere non solo governato ma deve partire da una cultura della chimica che si forma a scuola e nei corsi per la sicurezza e la manutenzione tenuti da personale adeguatamente preparato; il risultato della impreparazione sono questi episodi che poi creano paura e preoccupazione nella popolazione; ma hanno la loro base anche nella incultura chimica di chi vende e fa pubblicità dei propri prodotti. Casomai inventandosi nomi ad hoc quanto mai inutili e confusi.
E nei casi più gravi, come abbiamo visto pochi giorni fa, tutto ciò fa addirittura morti e feriti gravi. Chi è che non prepara adeguatamente gli operatori? Chi è che sottovaluta le conseguenze di un uso disinvolto dei prodotti chimici necessari? Il cloro certo non è una sostanza necessaria alla vita ma è altrettanto vero che aiuta a proteggerla consentendo di godere delle piscine senza temere gli effetti dei batteri e funghi sempre presenti.
PS l’ultimissima; avevo già scritto questo post con riferimento al 7 maggio che il 9 arriva un’altra notizia: 150 studenti intossicati per uno sversamento in piscina a Guastalla; i giornali si sono scatenati; qua l’elenco dei fatti e/o delle fake news
potete vedere come i giornali italiani si sbizzariscono nel fornire una informazione chimica del tutto inaffidabile, soliti “ignoralisti” (anagramma di giornalisti).
È stato il cloro? È stato l’acido solforico? O è stato l’acido cloridrico?
In effetti l’acido solforico (meno il cloridrico) si può usare in piccole quantità (secondo le indicazioni dei produttori 1 litro ogni 100m3 fa variare il pH di grossomodo 0.1 unità) per regolare il pH della vasca e potere poi applicare senza problemi i trattamenti di clorazione.
Non lo sapremo mai. L’informazione chimica in Italia lascia (molto) a desiderare. Certo gli incidenti possono sempre accadere, ma quante volte queste sostanze sono usate male e causano incidenti significativi? Siamo nella stagione di riapertura delle piscine e queste operazioni sono comuni e pericolose. L’altra faccia degli incidenti sul lavoro. C’è la preparazione adeguata? Ci sono i corsi di formazione?
Ma non è colpa della chimica.
E sempre oggi 9 maggio un morto e 7 feriti per una cisterna carica di acido “paracetico”?https://www.informazione.it/a/87B3CD58-FF7E-4ACF-8B14-A3759E675652/Camion-carico-di-acido-si-ribalta-su-auto-in-A21-muore-autista-pavese-52enne-7-intossicati
Secondo me era peracetico; ma alla fine la chimica non c’entra; come mai una cisterna in un’area di servizio e dunque, ragionevolmente, a bassa velocità travolge un’auto? Perché si corre sempre per qualunque lavoro? Non c’è mai tempo a sufficienza!
L’acido peracetico, si usa per disinfettare ma anche per produrre certi detergenti, può esplodere se trattato duramente; per fortuna non è accaduto.
Da notare che c’è chi vende l’acido peracetico chiamandolo paracetico; per esempio qua.
Ma anche stavolta la chimica direi che è innocente.
Sembra che il problema sia il lavoro: senza formazione, senza tempi adeguati il lavoro è un’arma mortale.
Per documentazione:
https://chemistry-europe.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1002/ejoc.201900449
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2803503/
https://pubchem.ncbi.nlm.nih.gov/compound/Dichloroisocyanuric-acid